Attività del processo di sviluppo del software. Così viene definito, ormai in modo univoco da tutti gli addetti ai lavori, il configuration management. E dato, dunque, che parliamo di una serie di attività che afferiscono ai processi attraverso i quali si sviluppa e si mette in produzione una soluzione applicativa, appare evidente che, volendo darne una definizione un po’ più in dettaglio, parliamo di attività e processi (sia documentali e di scambio di dati/informazioni, sia implementativi) che portano, come punto di arrivo, al rilascio del software (che può essere una nuova soluzione, ma anche la revisione/modernizzazione di un’applicazione precedente, piuttosto che lo sviluppo e il rilascio delle patch, ecc.).
L’insieme di tutte queste attività deve potersi erigere su un data base che funge da repository di tutti gli oggetti (e le informazioni ad essi inerenti) sottoposti a gestione e controllo di configurazione (che in gergo vengono chiamati configuration items), ossia di tutti gli elementi che rientrano nelle attività e procedure di configurazione (input/output di tutte le attività, da quelle di ideazione, alle revisioni e modifiche, ai rilasci).
Ma il configuration management, oggi, assume un ruolo ancora più rilevante all’interno delle organizzazioni quale strumento di ottimizzazione e valorizzazione dell’It. Quest’ambito specifico dell’It, infatti, è ormai diventato un componente critico all’interno delle politiche di business service management, It service management e change management, ed è lo strumento grazie al quale l’It riesce a progettare, gestire e controllare soluzioni applicative e sistemi di performance management (che hanno il loro “cuore tecnologico” nel Cmdb – configuration management database).
Vista d’insieme dello status dell’It
Questi strumenti, ormai vere e proprie console di gestione centralizzate, consentono di controllare, gestire e analizzare lo stato e le prestazioni del proprio It, anche in funzione dei business requirement, andando a verificare, dunque, anche il livello, la qualità e la disponibilità dei servizi erogati e di tutti i componenti tecnologici che sottendono a tali servizi.
Il beneficio maggiore che può quindi derivare dall’adozione di questi strumenti è quello di avere un modello logico dell’infrastruttura grazie all’identificazione, al controllo e alla gestione di tutti i configuration item delle loro interconnessioni, fornendo una vista d’insieme dello status dell’It.
E dato che una delle raccomandazioni di Itil (Information technology infrastructure library – insieme di linee guida ispirate dalla pratica nella gestione dei servizi It raccolte in una serie di pubblicazioni che forniscono indicazioni sull'erogazione di servizi It di qualità e sui processi e mezzi necessari a supportarli, ndr) in termini di priorità di implementazione dei processi è avviare i processi di configuration e change management insieme, e possibilmente di avere una funzione centralizzata per gestirli, ecco che quest’ambito It assume un ruolo determinante anche a livello di compliance (anche nel controllo delle licenze, per esempio, o dei rilasci delle patch di sicurezza).
Il vero punto cruciale, tuttavia, risiede nella possibilità, grazie a sistemi di questo tipo, di riuscire ad avere in modo efficiente informazioni provenienti da strumenti diversi che, integrati fra loro, consentono di misurare efficacemente le performance dei propri servizi di business e confrontarli rispetto a degli Sla, conoscere il livello di disponibilità dei servizi It erogati, nonché di avere visibilità e controllo sui malfunzionamenti.
È infatti soprattutto dal punto di vista del service support che il configuration management assume un ruolo strategico: una vista d’insieme dei sistemi It permette un miglior supporto ai processi di incident e di problem management.
Tuttavia, proprio perché parliamo di strumenti e programmi che hanno un impatto diretto sull’efficienza e il valore dell’It nei confronti del business, è chiaro che l’area su cui accendere i riflettori non può essere solamente quella tecnologica. Persone, skill e ruoli, processi e interconnessioni sono forse gli aspetti più importanti e critici sui quali è necessario soffermarsi maggiormente, disegnando e definendo le giuste attività in grado di alimentare adeguatamente i sistemi di configuration management.