Analisi

Gestire la rete in-house o in outsourcing?

Ci sono alcuni segnali che indicano che una gestione interna non è sempre la soluzione migliore per la propria azienda. Ecco gli indicatori cui prestare attenzione e un metodo in 3 passi per un progetto di network management

Pubblicato il 13 Ago 2014

rete-network-121029131359

Il successo delle organizzazioni dipende in gran parte dalla tecnologia e dai servizi che la divisione ICT è in grado di fornire al business.

Attualmente, i decisori ICT sono costretti a fare i conti con budget ridotti e risorse sempre più limitate , in una cornice dove oltre l’80% del budget IT è dedicato alla gestione delle attività correnti..

Il vero problema è proprio rappresentato dal fatto che troppo spesso le risorse impiegate per mantenere il tutto attivo e funzionante sono ancora troppe, con una conseguente defocalizzazione da ciò che dovrebbe essere l’obiettivo più strategico ovvero l’allineamento della rete alla direzione del business tra cui la ricerca di nuovi mercati o l’offerta di nuovi prodotti e servizi.

Nonostante questo – spiega un’analisi di Dimension Data – molte aziende tendono a considerare l’affidamento della gestione della propria rete a un fornitore di servizi come una perdita di controllo sul suo sviluppo strategico.


Riesco a gestire la mia rete in-house?
I segni che preannunciano l’impossibilità di continuare a gestire la rete in-house sono chiari:

  1. Mancano gli strumenti di gestione o vengono utilizzati male
    La selezione, la configurazione, la gestione e l’utilizzo appropriati degli strumenti di gestione della rete richiedono competenze specifiche. Lo scarso uso di questi strumenti può portare, nella migliore delle ipotesi, a una mancanza di informazioni di diagnostica a supporto e, nel peggiore dei casi, a informazioni inesatte e forvianti. Inoltre, se non si dispone di un ampio numero di asset, gli strumenti di gestione risultano troppo costosi da tenere in-house.
  2. Il potenziale tecnologico non viene sfruttato completamente
    La divisione IT potrebbe essere troppo piccola per gestire tutte le nuove tecnologie in essere, così il ritorno di questi investimenti rimane irrealizzato. I vendor tecnologici non possono essere di alcun supporto perché i contratti non includono la gestione operativa.
  3. I livelli di servizio non migliorano e causano un aumento delle inattività
    La divisione IT lavora sempre in modalità di “urgenza”; per questo motivo il mantenere la rete attiva e funzionante non lascia tempo per realizzare miglioramenti. Ed è anche impensabile dedicare interamente le risorse per apportare questi miglioramenti in quanto è necessario restare attenti sulle problematiche più incombenti. Tutto questo porta a un aumento delle inattività, cattiva gestione dei cambiamenti e degli eventi e tempi più lunghi di remediation quando necessario.
  4. I costi stanno aumentando
    Gestire la propria rete in-house sta diventando sempre più costoso perché la divisione IT non è in grado di scalare e la mancanza di budget per poter distinguere i livelli di competenza porta all’assunzione di esperti costosi per fornire servizi low-end.
  5. Le business unit si rivolgono direttamente a fornitori esterni
    Sempre più spesso, i responsabili di business ricorreranno direttamente a opzioni IT-as-a-service senza coinvolgere la divisione ICT. La percezione è che tale servizio sia più reattivo e tempestivo e che soddisfi meglio le esigenze di immediatezza.
  6. Gli utenti reclamano una migliore esperienza ICT sul lavoro
    I dipendenti di oggi – soprattutto le nuove generazioni – tendono ad essere più esperti e connessi al di fuori dell’ambito lavorativo. Di conseguenza, diventano sempre più esigenti e mostrano meno tolleranza nei confronti di servizi inaffidabili o tecnologie non performanti.
  7. I clienti lamentano di non avere gli stessi servizi offerti da aziende concorrenti
    La mancanza di miglioramenti strategici dell’infrastruttura porta a una mancanza di competitività in termini di nuovi servizi offerti.

Riconoscere alcuni o tutti questi indicatori evidenzia la necessità di ricorrere a un aiuto esterno. L’ansia di perdere il controllo strategico della rete affidandosi a una gestione esterna potrebbe portare invece a una perdita del controllo operativo, con conseguenze ancora più gravi come la perdita di fiducia da parte del business nella propria capacità di fornire servizi nuovi e innovativi.

Se da questa analisi emerge l’intersse verso soluzioni in outsourcing, Dimension Data suggerisce un metodo in 3 step:

  1. Liberare alcune risorse economiche tagliando i costi dove più appropriato.
    Ormai è risaputo che la parte più rappresentativa dei costi interni di rete non ha niente a che fare con il costo per i fornitori esterni per servizi di base di manutenzione e di supporto. Infatti, se il modo di operare l’infrastruttura presenta i segnali di pericolo discussi sopra, la peggiore cosa da fare è proprio quella di ridurre il livello di supporto che è possibile ottenere esternamente. C’è un limite preciso ai risparmi che si possono ottenere in questo modo.
    Inoltre, quasi l’85% del budget viene speso per i costi interni operativi (personale specializzato, logistica, gestione dei vendor, strumenti di gestione e formazione), senza alcun effetto positivo perché con ogni probabilità i sistemi e i processi interni sono ancora immaturi. Il suggerimento è quindi cercare di standardizzare e ottimizzare quanto più possibile e, allo stesso tempo, ridurre i costi di contratto. Queste nuove risorse di budget disponibili potrebbero essere utilizzate per iniziative di sviluppo a favore dell’evoluzione dell’infrastruttura in linea con i progressi di settore.
  2. Non preoccuparsi delle piccolo cose
    La standardizzazione di sistemi e processi solitamente evidenzia chiaramente come molte delle competenze e risorse in-house a valore vengono sprecate per semplici attività di routine. Queste ultime possono essere assegnate a un fornitore di servizi esterno di fiducia per offrire alle aziende costi prevedibili e livelli di servizio garantiti.
    Pertanto è indispensabile decidere quali servizi e funzionalità debbano essere necessariamente realizzati internamente, con particolare attenzioni a quelli che hanno un maggiore valore strategico per l’azienda. In altre parole, l’azienda deve liberarsi dalle operazioni di routine, trattenendo le funzioni più strategiche, come la ricerca, la pianificazione e lo sviluppo.
  3. Scegliere il giusto partner
    Questo potrebbe essere l’aspetto più cruciale di tutte le decisioni che devono essere prese. Un fornitore di servizi gestiti di rete non è l’equivalente di un fornitore di servizi di manutenzione di base. Un vendor, per esempio, può supportare solo per le proprie tecnologie presenti sulla rete e non ha visibilità o parola sul resto degli asset.
    E neppure è un outsourcer in quanto in un modello outsourced il fornitore è responsabile e deve quindi rispondere dell’infrastruttura. Il fornitore, inoltre, detiene la gestione strategica e finanziaria e, dopo essersi consultato con l’azienda, fornisce un servizio con un livello di servizio prestabilito. Con un servizio di rete gestito l’azienda mantiene il controllo strategico e finanziario e l’infrastruttura continua ad essere di sua responsabilità. Il fornitore di servizi è responsabile solamente per le operazioni quotidiane. C’è un crescente numero di organizzazioni che vede nei servizi di rete gestiti la risposta per migliorare i livelli di servizio e ridurre i costi senza perdere il controllo strategico e finanziario.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Speciale Digital360Awards e CIOsumm.it

Tutti
Update
Round table
Keynote
Video
Digital360Awards e CIOsumm.it, i momenti salienti
Eventi
Digital360 Awards e CIOsumm.IT, ecco i progetti vincitori
Tavola rotonda
Evoluzione del CIO: da centro di costo a motore strategico del business
Tavola rotonda
Business Process Augmentation: dall’RPA alla GenAI… il dato e tratto
Approfondimenti
Sistemi digitali potenziati: l’intelligenza dei chatbot è nelle mani dei CIO
Tavola rotonda
Intelligenza collaborativa e AI: sfide e opportunità per i CIO nell’era dello Human to Machine (H2M) 
Approfondimenti
Open Source: collaborazione e innovazione nel caos apparente del software libero 
Metodologie
BANI: che cos’è e come l’AI può aiutare i CIO a gestire la felicità (e l’infelicità) dei talenti
Prospettive
AI in un mondo complesso. Tra ordine e disordine, le aziende iniziano a capire la giusta via
Approfondimenti
Intelligenza Umana vs Intelligenza Artificiale insieme. Non invece
Eventi
Digital360 Awards e CIOsumm.IT, al via l’evento conclusivo
Video
Digital360Awards e CIOsumm.it, i momenti salienti
Eventi
Digital360 Awards e CIOsumm.IT, ecco i progetti vincitori
Tavola rotonda
Evoluzione del CIO: da centro di costo a motore strategico del business
Tavola rotonda
Business Process Augmentation: dall’RPA alla GenAI… il dato e tratto
Approfondimenti
Sistemi digitali potenziati: l’intelligenza dei chatbot è nelle mani dei CIO
Tavola rotonda
Intelligenza collaborativa e AI: sfide e opportunità per i CIO nell’era dello Human to Machine (H2M) 
Approfondimenti
Open Source: collaborazione e innovazione nel caos apparente del software libero 
Metodologie
BANI: che cos’è e come l’AI può aiutare i CIO a gestire la felicità (e l’infelicità) dei talenti
Prospettive
AI in un mondo complesso. Tra ordine e disordine, le aziende iniziano a capire la giusta via
Approfondimenti
Intelligenza Umana vs Intelligenza Artificiale insieme. Non invece
Eventi
Digital360 Awards e CIOsumm.IT, al via l’evento conclusivo

Articoli correlati

Articolo 1 di 2