I dati e il problema del big data management

L’Executive Cocktail di ZeroUno e Fujitsu ha portato sotto i riflettori l’evoluzione del data center a supporto dell’information governance e degli analytics. Se il dato diventa sempre più elemento centrale alla strategia di digital transformation, il tema di una sua gestione ottimale vede approcci ancora “a macchia di leopardo”

Pubblicato il 07 Feb 2017

A fronte del big data boom e delle nuove necessità della cosiddetta digital enterprise (velocità di risposta, capacità di analisi continua, miglioramento della customer experience ecc.), occorre ridisegnare l’architettura di data management, introducendo tecnologie infrastrutturali sempre più performanti.

I nuovi approcci attuati dalle imprese per gestire e capitalizzare le informazioni sono stati al centro del dibattito all’interno dell’Executive Cocktail “New generation storage per il Business digitale”, organizzato da ZeroUno con la collaborazione di Fujitsu.

I relatori: Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno

“Nei percorsi di trasformazione delle aziende – ha esordito Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno – si collocano oggi al centro le tecnologie di gestione del dato e di intelligent storage. Il dato diventa infatti l’elemento principale per supportare modelli di digital business che mettono sotto i riflettori l’utente e la sua "experience". E le tecnologie si applicano secondo due modelli integrati e che rispondono a specifiche esigenze: uno di tipo tattico e di immediata attuazione, per soddisfare le esigenze delle Lob attraverso soluzioni di collaboration, Crm e analytics (prioritari per il 45% delle aziende, secondo i dati 2015 della websurvey “Il digitale sta cambiando la tua azienda?” realizzata da ZeroUno e Digital4Executive) e un altro di tipo più strategico-infrastrutturale che sia in grado di supportare le iniziative di innovazione spesso guidate dalle Lob. Si tratta di progetti architetturali per l’aumento di performance, flessibilità e consistenza delle infrastrutture, con un focus di spesa su sistemi server e storage, hybrid cloud e private cloud”.

Cloud e analytics guidano gli investimenti

I relatori: Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service della School of Management del Politecnico di Milano e Andrea Sappia, Sales consultant Manager di Fujitsu Italia

“Gli investimenti It – ha proseguito Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service della School of Management del Politecnico di Milano – puntano a soddisfare due interrogativi: come gestire le moli di dati crescenti (da cui la spinta verso l’implementazione di ambienti ibridi) e cosa sia possibile fare con i dati disponibili (per cui la necessità di distribuzione efficace delle informazioni, nonché la crescente diffusione di progetti di analytics)”.

I dati dell’Osservatorio certificano i trend di spesa in direzione hybrid: +18% la crescita del mercato cloud nel 2016 (valore totale 1.771 milioni di euro), con la componente pubblica che traina (+27%, 587 milioni) e le infrastrutture abilitanti comunque in crescita (+14%, 1.185 milioni). “L’impulso maggiore è verso il mix applicativo, con una progressiva specializzazione verticale per cui, a maggior ragione, servono alla base infrastrutture solide e performanti”.

L'andamento del mercato Cloud in Italia

Fonte: Osservatorio Cloud & Ict as a Service della School of Management del Politecnico di Milano
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Se il cloud domina gli investimenti infrastrutturali, gli analytics sono il leone della spesa applicativa: 905 milioni di euro il fatturato 2016 (+15%) con l’80% rappresentato da strumenti di Business Intelligence e il 20% dalle tecnologie Big Data.

Nuovi approcci alla gestione del dato

“Se oggi, nei sistemi informativi aziendali, i dati strutturati sono maggioritari (84%), negli anni, con l’aumento progressivo dei volumi, la forbice rispetto alla componente destrutturata andrà riducendosi. Nel 2019 la proporzione sarà 80-20, ma la quantità di dati realmente utilizzata passerà dal 47 al 44%, con un gap di opportunità in aumento [è evidente la difficoltà delle aziende nel gestire i dati destrutturati, ndr]”. Tra gli altri trend, Piva ha sottolineato la necessità di analizzare dati in realtime e la tendenza a sviluppare un approccio data lake, per cui i dati grezzi vengono conservati a priori, senza averne individuato una finalità di utilizzo.

I dati utilizzati dalle organizzazioni italiane

Fonte: Osservatorio Cloud & Ict as a Service della School of Management del Politecnico di Milano
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“Secondo i dati dell’Osservatorio, su 149 grandi imprese, solo il 10% effettua l’esplorazione di grandi moli di dati, ma il 60% utilizza un approccio ibrido all’analisi. Il fine ultimo resta la monetizzazione del dato, derivante sia dalla vendita diretta delle informazioni (7%) sia dalla capacità di estrarre valore in maniera indiretta, ad esempio per creare nuovi servizi o specializzare il portfolio esistente”.

Lo stato attuale delle aziende italiane

La consapevolezza dell’importanza degli analytics oggi è diffusa: il 63% delle aziende italiane ha già adottato una strategia di data management, mentre il 29% ne riconosce l’utilità. “Allo stato attuale, in Italia, il 35% delle aziende ha implementato tecnologie innovative per gestire dati eterogenei secondo un approccio misto (soluzioni diverse vanno a supportare differenti tipologie di informazioni / applicazioni, ndr), mentre solo il 12% ha adottato un modello integrato (con tecnologie di data management / analytics trasversali, ndr). Il 9% delle imprese gestisce l’eterogeneità dei dati senza l’ausilio di soluzioni innovative e si troverà costretto in futuro a traguardare una necessaria evoluzione tecnologica. Stessa percentuale (22%) per le aziende che non gestiscono big data, pur avendo o meno implementato tecnologie innovative”.

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