Il Governo ha finalmente rilasciato il “Decreto Crescita”. C’è un’Agenda Digitale. E adesso?

Dopo due rinvii è finalmente stato varato il decreto legge che identifica in modo inequivocabile alcune linee guida per lo sviluppo del Paese, quali l’agenda digitale, che pervade la PA e riguarda tutti gli italiani, cittadini e imprese, e la definizione di strumenti di sostegno alla nascita di startup innovative.

Pubblicato il 09 Ott 2012

Giovedì scorso il governo ha rilasciato il secondo “Decreto Crescita” che comprende la definizione di infrastrutture e servizi digitali (la cosiddetta Agenda Digitale), il supporto alla creazione di nuove imprese innovative (startup), strumenti fiscali per agevolare la realizzazione di opere infrastrutturali con capitali privati, attrazione degli investimenti esteri in Italia, interventi di liberalizzazione in particolare in campo assicurativo sulla responsabilità civile auto. In questo articolo ci focalizziamo sui primi due temi che più direttamente riguardano gli ambiti di riferimento di ZeroUno.

Agenda digitale

Il provvedimento che indica, come ha sottolineato il Ministro dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti Corrado Passera, l’Italia che vorremmo, prevede un insieme di iniziative tese a realizzare: una pubblica amministrazione migliore in grado di impiegare canali diretti per raggiungere i cittadini; una giustizia più veloce, anche grazie alla digitalizzazione delle notifiche e delle comunicazioni giudiziarie; una sanità più efficace e priva di sprechi, anche per merito delle ricette mediche digitali, un’istruzione che prevede il fascicolo digitale per gli studenti universitari e l’adozione di libri digitali, in affiancamento o sostituzione dei testi tradizionali, nelle scuole a partire dal 2013-14.

L’Agenda digitale, che coinvolge tutti i ministeri, viene vista non solo come uno strumento di efficienza e risparmio, ma soprattutto come leva per la crescita occupazionale e di competitività, “una spinta strutturale per la realizzazione delle strategie, delle politiche e dei servizi di infrastrutturazione e innovazione tecnologica dell’intero Paese”, come recita il comunicato del Governo.

Fra le misure che ci sembrano più significative ricordiamo:

  • L’identità digitale dei cittadini (compresa la possibilità di scelta di domicilio digitale con cui rapportarsi alla PA) che all’atto della nascita saranno identificati con il codice fiscale e saranno dotati gratuitamente di un documento digitale unificato (carta d’identità elettronica e tessera sanitaria); si prevede l’anagrafe unificata, per accelerare il processo di informatizzazione della PA e la messa a sistema delle informazioni e dei servizi riguardanti i cittadini. Questo provvedimento consentirà di eliminare le attuali 8mila anagrafi comunali (mantenendo ai comuni il servizio al cittadino) e potrebbe rappresentare un primo passo per ridurre gli attuali 1.036 data center pubblici.
  • L’obbligo per l’amministrazione digitale di pubblicazione di dati e informazioni in formato digitale con sensibili ricadute non solo sulla trasparenza ma anche dal punto di vista della crescita economico-sociale per il possibile sviluppo di un’industria che fornisce servizi a partire dagli open data; sono previste procedure esclusivamente telematiche per l’acquisto di beni e servizi da parte delle PA e la trasmissione obbligatoria di documenti per via telematica fra diverse amministrazioni, con l’introduzione di sanzioni per chi non rispetti la norma.
  • Impulso per la banda larga e ultralarga, per azzerare il divario digitale e favorire la diffusione delle tecnologie digitali, portando la connessione ad almeno 2 mbps nelle zone non ancora coperte. Alle risorse rese già disponibili per il Mezzogiorno (circa 600 milioni) si aggiungono ora ulteriori 150 milioni di euro per finanziare gli interventi nelle aree del centro-nord. È prevista anche la semplificazione delle autorizzazioni per la posa della fibra ottica e l’esenzione della tassa per l’occupazione del suolo e del sottosuolo.

Norme per favorire la nascita e la gestione di startup, imprese innovative

“Un paese vive se produce nuove iniziative tecnologiche – ha sottolineato ancora il ministro Passera – L’Italia, che ha un’elevata imprenditorialità, deve diventare più amica delle nuove imprese”.

La più importante novità contenuta nel decreto è la precisa definizione di cosa si intenda per startup: un’azienda che deve essere ancora costituita o creata da meno di 4 anni, con sede in Italia, che ha come oggetto lo sviluppo, la commercializzazione di prodotti/servizi innovativi ad alto valore tecnologico; la maggioranza del capitale sociale e dei diritti di voto deve essere detenuto da persone fisiche; il totale del valore della produzione annua, non deve superare i 5 milioni di euro, non deve distribuire o aver distribuito utili; per evitare che qualcuno possa trarre vantaggi impropri, la startup non deve essere stata costituita per effetto di una fusione, scissione o cessione di azienda o di ramo di azienda. Di conseguenza vengono definiti strumenti che ne favoriscano la nascita e lo sviluppo, compreso il possibile fallimento. Fra le misure identificate: l’azzeramento degli oneri di creazione; la possibilità di assumere persone in modo flessibile pur nell’ambito della contrattualistica vigente, che possono essere pagate anche attraverso azioni dell’azienda; incentivi fiscali per chi investe fino a 500mila euro (per cui vengono fornite garanzie dal Fondo Centrale di Garanzia, Fondo già operativo per le piccole e medie imprese, che grazie alla copertura dello Stato abbatte il rischio per l’investitore fino a 1,5 milioni di euro) un regime fiscale e amministrativo semplificato per i primi anni (ipotizzando che all’inizio l’azienda non fatturi); vengono semplificati anche gli oneri per la chiusura (prevedendo per le startup innovative anche la possibilità di fallimento). Viene infine prevista una notevole innovazione come la possibilità di raccolta fondi in modo pubblico e trasparente online (crowfunding) affidandone la vigilanza alla Consob.

Per le startup vengono messi subito a disposizione circa 200 milioni di euro, tra i fondi stanziati dal decreto sotto forma di incentivi e fondi per investimento messi a disposizione dal Fondo Italiano Investimenti della Cassa Depositi e Prestiti. Nelle prossime settimane, con un apposito decreto ministeriale, saranno stanziate ulteriori risorse per nuove imprese presenti nel Mezzogiorno. La norma, a regime, impegnerà 110 milioni di euro ogni anno per incentivare le imprese startup.

L’efficacia dei provvedimenti contenuti nel decreto legge dovrà essere misurata sul campo e sulla concreta attuazione, ma fin dalla loro formulazione sono indubbiamente contenuti elementi di novità che qualunque governo che seguirà l’attuale dovrebbe mantenere. In particolare l’assunzione che l’innovazione e la digitalizzazione sono essi stessi fattori di sviluppo e condizioni per la ripresa, non un di più su cui investire in tempi migliori. Come il Presidente del Consiglio ha dichiarato aprendo la conferenza stampa, “l’innovazione è un elemento strutturale di crescita sostenibile…la digitalizzazione è uno strumento per ridurre il gap e garantire la ricomposizione degli attuali squilibri territoriali”.


NOTA DELLA REDAZIONE

L’articolo sintetizza i temi principali affrontati dal Decreto Crescita, ma vorremmo invitare i nostri lettori a scorrere gli articoli correlati dove: nel marzo 2009, Giancarlo Capitani illustra principi e criticità del Piano di eGovernment 2012 presentato dall’allora Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta (Il Piano eGovernment 2012: un’occasione da non perdere); nel luglio 2007, il sottosegretario del Ministero per le riforme e le innovazioni nella P.A. del governo Prodi, Beatrice Magnolfi, intervistata da ZeroUno, parlava dei grandi temi alla base del rilancio della competitività del nostro Paese e, quindi, di innovazione e digitalizzazione della PA (Amministrazioni locali: l’innovazione in marcia); nel marzo 2006, l’allora Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Lucio Stanca presentava i “capisaldi” dell’e-government del secondo governo Berlusconi (PA, persone e imprese: la “visione digitale” di Lucio Stanca). E prima ancora ci sono state le attività del Ministro della funzione pubblica e degli affari regionali Franco Bassanini.

Banda larga, cooperazione applicativa tra pubbliche amministrazioni, carta d’identità elettronica, interoperabilità (sempre tra PA) sono solo alcuni dei “capisaldi” ricorrenti nelle decisioni, dichiarazioni, atti più o meno formali dei governi italiani degli ultimi 10 anni rimasti sulla carta (o quasi). Naturalmente non abbiamo motivo di dubitare delle capacità attuative del governo Monti e quindi esprimiamo i nostri migliori auguri che possa andare oltre quanto “non” fatto dai governi precedenti. Aggiungiamo solo che quando verrà esplicitata la copertura finanziaria del Decreto Crescita questo augurio ci parrà più facilmente concretizzabile.

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