Information management: nonostante i freni, voglia di cambiare

L’Executive Lunch organizzato a Bari da ZeroUno, in collaborazione con Hp, sul tema dell’information management ha fatto emergere la voglia di cambiamento che c’è tra le aziende, purtroppo ancora frenate da carenze infrastrutturali territoriali e legacy culturale. Tra i temi emersi, l’importanza, per attivare un dialogo tra It e business, di ragionare sulla base concreta offerta dai business case.

Pubblicato il 10 Nov 2014

BARI – Si è di recente svolto nel capoluogo pugliese il terzo incontro che ZeroUno, in collaborazione con Hp, ha dedicato al tema Information Management. “Stiamo assistendo a una complessa trasformazione dei mercati in cui le aziende stanno attrezzandosi per essere in grado di erogare prodotti e servizi all’interno di un business model che è sempre più digitale”, esordisce Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno, che quindi spiega come una corretta gestione dei dati sia la base per lo sviluppo di questo tipo di business: la digitalizzazione si applica a tutti i processi e le funzioni aziendali e diventa elemento irrinunciabile per ogni impresa che voglia mantenersi competitiva. “In un contesto di Digital economy e di Application economy, informazioni e dati hanno un ruolo strategico per supportare l’azienda nel compiere le scelte giuste e per competere in un mercato sempre più complesso; dati e informazioni cresceranno sia all’interno dell’azienda sia all’esterno e se non verranno sfruttati adeguatamente l’azienda sarà sempre meno competitiva”, ha sottolineato Rossella Macinante, Practice Leader di Net Consulting. Serve dotarsi della giusta tecnologia, ma prima ancora ragionare strategicamente per far sì che dal dato si ottenga informazione e dall’informazione conoscenza.

Sintetizziamo di seguito alcune delle riflessioni emerse.

Continuità di business e discontinuità tecnologica

Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno

Dal punto di vista infrastrutturale, il percorso intrapreso dalle aziende verso la virtualizzazione dei datacenter, dei server, dello storage e in qualche caso progressivamente verso lo sfruttamento del cloud, ha come premessa per molte realtà la scelta, è stato detto, di una discontinuità tecnologica rispetto ai sistemi attualmente in uso. Si tratta per l’It di assumersi la responsabilità di migrare verso strumenti diversi, pur rispettando ovviamente la business continuity. Per farlo, i sistemi informativi devono non solo lavorare in sintonia con il business, ma avviare una trasformazione al proprio interno: si tratta di creare team interdisciplinari che coinvolgano anche figure esterne, dove ognuno non è responsabile di una singola procedura, ma di un processo end to end.

Soluzioni cloud: il problema è la mancanza di infrastrutture territoriali

Rossella Macinante, Practice Leader di Net Consulting

Sulla scelta di adottare soluzioni di tipo cloud, i Cio partecipanti hanno sottolineato come un freno sia ancora oggi costituito dalla scarsità di infrastrutture nel territorio: “La vera problematica all’adozione del cloud per noi è stata la mancanza di banda – ha detto Giuseppe Carlà, It manager del Consorzio Soa, network di logistica, trasporti e distribuzione – Non appena quel problema è stato risolto, abbiamo subito iniziato ad approcciare il cloud. Al momento tutti i dati collegati ai nostri business risiedono in un data center esterno all’azienda. Oggi non torneremmo più indietro e pensiamo nel futuro di continuare a investire in sistemi cloud, soprattutto nell’ambito dello storage”. A fare la differenza, sostengono i presenti, è la flessibilità e l’adattabilità che solo un servizio Saas può dare in termini di velocità di reazione rispetto alle mutevoli esigenze di business: per esempio, parlando di storage, aumentando o diminuendo immediatamente lo spazio disponibile senza alcun impegno in termini di tempo e risorse umane da parte dell’azienda.

Giuseppe Carlà, It manager del Consorzio Soa

Anche Gerolamo Camarda, Responsabile Ict di Carton Pack, azienda specializzata nella produzione di packaging, ha sottolineato che esiste un problema di infrastrutture: “Risentiamo tantissimo delle carenze infrastrutturali di zona: a oggi lavoriamo ancora con un ponte radio privato perché nel nostro distretto industriale non arriva l’Adsl. Fortunatamente grazie a un provider molto aggressivo istalleremo la fibra ottica a nostro uso esclusivo e finalmente potremo scegliere di esternalizzare alcuni servizi”.

Nel contesto della Pa, invece, il timore di spostare fuori dal perimetro aziendale tutte le informazioni ha in certi casi suggerito l’adozione di strutture ibride che sfruttano lo storage su cloud, ma mantengono in casa i dati di primaria importanza in modo tale da poter garantire comunque un’autonomia nelle funzioni di base.

Gerolamo Camarda, Responsabile Ict di Carton Pack

Freni culturali

Un altro problema che l’It deve fronteggiare nel momento in cui si fa promotore di innovazione, in campo Information management ma non solo, è che l’Italia tende a essere un paese follower sul piano delle scelte tecnologiche e della reazione alle mutate situazioni di mercato: “Manca spesso una visione predittiva – dice Camarda – di quelle che saranno le nuove necessità”. Un problema, come a più voci è stato ricordato, dovuto a carenze organizzative e a legacy culturale: la forte presenza di generazioni che non hanno mai fatto propri i valori della digitalizzazione è un ostacolo importante, sia che si tratti di figure del management sia che riguardi il personale operativo (queste ultime spesso non vedono immediatamente i vantaggi di un approccio condiviso e dell’integrazione fra i vari processi, tipici della digitalizzazione, e dunque non cooperano per la loro realizzazione).

Costruire un dialogo attorno alle best practice

Giuseppe Cicchirillo, Storage Category Manager di Hp

Un buon modo per favorire il dialogo tra It e business orientato ad una corretta gestione e distribuzione delle informazioni è organizzare tavoli di confronto che affrontino la tematica attraverso l’analisi di alcuni casi di business: ragionare a partire da esempi concreti favorisce lo scambio tra i vari attori coinvolti nella definizione di una strategia. In questo senso il vendor svolge un ruolo decisivo: può infatti portare all’attenzione i casi di successo dei propri clienti, alimentando il dialogo tra le parti. Questo tipo d’approccio è d’altra parte in linea con quello che oggi il vendor deve rappresentare: come ha detto Giuseppe Cicchirillo, Storage Category Manager di Hp, non è più pensabile per un fornitore di tecnologie non essere anche un consulente, capace di aiutare le aziende nel proprio percorso di digitalizzazione: “Soprattutto in questa difficile fase economica è fondamentale, soprattutto sul tema dell’information governance, poter contare su chi ha già vissuto questi processi di trasformazione e può aiutare le aziende ad orientarsi”.

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