Joint venture UniCredit-Ibm: nasce Value Transformation Services

Ubis, società di servizi del gruppo creditizio, e Big Blue danno vita, in un modello di co-sourcing, a una nuova società che intende fornire servizi tecnologici anche ad altre banche. La nuova realtà ha definito un contratto decennale con UniCredit per la gestione dell’infrastruttura e degli asset It, con un risparmio per la banca di 725 milioni di euro

Pubblicato il 11 Set 2013

MILANO – È nata da una joint venture tra Ubis (UniCredit Business Integrated Solutions), la società di servizi del gruppo bancario numero uno in Europa, UniCredit e Ibm: si chiama Value Transformation Services (V-TServices) e, operativa dal primo settembre scorso, ha nella sua mission la gestione e l’ottimizzazione delle infrastrutture tecnologiche dell’intero gruppo bancario, operando quindi anche al di fuori dell’Italia (in particolare in Germania, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria).

La nuova società, il cui valore complessivo che comprende gli asset delle infrastrutture tecnologiche di Ubis più la quota di investimento Ibm si attesta intorno ai 100 milioni di euro, appartiene per il 51% a Ibm e per il 49% a Ubis ed è guidata da Giovanni Linzi, amministratore delegato (che però mantiene anche l’incarico di Ibm managing director per il cliente UniCredit), e Massimo Schiattarella che da direttore generale di Ubis passa ad assumere lo stesso incarico per la nuova V-TServices.

Paolo Fiorentino, vice direttore generale di UniCredit

Il primo a spiegare il perché di questa operazione è Paolo Fiorentino, vice direttore generale di UniCredit, il quale, ricordando alcune delle criticità in seno a Ubis (società che opera in 11 paesi per garantire servizi non solo in campo Ict, ma anche di back office, real-estate, security, procurement, con un fatturato 2012 di ben 2,6 miliardi di euro), sottolinea come l’esigenza primaria “fosse trovare partner tecnologici affidabili e competenti con cui condividere la gestione della crescente complessità in seno all’Ict e le responsabilità professionali”. Per gestire l’enorme complessità di un’infrastruttura che quotidianamente supporta oltre 1 milione di transazioni Atm, 3 milioni di pagamenti, 6,5 milioni di transazioni su conto corrente, solo per citare alcuni numeri esemplificativi, “servono competenze specifiche – ammette Fiorentino -. L’infrastruttura tecnologica non rappresenta un elemento qualificante del nostro business, è una commodity, ma questo non significa che la si possa trascurare. Abbiamo deciso di affidarla a chi è più competente e fa questo ‘di mestiere’. L’architettura applicativa, al contrario, rimane all’interno delle competenze Ubis, perché strettamente connessa al business della banca”.

Un altro importante aspetto evidenziato da Fiorentino è quella che lui stesso ha definito “garanzia di accesso al futuro”: “abbiamo identificato Ibm come attore ideale di questa alleanza non solo per la lunga storia che già lega le nostre due società – prosegue Fiorentino –, ma perché sappiamo di poter contare su una realtà che sul fronte tecnologico investe costantemente e che, quindi, ci consentirà di avere accesso all’innovazione”.

Giovanni Linzi, amministratore delegato di V-TServices

E nei piani di V-TServices il percorso di trasformazione e innovazione è già stato tracciato. “In una prima fase lavoreremo sul fronte della stabilità e della standardizzazione – spiega Linzi – concentrandoci sull’ottimizzazione di mainframe, storage e networking. Il percorso di trasformazione proseguirà poi nei prossimi 18/24 mesi con un ambizioso progetto di cloud computing”.

Il cliente numero uno della neo-costituita società è rappresentato naturalmente da UniCredit ma, evidenzia Schiattarella, “intendiamo aprirci al mercato aggredendo il target delle banche di medie dimensioni e altri comparti come, ad esempio, la Pubblica Amministrazione”.

Massimo Schiattarella direttore generale di V-TServices

Alla domanda se non temono di scontrarsi con attori consolidati sul fronte dei servizi bancari Ict in outsourcing (Cedacri, per citarne uno), Schiattarella risponde così: “Abbiamo identificato un target di medie banche che, per ora, non risultano essere coperte da questi outsourcer. Inoltre, riteniamo di poter essere più competitivi grazie alla capacità di investimento in ricerca, sviluppo e innovazione che sul fronte Ubis è pari a 415 milioni di euro, sul fronte Ibm addirittura a 6 miliardi di dollari annui”.

Anche se i relatori non hanno voluto enfatizzare troppo l’elemento di riduzione dei costi, va sottolineato che da questa operazione è stimato ne scaturisca per UniCredit un saving netto di 725 milioni di euro in 10 anni.

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