Lo scorso ottobre Byte, uno dei nomi ‘storici’ del mercato italiano del software e servizi, è stata acquisita dalla statunitense Adp, tra le maggiori specialiste internazionali di outsourcing dell’amministrazione del personale. Dall’unione con la filiale italiana di Adp è nata Adp Byte, che recentemente si è presentata alla stampa italiana con un management in cui convivono dirigenti provenienti da Byte, come il Ceo Roberto Gamerro e il vice president Sales Armando Mantovani, e da Adp, come il general manager Outsourcing Services Fabien Breget (nella foto)
Come noto, dopo essere nata in area gestionale ed Erp, Byte da tempo si è concentrata sull’area Hr (amministrazione del personale, Hr Management, cioè gestione e sviluppo risorse umane, e sicurezza fisica, cioè controllo accessi e rilevazione presenze), e ora l’unione con il principale specialista di outsourcing Hr europeo ne fa una realtà da oltre 90 milioni di euro (52,4 Byte e 38 Adp), con 1.100 aziende clienti, 950 dipendenti e 7 sedi operative.
“Abbiamo oltre 600 clienti in outsourcing, ogni mese elaboriamo le paghe di circa 200.000 dipendenti e attraverso le nostre soluzioni in licensing vengono gestiti oltre 2 milioni di italiani”, ha evidenziato il Ceo Gamerro. “Il 44% delle grandi aziende italiane ha almeno un nostro prodotto o servizio, e secondo Databank/Cerved nel mercato outsourcing Hr in Italia abbiamo il 22% di quota di mercato contro l’8% dei concorrenti più vicini [Hr Gest e Antex, ndr]”. Dati confermati dall’elenco clienti, in cui si trovano molti nomi ‘eccellenti’ del mondo aziendale italiano, tra cui Nestlè, Ferrero, Barilla (alimentare), Ikea, Coop (grande distribuzione), Comuni di Roma e Torino, Inail (PA), Eni, Terna, Tamoil (energia), Amsa, Arpa, Acea (utility), Carige, Allianz-Ras (finance), Sole 24 Ore, Mondadori (editoria), Rai, Grandi Stazioni, Alitalia (servizi), Angelini, Roche (farmaceutico), Gucci, Diesel (fashion), Fiat, Bticino, Whirlpool (industria).
Non solo outsourcing
I manager di Adp Byte promettono continuità (tutti i motori di paga saranno mantenuti) e una nuova soluzione software che copre tutte le aree applicative della gestione del personale: amministrazione, Hr management, accessi e trasferte. “Si chiama HrWorld 20XI ed è la chiara dimostrazione che con l’acquisizione di Adp non smetteremo di vendere licenze: saremo pronti a installarla a luglio, ma cominceremo a presentarla ai clienti in questi giorni”, spiega Gamerro.
L’intento è quindi di proporre un’offerta completa di software e servizi nel campo Hr attraverso un’ampia gamma di opzioni: installazione in casa, hosting, SaaS, outsourcing con diversi livelli di servizio, fino al Bpo, cioè la presa in carico dell’intera funzione di gestione del personale, “come è accaduto per esempio con il nostro cliente Cai Alitalia”, precisa Gamerro. La scalabilità dell’offerta è stata evidenziata anche per il numero di dipendenti gestibili per singola azienda cliente (“da uno ai 45.000 di Fiat e Comune di Roma”), la copertura geografica da locale a internazionale, e il livello di personalizzazione di servizi e soluzioni.
“Il nostro obiettivo è continuare a crescere, sia tramite l’innovazione tecnologica, visto che investiamo in R&S il 10% del fatturato, sia attraverso alleanze commerciali che coprano regioni dove non siamo presenti direttamente, per esempio la Sicilia”; riguardo gli investimenti in R&S, Gamerro ha citato due innovazioni in arrivo, un modulo Adp Mobile for Enterprise e un portale Employee Self Service per consultare cedolini, organigrammi e benefit, e gestire trasferte e note spese.
I perché della fusione
Infine i manager di Adp Byte hanno spiegato le motivazioni della fusione: “Avevamo l’obiettivo di crescere in Italia tramite acquisizioni e abbiamo scelto Byte per l’interesse all’espansione, la copertura geografica, l’architettura tecnologica e il presidio di aree dove noi siamo più indietro: Hr Management e sicurezza fisica – ha spiegato Fabien Breget, general manager Outsourcing Services -. Per noi inoltre era importante la parte software, che non avevamo: in diverse trattative ci chiedono di iniziare da un’implementazione software. È un modo importante per ‘mettere piede’ in un’azienda, che poi magari passa all’outsourcing restando con noi per continuità di servizio”.
Quanto a Byte, “era importante cogliere l’opportunità di entrare in un gruppo internazionale, con grande stabilità finanziaria [9 miliardi di dollari di fatturato e rating AAA di Standard&Poors, ndr], e capacità di investimenti in R&S continuata nel tempo, oltre mezzo miliardo di dollari l’anno – ha spiegato Castellani -. In Italia, oltretutto, l’outsourcing nell’area del personale offre forti opportunità perché non è ancora sviluppato come negli altri Paesi avanzati”.