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Il clima mette in crisi i data center

Tanti sono i modi in cui i cambiamenti climatici possono avere un impatto sui data center. È quindi ora di tener conto di questo fattore prima di scegliere l’ubicazione di nuove infrastrutture sempre più cruciali per l’innovazione tecnologica

Pubblicato il 03 Ago 2023

Immagine di Anterovium su Shutterstock

Con un occhio agli utenti e uno al portafoglio, gli operatori di data center generalmente decidono dove costruirli senza preoccuparsi minimamente della crisi climatica. Non si tratta di negazionismo, semplicemente pensano che la cosa non li tocchi. Si focalizzano quindi sui costi di costruzione, sulla vicinanza rispetto ai clienti finali e, soprattutto ultimamente, sulle fonti energetiche disponibili per l’alimentazione di queste strutture.

Esistono però ampie e fondate prove di come il clima riesca a impattare sul presente e sul futuro di un data center. Quelli già esistenti dovranno imparare a farci i conti, quelli nuovi possiamo però iniziare a realizzarli anticipando le tendenze climatiche in evoluzione e “schivando” i maggiori danni.

Costi, inondazioni e assicurazioni: l’impatto della crisi climatica

Esistono diversi modi in cui il disastro climatico può influire sui data center, tanto che nessuno si può dichiarare esente dal risentirne. Un aspetto essenziale riguarda l’aumento dei costi, sia di raffreddamento sia energetici. Nel primo caso, si ha a che fare con componenti critici che diventeranno sempre più energivori con l’aumentare della siccità e delle ondate di calore. A proposito di energia, con il clima impazzito, il suo costo netto non potrà che lievitare, anche nel caso delle rinnovabili.

Andando oltre ai danni al portafoglio, un problema da affrontare è quello delle possibili inondazioni causate dall’innalzamento degli oceani e dalla maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi. Il mondo delle assicurazioni non è poi certo cieco di fronte a tutti questi pericoli e starà ben attento a pesare le tariffe in base ai rischi associati al clima. Anche le pressioni pubbliche e legislative sulla sostenibilità faranno la propria parte, rendendo tutto più macchinoso, complesso e delicato.

Osservando lo scenario del mondo data center in chiave climatica, è immediato rendersi conto che è giunta l’ora di smettere di ignorare questo fattore nella scelta dell’ubicazione. Tali strutture, per lo meno d’ora in poi, dovranno dimostrare di essere in grado di sopravvivere a un clima che cambia.

Cercasi luogo ideale per data center future-proof

Ci sono tanti modi per iniziare a prendere in considerazione la crisi climatica, nei panni di un operatore di data center. D’istinto verrebbe da investire in strategie per aumentarne la sostenibilità e implementare tecnologie per mitigare i danni causati da inondazioni e altri disastri naturali. Azioni importanti, ma che dovrebbero combinarsi con una corretta scelta della collocazione.

Si apre così il dibattito su quale sia la posizione ideale per infrastrutture di questo tipo. Senza fare nomi, si possono indicare delle priorità da salvaguardare. Devono essere, per esempio, luoghi in cui è semplice procurarsi energia pulita in qualsiasi condizione climatica, meglio se con una combinazione di energia solare ed eolica. Non può comparire il rischio inondazioni e devono piacere alle assicurazioni, in modo che non alzino le tariffe o, addirittura, si rifiutino di dare copertura.

Sembrano indicazioni tratte dall’ABC dei data center, ma gran parte degli attuali presenti sulla crosta terrestre non le rispettano. Molti sono concentrati in aree costiere densamente popolate, non certo tra le più protette. Meglio sarebbe se si trovassero in regioni interne, lontane dai principali corsi d’acqua e dove fosse possibile reperire facilmente diversi tipi di energia pulita. Lo si può tener presente in futuro, proprio ora che la crisi climatica si è acuita e che, anche grazie alle applicazioni AI, saranno necessari sempre più data center, sempre più a prova di futuro.

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