Analisi

I freni all’adozione di SDN

Gli esperti riuniti a dibattere sul tema non hanno dubbi. Queste sono le 5 sfide tecnologiche che i vendor dovranno essere in grado di superare se vogliono spingere la massiccia adozione delle reti software-defined.

Pubblicato il 15 Mag 2013

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All’Interop di Las Vegas, questa settimana gli esperti riuniti per un seminario sull’SDN moderato da Jim Metzler, vice presidente di Ashton, Metzler&Associates hanno discusso il vero significato delle reti software-defined e i problemi che ancora devono essere risolti per invogliare gli utenti a investire in questa tecnologia.

Questi, in summa, i cinque maggiori ostacoli all’ampia diffusione delle reti software-defined:

1. Le caratteristiche chiave dell’SDN includono la programmabilità, l’automazione e la centralizzazione del controllo di gestione, della configurazione e della gestione delle policy. Secondo gli esperti, però, al di là del fatto di riuscire a comprendere il punto di partenza della tecnologia SDN, gli utenti devono definire il problema che vogliono risolvere prima di investire nella tecnologia. “Le organizzazioni IT non vogliono l’SDN – ha spiegato Metzler -, vogliono semplicemente nuovi modi per estrapolare dalle reti il loro reale valore. Questo è il contesto in cui deve essere considerato il networking SDN”.

2. Il rovescio della medaglia è che i freni inibitori dell’ SDN includono la mancanza di casi d’uso convincenti e le strategie raffazzonate di vendor immaturi. “L’immaturità dei prodotti attuali è un ulteriore problema”, ha detto Metzler. L’analista ha anche sottolineato quello che ha ritenuto un neologismo da monitorare, ovvero “SDN washing”. L’esperto lo ha definito come la tendenza in atto presso alcuni vendor che spesso rietichettano i propri prodotti e servizi legacy con un vocabolario SDN-based. Metzler ha invitato tutti a stare attenti a questo fenomeno.

3. Ci sono diversi punti che le organizzazioni che stanno valutando la possibilità di abbracciare le reti software-defined dovrebbero tenere a mente. Anzitutto, occorre comprendere se un fornitore offre il supporto a OpenFlow e, soprattutto, quali applicazioni o servizi sono supportati dall’architettura SDN. È altresì importante valutare se sia presente o meno un ecosistema di partner in grado di fornire applicazioni a corollario del networking di base e valutare se tali applicazioni siano già state testate o meno.

4. Metzler si è soffermato, in particolare, sul ruolo del progetto OpenDaylight nel favorire o meno la più ampia diffusione delle reti software-defined. L’esperto ha sottolineato il fatto che “i membri del consorzio che sono diretti concorrenti e hanno interesse a promuovere la propria tecnologia, inevitabilmente finiranno per mettere in atto strategie che costituiranno un freno al progetto”.
OpenDaylight, va ricordato, è un’iniziativa nata per spingere l’implementazione open source di uno strato di controllo relativamente alle reti SDN.

5. Le organizzazioni vogliono superare una volta per tutte i problemi di gestione, Metzler ha detto in chiusura. “Le aziende hanno bisogno di eliminare gli strumenti di gestione esistenti e, parallelamente, evitare di crearne di nuovi. Hanno bisogno di essere in grado di estendere gli strumenti ei processi di gestione attuali e aggiungere nuovi strumenti o modificare i processi in atto solo laddove sia strettamente necessario. In capo a cinque anni a partire da oggi – ha concluso l’esperto -, SDN sarà in grado di eliminare il 95% del lavoro di provisioning”.

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