Tutte le imprese e le pubbliche amministrazioni si trovano oggi di fronte ad un momento di discontinuità rispetto a quelli che sono i modelli di business, le procedure e le operation tradizionali, e vivono questa fase ‘alla ricerca’ di occasioni proficue per trarre valore di business dalle tecnologie. È da questa sintetica analisi di scenario che partiamo per confrontarci con Michele Lamartina, Country Leader per l’Italia e Direttore Commerciale della divisione Grandi Clienti di CA Technologies, secondo il quale il nostro Paese sta viaggiando a due differenti velocità che caratterizzano i tempi di ‘azione e reazione’ delle imprese: “fatta eccezione per alcuni esempi virtuosi di amministrazioni ed enti locali, il settore pubblico fatica ad evolvere, più per resistenze culturali e ostilità ai cambiamenti organizzativi che per mancanza di fondi (anche se il fattore costi ha un peso specifico notevole nell’avvio di progetti di innovazione tecnologica); una situazione verso la quale, a mio avviso, anche l’Agenda Digitale può fare ben poco, dato che manca di un ‘disegno a tendere’ del Digital Government, ossia un piano di sviluppo a lungo termine governato, controllato e misurato (anche attraverso strumenti normativi come i Decreti Attuativi)”.
La visione di Lamartina è comunque positiva e ritiene di vitale importanza il supporto diretto degli operatori Ict: “la difficoltà maggiore per l’Agenda Digitale sta nell’identificare metodi e strumenti finalizzati ad un modello di governance centrale, attraverso il quale gestire percorsi di innovazione che possano generare valore sul territorio locale (e per le aziende che vi operano) e per i singoli cittadini. Il ruolo dei vendor come noi, a mio avviso, può e dovrebbe concretizzarsi non semplicemente con la fornitura tecnologica ma soprattutto con un supporto più incisivo sul piano del Bpm, Business Process Management, date le competenze e le esperienze capitalizzate negli anni attraverso progetti sviluppati insieme alle aziende”.
È infatti sui processi che si deve agire, in prima battuta, per muoversi verso la Digital Enterprise ed è proprio in questa direzione che si stanno muovendo molte aziende private innovative. “Nell’ambito privato, la velocità con cui sta propagandosi il concetto di ‘rivoluzione digitale’ è decisamente superiore a quella della Pa – osserva Lamartina -; sicuramente gli aspetti di produttività/reddittività sempre più critici in funzione di un mercato competitivo sempre più allargato e dinamico sono fattori acceleranti di non poco conto, ma c’è sicuramente da riconoscere il fatto che nelle aziende private vige una più efficace cultura del processo e della governance che di fatto aiutano a concretizzare, a ‘scaricare a terra’, anche gli scenari evolutivi e di innovazione”.
In particolare, nelle imprese del settore privato, la nuova era digitale, dal punto di vista tecnologico, “fonda le sue basi sull’Application Economy”, evidenzia Lamartina in conclusione, “attraverso la quale si snodano progetti (e processi) che stanno di fatto già ridefinendo alcuni business model, come per esempio nelle modalità di interazione, social e mobile, dell’azienda con i suoi interlocutori interni ma soprattutto esterni. E se il servizio digitale attraverso il quale l’azienda ridefinisce il proprio business ‘prende vita’ grazie alle applicazioni, è evidente la necessità di un sempre più efficace It management”.