Hp: serve uno storage ‘adattabile’

“Il 90% delle informazioni storicizzate sono state create solo negli ultimi due anni”, esordisce Yari Franzini, Storage and Networking Country Manager di Hp Italia. “Si tratta di dati che rappresentano la maggior parte del patrimonio informativo aziendale, ‘giovani’ e completamente differenti dai dati che si andavano a storicizzare solo pochi anni fa. Sono dati che devono essere ‘performanti’ ossia reperiti, acceduti e fruiti nel minor tempo possibile, quindi ‘movimentati’ all’interno delle infrastrutture in modo dinamico e veloce”.

Pubblicato il 19 Giu 2014

È evidente che se cambiano i dati, cambiano anche le infrastrutture che li devono gestire e ‘custodire’. “Le tradizionali architetture di enterprise storage, che ancora troviamo all’interno delle aziende, sono state ingegnerizzate qualche decennio fa e iniziano a non essere più affidabili rispetto alle nuove esigenze di business (grandi moli di dati disponibili ovunque e in tempi rapidi)”, commenta Franzini. “Non solo, con il crescere delle tecnologie flash, il consolidamento della virtualizzazione e l’estensione dell’infrastruttura storage dal mondo enterprise verso architetture applicative secondarie, nelle aziende proliferano ‘n’ sistemi diversificati, per il ‘primary storage’, per l’archiviazione, per il backup, ecc., che aumentano la complessità di gestione e risultano difficilmente scalabili e adatti a ‘reggere’ i nuovi business need”. Alle aziende servono sistemi ‘adattabili’ all’andamento del business, performanti ma al tempo stesso semplici da gestire.

Yari Franzini, Storage and Networking Country Manager di Hp Italia

“È con questa consapevolezza – spiega Franzini – che abbiamo sviluppato la nostra proposta attraverso due architetture di riferimento, una per il ‘primary storage’ (Hp 3PAR StoreServ) e una per l’archiviazione e il backup (Hp StoreAll – Hp StoreOnce). In entrambi i casi le architetture sono arricchite da un unico software di gestione che si integra anche con funzionalità di Information Management [derivanti dall’acquisizione di Autonomy – ndr], sempre più fondamentali nell’era dei big data”. Quanto al Software Defined Storage (Sds), benché il mercato italiano sia ancora un po’ ‘lento’ nell’adozione, le prospettive, secondo Franzini, sono positive: “Grazie a questa tecnologia è possibile far convergere applicazioni e storage su un unico server x86, con risultati non solo in termini di costi, ma anche di utilizzo, elaborazione e capacità dei sistemi (in questo caso il portfolio Hp include StoreVirtual Vsa e StoreOnce Vsa) – osserva in conclusione Franzini -. Personalmente credo che l’Sds risulti ottimale in casi di aziende con sedi e uffici sussidiari, nonché per i service provider i quali possono erogare servizi di backup, per esempio, integrandosi perfettamente all’infrastruttura esistente in azienda intervenendo semplicemente a livello software”.
È infine recentissimo l’annuncio del nuovo array di classe enterprise Hp XP7 Storage capace di raggiungere 3 milioni di Iops, con tempi di risposta inferiori al millesimo di secondo.

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