“Basati su server standard x86 – esordisce Nicoletta Boldrini, giornalista di ZeroUno, nell’introdurre il Webinar Infrastrutture iperconvergenti: percorsi per la nuova flessibilita’ It, organizzato da ZeroUno in collaborazione con Cisco e il partner PRES – l’iperconvergenza offre una valida alternativa per restituire agilità ed efficienza alle architetture It, ma rappresenta anche una soluzione future-ready che permette ai sistemi informativi di interfacciarsi con il cloud pubblico e muovere verso nuovi ambienti ibridi”.
Il tema dell’evoluzione infrastrutturale è stato approfondito da Massimo Ficagna, Senior Advisor dell’Osservatorio Enterprise Application Governance della School of Management del Politecnico di Milano. I datacenter si stanno muovendo verso architetture flessibili: dal legacy alla virtualizzazione, all’automazione, al software-defined, che permette, attraverso suite applicative basate su Api, la governance centralizzata delle risorse computazionali, storage, di rete e di facility.
“Sono stati introdotti progressivamente elementi di agilità – continua Ficagna -: dapprima, i sistemi integrati, che riuniscono soluzioni eterogenee pacchettizzate e preselezionate dal vendor ma gestite da diverse console; successivamente i sistemi convergenti, che sfruttano risorse preingegnerizzate e proprietarie con una governance centralizzata. Il passo successivo sono le soluzioni iperconvergenti, che integrano tecnologie commodity (quindi a costo ridotto), con un layer di virtualizzazione spinta e orchestrazione unificata. Tra i vantaggi, figurano scalabilità (che permette investimenti diluiti nel tempo), configurazione / manutenzione semplificata, nessuna richiesta di competenze specializzate per computing, storage e rete (il team It si snellisce), riduzione dei costi di fornitura / assistenza perché tutto fa capo a un unico vendor”.
Secondo l’Osservatorio Cloud & Ict as-a-service 2015 della School of Management del Politecnico di Milano, le aziende si stanno spostando verso l’uso del Public IaaS (+35% rispetto al 2014), ma anche verso il rinnovamento delle infrastrutture interne (+21%); il paradigma a tendere sarà dunque un hybrid It.
Una ricerca effettuata da Actual Tech Media nel 2015 ha messo in luce sia i principali driver per la scelta di sistemi iperconvergenti, ovvero efficienza operativa, riduzione dei costi e rinnovamento dell’hardware, sia le discriminanti per la vendor selection, ovvero alta disponibilità, Roi e scalabilità delle funzionalità / performance. “I risultati ottenuti – sottolinea Ficagna -, in particolare maggiore scalabilità, efficienza, velocità di deployment, sono molto vicini ai benefici attesi. Tra le sfide principali per il salto infrastrutturale, si evidenziano, invece, necessità di visione architetturale, standardizzazione, maturazione di nuovi skill, oneri e complessità dell’intervento”.
Come e perché adottare l’iperconvergenza
La parola è quindi passata a Diego Zucca, Alliance Manager and DCV Partner Sales Specialist di Cisco, che ha riassunto la vision del vendor circa l’evoluzione del data center: dal legacy alla virtualizzazione / astrazione degli asset e quindi ai sistemi convergenti, con il salto successivo all’iperconvergenza che si concretizza nella nuova offerta HyperFlex.
Cosimo Rizzo, Sales Engineering Manager di PRES, ha invece mostrato i casi d’uso della soluzione Cisco, sottolineandone le caratteristiche di flessibilità, facilità di implementazione e gestione, resilienza e alta affidabilità. “La piattaforma permette di implementare un modello cloud-like nei datacenter, per cui, grazie all’architettura a nodi, le risorse possono essere scalate facilmente su necessità. HyperFlex si adatta alle aziende con legacy che devono virtualizzare e consolidare risorse come server Sharpoint o Domain Controller.
Mettendo a disposizione memorie Ssd o Flash in maniera agile, la soluzione può essere utile per scalare le capacità di storage in ambienti di test e sviluppo, estremamente dinamici, oppure per avviare iniziative di Virtual Desktop Infrastructure, spesso ostacolate dai costi delle tecnologie di archiviazione. Infine, trova impiego nelle filiali o uffici remoti, perché abilita rapidamente risorse computazionali e di storage in loco, senza necessità di competenze specializzate interne”.
Il punto di vista delle aziende utenti
Dopo scenari ed offerta, è stato il momento della tavola rotonda con la partecipazione degli utenti, che parte da una domanda rivolta loro: qual è la situazione della datacenter transformation in Italia? Il poll lanciato durante la diretta evidenzia una larga maggioranza di aziende (77%) ferme allo stadio di virtualizzazione, mentre il secondo trend (15%) è rappresentato dai sistemi iperconvergenti; solo l’8% delle imprese si trova nella fase intermedia dei sistemi convergenti.
Gli interventi evidenziano un certo scetticismo a sostituire sistemi esistenti ancora performanti. “Non bisogna necessariamente abbandonare il legacy – risponde Ficagna -, ma piuttosto utilizzare i sistemi iperconvergenti in affiancamento, ad esempio per le nuove iniziative”.
Nella discussione, Zucca porta in primo piano i vantaggi dell’iperconvergenza: “Spesso si preferisce non mettere mano a ciò che funziona per non affrontare interventi complessi. Ma si pone poca attenzione ai costi energetici dell’esistente e ai risparmi ottenibili con il passaggio a tecnologie di virtualizzazione e iperconvergenti”.
L’affidabilità è un altro fattore critico di scelta, soprattutto nella vendor selection: “Non tutte le soluzioni iperconvergenti – afferma Zucca – portano i vantaggi attesi di high availability, efficienza e riduzione dei costi. Dipende dalla configurazione del sistema. HyperFlex include, come fattore differenziale, la parte di connettività, che garantisce l’alta disponibilità della soluzione, un plus decisivo in settori sensibili come ad esempio l’Health Care”.
Rizzo fa notare che non bisogna optare per sistemi iperconvergenti tout court (in tutti i casi e applicazioni): “Ad esempio – suggerisce – HyperFlex restituisce il maggiore valore se implementato in affiancamento ad altri sistemi Cisco, con cui ha la massima interoperabilità”.
Sul tema dell’integrazione interviene anche Ficagna: “Il vendor lock-in è un rischio che caratterizza anche le soluzioni tradizionali. I sistemi iperconvergenti, però, non richiedono competenze specifiche interne sulle componenti di computing, storage, networking, rendendo quindi più semplice il passaggio a soluzioni di altri vendor”.