Infinera e il network ottico-digitale

La società presenta un nuovo modo di trasmissione dei dati proponendo il photonic Integrated Circuit, un chip che converte, ogni volta che conviene, il segnale da ottico a elettronico e viceversa. iIl vantaggio sta nella maggiore velocità e nella miglior qualità di trasmissione dei dati

Pubblicato il 20 Gen 2009

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MILANO – “I fotoni funzionano meglio per basso costo, alta velocità e alta capacità di banda, gli elettroni vanno meglio per lo switching, il routing, la manipolazione intelligente”. Esordisce così Rick Dodd (nella foto), vice president product marketing di Infinera. “Dando per scontato che la trasmissione di informazioni in un qualsiasi network avviene con cavi a fibra ottica”, continua Dodd, “ci sono i grandi vendor di telecomunicazione che offrono un sistema di routing interamente ottico facendo passare luce attraverso un cavo a fibra ottica. Ci siamo poi noi che proponiamo il Photonic Integrated Circuit (Pic), un chip che converte, ogni volta che conviene, il segnale da ottico (affidato al fotone) a elettronico (portato dall’elettrone) a ottico di nuovo”. È la conversione con cui Infinera propone un network ottico–digitale (e lo propone, per esempio, a telecom carrier, a compagnie Tv via cavo, o a Internet Service Provider). “Tecnicamente quello che avviene attraverso questa operazione è la conversione dei fotoni nei più maneggevoli elettroni, per poi tornare ai fotoni come appropriato, semplicemente passando attraverso un dispositivo modulatore-demodulatore (Dtn), che integra in un unico chip componenti ottici capaci di generare una lunghezza d’onda”, spiega Dodd. “La tecnologia su cui si basa la conversione ottica-elettronica-ottica è nota come Dense Wavelength Division per ogni fibra ottica e diventa di Dense Wavelength Division Multiplexing (Dwdm) su un cavo a 16 fibre”.
“Infinera è leader in questa tecnologia di integrazione fotonica su vasta scala, capace di garantire un accesso a grande capacità sia su tratte per lunghe distanze che in comunicazioni core business locali metropolitane”, aggiunge Dodd.
E quanto grande è questa capacità di accesso?
“Un singolo Photonic Integrated Circuit arriva oggi a una portata di 100 Gbit/secondo, già disponibile sul mercato. Ed è il livello “entry”: col Dense Wavelength Division Multiplexing è stata testata in laboratorio una portata di 16×100=1.6 Terabit/sec”, spiega Dodd.
Cruciale naturalmente è la portata in bit al secondo generabile dal singolo Pic: le proiezioni sono per 4 Terabit/sec per Pic entro il 2020.
La forza dell’offerta Infinera rispetto ai vendor “solo ottici” poggia dunque, oltre che sull’economicità della conversione basata su circuito integrato, sulla sua superiore scalabilità (i vendor solo ottici offrono portate da 10 Gbit/sec, posto che un Photonic Integrated Circuit integra oggi dieci lunghezze d’onda diverse).
E la scalabilità dei network, unita a una sua capacità digitale ogniqualvolta serve, è un fattore chiave in reti “affamate di bandwidth”, che per star sul mercato devono reggere applicazioni “consumer focused” e affrontare e risolvere problemi di volatilità e di impredicibilità.
Nei grafici della share del mercato Dense Wavelength Division Multiplexing in Nord America e nel resto del mondo (fonte Ovum), Infinera si piazza rispettivamente al primo posto (col 28%) e al quarto (col 13%), rispetto alla concorrenza (le compagnie, fra cui molte startup, che sviluppano la tecnologia dell’integrazione fotonica su vasta scala). Un avviso per i grandi vendor di telecomunicazione viene sempre da Ovum: “È sempre più probabile che i fornitori di connessioni long-haul (lunghe distanze) basate su dense wavelength si sposteranno verso circuiti fotonici per competere con Infinera.”

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