Il cloud per lo storage non serve soltanto come un più pratico sistema di backup. I servizi cloud possono essere utilizzati per distribuire in modo più semplice una nuova applicazione o un nuovo ambiente di disaster recovery.
Mentre la maggior parte delle organizzazioni riconosce come la nuvola porti un valore aggiunto alle infrastrutture in uso, molte, aziende non sono in grado di andare oltre all’attivazione di una nuova applicazione come, ad esempio, Salesforce.com, oppure opzioni di backup in cloud o, ancora, di file syncronization and sharing (FSS).
Evoluzione del cloud storage
Il passo successivo nell’adozione di una strategia cloud che comporti lo spostamento di importanti applicazioni e dati sulla nuvola, implica che le organizzazioni facciano un ragionamento su quali workload o quali categorie di dati potrebbe essere più conveniente affidare a un provider cloud.
In secondo luogo, le organizzazioni devono decidere in che modo arrivare a questo tipo di decisioni. Quando si tratta di applicazioni, infatti, gli esperti suggeriscono di utilizzare un approccio ibrido. Il punto di partenza ideale è il momento in cui l’organizzazione decide di portare una nuova applicazione in produzione. Qui ci sono due casi d’uso di cloud storage che consentono agli utenti di sfruttare la nube in ambiti diversi dal backup.
Gestione del ciclo di vita di un’applicazione
Attivare una nuova applicazione significa acquistare nuovi server e nuove storage. Spesso, questi sono stati acquistati proprio per far girare l’applicazione e archiviare i dati dopo che questa è entrata ufficialmente in produzione. Il problema per questo tipo di approccio è che per giustificare gli investimenti in hardware e licenze possono passare mesi o anche anni.
Un’alternativa è quella di utilizzare il cloud per avviare lo svluppo applicativo, sfruttando la capacità elaborativa e i sistemi di storage del provider. Una volta che l’applicazione è diventata matura, sarà possibile spostare l’applicazione nel data center per supportare la messa in produzione finale. Questo permette di rimandare l’acquisto di server e storage, come scelta tattica, dal momento che le macchine probabilmente scenderanno anche di prezzo, dal momento che i costi delle infrastrutture è noto decrescano nel tempo.
Questo significa anche che l’infrastruttura prescelta scelta sarà più ponderata e avrete più margine di sviluppo a supporto delle prossime scelte applicative. Questa tecnica rende possibile sfruttare il cloud per migrare applicazioni legacy che, in seguito, potranno essere sostituite con un’altra applicazione.
Spesso, quando questo accade, gli utenti hanno ancora bisogno di accedere ai vecchi dati contenuti all’interno dell’applicazione legacy, e la nuvola è il sito ideale a cui fare riferimento.
Disaster recovery in modalità self service
Molti cloud provider specializzati nell’offerta di servizi di backup sono evoluti e oggi fomiscono servizi di disaster recovery (Disaster Recovery as a Service – DRaaS).
Questo significa che il backup dei dati viene fatto nel modo usuale, ma con un potenziamento del servizio che include il recupero dei dati e la loro applicazione sulla nuvola. Se il data center non è più disponibile, è possibile riavviare l’applicazione per poter accedere a dati e applicazioni, garantendo la business continuity.
Il sistema non è complicato tant’è che è possibile fruire del servizio in modlaità self service. Esistono applicazioni che replicano continuamente dati presenti nei vostri data center offerte da provider come provider di cloud computing come Amazon, Google o Rackspace.
Nella fase di replica, sfruttano il sistema di virtualizzazione del provider. Se dunque avete problemi di operatività del vostro data center, queste nuove opportunità garantite da un approccio cloud più evoluto sono da tenere in considerazione. La cosa interessante è che molti fornitori di cloud offrono una tariffa dal valore simbolico per questo tipo di servizio di storage e di calcolo, a fronte della strategicità dell’offerta. Questo rende la funzione di disaster recovery in cloud molto economica, aggiugendo un’opzione molto pratica per usufruire di un ambiente per il test e lo sviluppo di applicazioni.