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Il 2024 delle infrastrutture hyper-converged: 5 trend



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Le recenti e repentine evoluzioni nel settore delle infrastrutture iperconvergenti suggeriscono di continuare a tenerlo d’occhio anche nei prossimi mesi. Ci si aspetta un’ulteriore crescita di questo mercato, guidata in particolare da 5 trend che ne disegneranno il futuro. Non tutti sono ovvi quanto sembra

Pubblicato il 27 feb 2024



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È da circa un decennio che è emersa la tecnologia dell’infrastruttura iperconvergente (HCI – Hyper-Converged Infrastructure) e non ha mai smesso di evolvere. Se ci facciamo caso, infatti, è tuttora presente anche all’interno di sistemi e strutture IT in prima fila nel mondo dell’innovazione come i data center, in quelli che non desiderano grattacapi di approvvigionamento e gestione.

Il suo primo posizionamento sul mercato seguiva una formula “all-in-one” facile da implementare, che combinava calcolo, storage e networking con un hypervisor. Ora la situazione è in parte cambiata, ma il punto di forza di questa tecnologia diventata oramai mainstream è sempre lo stesso: la semplicità. Facendo perno su questo pregio, le infrastrutture iperconvergenti continueranno a evolvere seguendo alcuni specifici trend.

Vantaggi dell’HCI

I sistemi HCI si basano sull’uso di nodi modulari, ciascuno con risorse di calcolo, memoria, storage e rete dedicati. Proprio la dipendenza da tali nodi li rende facili da implementare e gestire, oltre a offrire l’opportunità di aumentare la capacità o scalare i carichi di lavoro in qualsiasi momento, installando nodi aggiuntivi.

L’HCI è più di un hardware. Ciò che fa è astrarre le risorse hardware, consentendo di allocarle con una modalità che richiama quella utilizzata dai provider di cloud pubblici. L’architettura può essere software-defined e offerta come servizio a consumo, una “formula” particolarmente adatta per coloro che desiderano creare cloud privati o ibridi.

È progettata anche per essere accessibile dal punto di vista dei costi, puntando su una tipologia di hardware efficiente ma economico. I nodi hardware possono fornire collettivamente un’elevata disponibilità e tolleranza agli errori per le applicazioni mission-critical.

Le sfide dell’HCI

L’HCI presenta anche degli svantaggi, a partire dal design modulare che potrebbe richiedere hardware solitamente non necessario. Se si acquista un nodo per acquisire risorse di calcolo aggiuntive, va pagato anche lo storage annesso, per esempio, anche se non necessario.

Il vendor lock-in può essere un altro svantaggio di questo tipo di sistemi. Sebbene sia possibile utilizzare un’architettura di riferimento per costruire un’implementazione HCI a partire da hardware di base, i sistemi precostituiti tendono a utilizzare componenti proprietari che non sono compatibili con gli strumenti di altri fornitori.

Un’altra criticità di cui tener conto emerge quando i provider di hardware forniscono strumenti HCI che integrano numerosi componenti in uno chassis. Questo può richiedere una quantità significativa di energia, il che può essere un problema se lo chassis viene distribuito in un ambiente edge. L’impiego di energia elevata comporta un aumento del calore, quindi anche il raffreddamento diventa un problema.

Tendenze HCI

Da qui al 2028, il settore delle infrastrutture iperconvergenti subirà senz’altro molti cambiamenti. Quelli previsti quest’anno saranno guidati dall’intrecciarsi dei seguenti trend.

1. Il mercato hyper-converged continuerà a crescereF

Si prevede che nel 2024 e negli anni successivi il mercato HCI continuerà a crescere. Secondo Fortune Business Insights, nel 2021 valeva 6,79 miliardi di dollari ed entro il 2028 potrebbe crescere fino a 32 miliardi di dollari. Le aziende contribuiscono a questa crescita cercando modi per ridurre i costi e migliorare l’efficienza operativa.

2. L’edge computing continuerà a favorire l’adozione dell’HCI

Generando una grande quantità di dati, l’edge computing, in particolare quando si tratta di dispositivi IoT, spinge le aziende ad adottare sistemi HCI. Il volume di dati in questi contesti rende spesso impraticabile il cloud computing, perché rischia di superare la capacità del network di trasmetterli verso il cloud. Anche se la larghezza di banda disponibile fosse sufficiente, l’elaborazione dei dati nel cloud potrebbe rivelarsi costosa o causare latenza.

Alcune volte si può contare anche sui server tradizionali per questo tipo di carichi di lavoro edge, l’HCI si rivela però più adatto perché meno costoso e complesso da implementare e gestire, anche rispetto ad altri strumenti. Si tratta di una tecnologia progettata per operazioni in cluster, quindi, la ridondanza hardware per le applicazioni mission-critical diventa più facile e meno costosa. Per esempio, costa meno costruire un cluster HCI a tre nodi che fare il mirroring di un server convenzionale.

3. L’HCI rimane lo strumento migliore per il cloud ibrido

Con l’arrivo dei cloud pubblici, le organizzazioni hanno adottato un approccio cloud-first all’IT, iniziando a preferirli rispetto ai data center privati. Visto che alcuni carichi di lavoro devono essere eseguiti in locale, si è passati all’adozione di un approccio ibrido al cloud.

Sebbene esistano molti modi per creare un cloud ibrido, l’HCI offre un’opzione interessante per via del prezzo basato sul consumo. È ciò che ha spinto molte aziende ad adottare il cloud pubblico, oltre alla scalabilità on-demand assicurata che anche l’HCI offre grazie alla sua dipendenza da nodi modulari. Esistono inoltre anche prodotti per estendere l’HCI al cloud pubblico con strumenti software-based, per spostare facilmente i carichi di lavoro tra cloud pubblico e privato e monitorare l’infrastruttura.

4. La VDI rimarrà il caso d’uso principale

Nonostante l’HCI supporti una serie di casi d’uso diversi, la VDI (Infrastruttura Desktop Virtuale) rimane l’applicazione principale. I tempi in cui i dipendenti lavoravano dai PC di proprietà dell’azienda sono finiti, e tendenze come il BYOD e lo smart working sono ormai la norma. Mentre gli utenti finali apprezzano la nuova flessibilità conquistata (o regalata), i professionisti IT si preoccupano della sicurezza di questo nuovo paradigma lavorativo. A volte, infatti, anche da remoto, alcuni dipendenti potrebbero tentare di accedere a dati sensibili da dispositivi colpiti da malware non rilevati o attraverso connessioni di rete insicure.

In risposta, l’IT è passato all’uso di desktop virtuali a cui si può accedere da qualsiasi dispositivo e che possono essere resi più o meno rigidi in base ai requisiti di sicurezza della singola organizzazione. È un modo per offrire un’esperienza coerente e sicura agli utenti finali, indipendentemente dal dispositivo fisico che utilizzano.

HCI è una buona piattaforma per ospitare i desktop virtuali perché ognuno richiede una quantità specifica di CPU, storage, memoria e risorse di rete e, con un singolo nodo questa tecnologia ne può supportare molteplici, includendo altri nodi ogni volta che se ne ha bisogno.

Tuttavia, la VDI sembra perdere terreno rispetto ai desktop virtuali basati sul cloud. Secondo un recente studio di Global Market Insights, circa il 58% dei desktop virtuali è basato sul cloud e questo numero è destinato ad aumentare.

5. L’HCI aiuterà a ridurre la complessità dell’IT

Le organizzazioni sono sempre più alla ricerca di modi per ridurre l’ingombro dell’IT on-premises. Sebbene questa tendenza non sia nuova e sia spesso attribuita al desiderio di essere cloud-first, ci sono altri motivi per cui i sistemi IT tradizionali vengono sempre più frequentemente sostituiti dall’HCI.

Questo passaggio può essere legato anche all’efficienza operativa e alla facilità di gestione. Le organizzazioni devono far fronte all’aumento dei costi e alla minaccia di gravi violazioni della sicurezza, per cui cercano di ridurre il più possibile la complessità dell’IT. Uno dei modi più semplici per farlo è la standardizzazione e l’HCI la rende possibile perché può ridurre i costi di gestione e manutenzione e facilitare la sicurezza delle risorse IT.

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