Nell’ultimo decennio, il rapido avanzamento della tecnologia, sia in area business ma ancor di più in ambito consumer, ha portato con sé una vera e propria esplosione di informazioni. Molte persone, e cose, sono online, connesse tra loro e generano dati. Le aziende, di conseguenza, stanno cercando di ‘catturare’ tutti questi dati ed integrarli in nuove applicazioni e servizi per ingaggiare e fidelizzare gli attori che ruotano attorno al proprio ecosistema. Mentre consolidamento e virtualizzazione hanno aiutato l’It enterprise negli ultimi anni a ‘domare’ in parte le richieste di agilità e flessibilità del business, questa esplosione di dati, abbinata alla crescente ‘sete di informazioni’ del business, richiede alla base una maggiore capacità infrastrutturale. Richiesta che non può essere affatto soddisfatta seguendo i tradizionali approcci It e di certo non può essere governata con processi lenti e complessi come quelli che ancora esistono in molte organizzazioni It americane ed europee, almeno secondo quanto riportano i due analisti di Forrester, Sophia Vargas e Henry Baltazar, nell’ultimo report “Strategic benchmarks 2015: infrastructure priorities” attraverso il quale illustrano come i professionisti I&O (Infrastructure and Operations) delle aziende più innovative stiano trasformando le proprie infrastrutture per aiutare il business a capitalizzare le opportunità tra la ricchezza e la densità di potenzialità che si delineano continuamente all’orizzonte.
Cosa stiano facendo i professionisti It in questa direzione lo testimoniano i numeri riportati nel report dai quali si evince, in prima analisi, una significativa crescita di investimenti proprio a livello infrastrutturale nei data center aziendali. “Fino ad un paio di anni fa la spesa per le infrastrutture all’interno dei data center delle aziende europee e del Nord America stagnava attorno ad un 40% (in molte realtà anche ben al di sotto) dell’intero budget It”, scrivono i due analisti. “Dalle ricerche più recenti, la proporzione risulta cresciuta al 44% e nel 2016 si prevede un ulteriore aumento degli investimenti di almeno il 6%. Se guardiamo agli anni passati, la crescita del 4% nel 2015 e di oltre il 6% (prevista) nel 2016 risulta davvero notevole e conferma la necessità di risposta ad una domanda crescente: quella di maggior flessibilità”.
A darne conferma è l’analisi sulle specifiche categorie di investimento dalle quali emerge chiaramente che oltre un terzo delle imprese del campione analizzato da Forrester [composta da oltre un migliaio di decision-maker operanti in aziende di grandi dimensioni dislocate tra il Nord America e l’Europa – ndr] ha pianificato una crescita di investimento in infrastrutture cloud e storage (figura 1).
“Non solo – avvertono Vargas e Baltazar – molte imprese stanno rinunciando al controllo interno e cercando di dare in outsourcing o esternalizzare servizi considerati commodity. Solo nell’ultimo anno le aziende che abbiamo monitorato hanno ridotto la percentuale delle infrastrutture in-house dal 65% al 56% e nei prossimi 4 anni le previsioni parlano di una riduzione ulteriore: in molte realtà, il rapporto tra infrastrutture interne ed esterne (con accesso a queste ultime attraverso servizi) scenderà al di sotto del 50%”.
Nonostante l’inerente complessità di governo di un ambiente eterogeneo ed ibrido, gli enterprise technology manager stanno guardando con interesse al valore della strategicità nascosta dietro alla ‘rinuncia di controllo’ interno su certi stack infrastrutturali, ossia la possibilità di fare efficienza operativa, da un lato, e di focalizzare le risorse sui servizi e le architetture core (leggi strategiche per il business), dall’altro.
It o Bt Agenda? L’una la conseguenza dell’altra!
Oggi, secondo le stime di Forrester, il costo di mantenimento delle organizzazioni tecnologiche aziendali (sistemi, infrastrutture, ecc.) e delle relative operazioni (gestione, manutenzione, aggiornamento, ecc.) è ancora piuttosto elevato e si attesta attorno al 70/75% della spesa totale Ict aziendale. “Mentre il business richiede soluzioni tecnologiche efficaci per riuscire ad ingaggiare i clienti e far crescere produttività e reddittività, i professionisti I&O devono trovare il modo di soddisfare tali richieste lavorando al tempo stesso ai sistemi e alle infrastrutture It esistenti”, osservano Vargas e Baltazar. “La battaglia rischia di portare molti feriti. Le alternative cloud continuano a maturare e ad espandersi: o gli It manager ragionano in termini di Bt – Business Technology e definiscono le priorità di intervento infrastrutturale in funzione delle necessità di business, oppure il rischio che vengano ‘rimpiazzati’ o ‘bypassati’ non sarà più tale ma diverrà un dato di fatto”.
Ecco allora di cosa dovrebbero tener conto gli It manager nel definire una Bt Agenda dalla quale ricavare le aree di intervento ed investimento infrastrutturale:
- le priorità di business ruotano tutte attorno al cliente: tra le aziende statunitensi ed europee prese ad esame da Forrester (sempre tenendo conto del panel utilizzato per la preparazione di un benchmark di riferimento utile ad indirizzare gli investimenti infrastrutturali), il 73% dei decision maker dell’area It ritiene che il miglioramento della customer experience sia ‘cruciale’ o di ‘elevata priorità’ all’interno della propria Agenda, seguito dal miglioramento dei prodotti e dei servizi erogati (68%) nonché dalla necessità di una più efficace risposta alle aspetattive degli utenti (61%). Se tra le priorità, in termini di obiettivi, vi sono voci come quelle elencate, gli investimenti infrastrutturali dovranno essere indirizzati verso sistemi, risorse e servizi che possano essere rapidamente implementati e dinamicamente configurati (sistemi convergenti e accesso a pool di risorse on demand via cloud sono alcuni degli esempi possibili);
- i dipartimenti It si sono evoluti attraverso complessità ed inefficienza: budget stagnanti e sempre più ristretti non hanno certo aiutato, ma nella difficile corsa per riuscire a ‘fare di più con meno’, l’evoluzione infrastrutturale si è portata dietro non poche criticità. Ecco perché tra le priorità delle agende dei Cio troviamo ancora numeri importanti sul fronte degli interventi di consolidamento e virtualizzazione. In crescita costante tuttavia anche gli investimenti sul fronte cloud, soprattutto nelle voci ‘costruzione di ambienti di private cloud’ (prioritario per il 34% degli It manager, cruciale per il 25%) e ‘adozione di Iaas e Paas’ (prioritario per il 33 %, altamente critico per il 20%);
- si devono migliorare affidabilità ed agilità: se la qualità del servizio erogato, dettata dalla customer experience ritenuta voce prioritaria nella Bt Agenda, deve aumentare, ecco che allora nell’It Agenda non possono essere ignorate le strategie di Business Continuity. L’interruzione di un servizio non solo provoca insoddisfazione ma si può tradurre in perdita economica (mancata produttività degli utenti interni, mancato reddito per aver perso un cliente, ecc.): l’urgenza di garantire maggiore affidabilità dei servizi si traduce, sul piano infrastrutturale, in investimenti crescenti in piani e tecnologie di Disaster Recovery e Business Continuity da parte del 67% delle aziende (il 25% delle aziende ritiene questo tipo di spesa cruciale per i prossimi 12 mesi).
Centralizzazione vs. distribuzione, efficienza vs. ottimizzazione
Se le priorità del business (e come abbiamo visto anche quella degli It manager) ruotano tutte attorno al cliente, gli sforzi si concentrano sui cosiddetti ‘sistemi di ingaggio’. Questi sistemi devono unire fonti di informazioni multiple e connettere tutte le interazioni multicanale degli utenti affinché l’ingaggio da parte dell’azienda si concretizzi attraverso una ‘esperienza contestualizzata’, in linea cioè con il bisogno ‘del momento’ dell’utente. “Questi sistemi di ingaggio non solo sono dinamici per natura (devono ‘catturare’ il cliente nel momento esatto in cui egli ha un bisogno da soddisfare), ma sono anche profondamente differenti nelle caratteristiche tecniche e funzionali rispetto alle tradizionali business application (anche rispetto ai più evoluti sistemi di Crm)”, fanno notare gli analisti di Forrester. “E non solo perché questi sistemi ‘macinano’ enormi quantità di dati in real-time, ma perché rispondono alle aspettative di velocità, accessibilità e affidabilità dei servizi da parte dei clienti attraverso architetture che garantiscono minima latenza e high availability”.
Così, mentre i percorsi di consolidamento It aiutano indubbiamente a centralizzare le operations per raggiungere più elevati livelli di efficienza, gli It manager devono volgere lo sguardo dall’altra parte e guardare alla distribuzione dei servizi per consentire l’accesso alle applicazioni da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. “Per poter ottimizzare tali servizi, i professionisti I&O devono tornare a guardare alle architetture distribuite abilitando content delivery networks, risorse computazionali dislocate geograficamente e connessioni ottimizzate (figura 2)”, spiegano gli analisti. “L’elasticità dei servizi cloud è l’ideale per il modellamento dei sistemi di ingaggio perché sostengono sia la scalabilità geografica sia quella delle performance (It e di business) e consentono anche di scalare ‘al contrario’ eliminando le risorse laddove non servano più”.
Anche se il consolidamento It continuerà a rimanere nelle priorità dell’It Agenda, in conclusione, il fatto che vi sia una sempre più diffusa attitudine a far migrare all’esterno le infrastrutture It (con conseguente aumento di accesso a servizi infrastrutturali via cloud) testimonia un cambio di rotta con un focus importante sulla Bt Agenda: “i professionisti I&O stanno strategicamente pensando a come modellare l’infrastruttura per meglio servire gli utenti”, concludono Vargas e Baltazar.