Sette protagonisti di altrettante storie di successo di business digitale in Italia si sono confrontati nel corso di una Tavola Rotonda, tenutasi nei mesi autunnali e condotta da Annamaria Di Ruscio, Amministratore Delegato di NetConsulting3, durante l’evento organizzato da Ca Technologies per presentare la ricerca “Come sfruttare nel business il vantaggio del software: quali lezioni dai Digital Disrupters’’ realizzata da Freeform Dynamics (Vedi articolo La trasformazione digitale del business: un confronto tra aziende italiane, europee e worldwide). Del tutto eterogenei i ruoli ricoperti dai partecipanti: Ceo, Cio, Country Manager, Responsabile Group Digital & Business Technology. Ma tutti assieme hanno dato vita a una Tavola ricca di spunti su progetti, realizzati o futuribili, anche “borderline” tra settori, magari con ipotesi di opportunità in coopetizione e/o in parnership. “Per sinergie emerse tra gli interventi, a tratti la Tavola sembrava un brain storming. Co-creation non a caso è un termine ricorrente” è stato il commento finale di Di Ruscio.
L’esempio forse di maggior impatto in termini di “reciproche sinergie” è venuto da Food e Retail e dalle diverse componenti del Travel.
Alberto Maldino, Responsabile Group Digital&Business Technology in Barilla, è testimone di una trans funzionalità strutturale per il modo di lavorare ibrido: su 5 linee di sviluppo dell’azienda, 4 sono trans funzionali (Consumer, Shopper, Trasformazioni di processo, Digitalizzazione di persone), una sola è “It per l’It” che opera da piattaforma e servizio alle altre; i membri di tutte le Lob lavorano in una Digital Academy, con obiettivi di sviluppo agile a tre mesi. Un noto progetto, nato da queste sinergie è Cucina Barilla, piattaforma digitale di prodotti complementari: è un “riuscito adattamento dei vincoli che i processi Barilla di norma applicano ai grandi volumi”, ha affermato Maldino.
In Expo 2015, Store del futuro di Coop Italia ha fatto “toccare con mano il valore di non utilizzare dispositivi intermedi” dice il Cio Gabriele Tubertini: il futuro è l’interazione seamless, senza ostacoli, tra cliente e oggetto informatizzato proposto. Coop sarà obbligata (nella sua doppia natura Retailer e Food), a fornire a un consumatore sempre più consapevole, informazioni di aiuto/incentivo alla scelta ben oltre le etichette di prodotto. Con interscambi sempre più stretti Food-Retail.
Ma al punto vendita digitalizzato non si presenta solo il consumatore finale ma si possono presentare anche shopper, ossia operatori del canale (singoli negozi per esempio) che utilizzano la piattaforma digitale per fare il proprio business (il punto vendita quindi non opera solo in una logica B2c ma anche in una logica B2b). È sullo shopper, figura ibrida B2b-B2c, che si gioca una “nuova” trans funzionalità allargata in “una filiera food-retail”, che vede convergere sulla stessa piattaforma figure diverse.
Nel business del Travel, fatto di trasporti, alloggi e ristorazione si vede “fermento” tra grandi operatori come Trenitalia o startup come AirB&b e Gnammo. E una parola risuona su tutte: piattaforma.
Danilo Gismondi, Cio Trenitalia spiega che l’azienda “ha ormai da due anni l’obiettivo di produrre un servizio ferroviario non più segmentato in silos (treno nazionale, regionale, metro, …), ma mirato alla Customer Centricity”, con Trenitalia aperta ad un ecosistema di partner, che offra servizi, su base digitale, door to door “ancillari al trasporto in treno. Non siamo una Software company, ma Achiever si” dice Gismondi. E ipotizza “Chissà che in futuro i treni potranno essere anche noleggiati e non rappresenteranno solo un elemento di offerta del provider, ma saranno anche un segmento di servizio end to end comprensivo di prodotti ancillari”. Una trasformazione “magari lenta [si può facilmente immaginare la complessità di un cambiamento del genere anche in termini normativi, di contrattualistica del lavoro ecc. – ndr] per un settore maturo come quello dei Trasporti, ma inevitabile”.
Per Matteo Stifanelli, Country Manager di AirB&b Italy, il “punto di forza del suo business digitale è la piattaforma a base community senza cui non esisterebbe”. È in atto un “processo di co-creazione sistematico Host-Viaggiatori-AirB&b” che ogni giorno scopre cosa va meglio tutelato lato Viaggiatore o Host. E gli Host iscritti, più veloci a rispondere, più produttivi, con tassi di accettazione più alti, crescono 8 volte negli ultimi 12 mesi.
Ma contano anche il mobile (usato almeno una volta al giorno dal 60% degli utenti) e il business moment, l’istantaneità, decisiva nel soddisfare la domanda: le proprietà affittate con disponibilità istantanea crescono 6 volte negli ultimi 12 mesi. E conta il Turismo 2.0, quel “cerchio intorno al Cliente” in sinergia con i (grandi) operatori di turismo e link alle loro piattaforme digitali. La sfida, per un’azienda che ormai “non è più una startup’’? Proteggere la mentalità di continuare ad innovare, pur assumendo “amministrativi e avvocati”.
Strategico, dice Stifanelli, è soddisfare la customer experience, la voglia di esperienza autentica e di qualità. La leva per rispondervi è l’intelligence: un database che racconti le esperienze degli Host e abbia un contatto territoriale stretto con il Viaggiatore.
Gianluca Ranno, Ceo di Gnammo, descrive una piattaforma collaborativa per organizzare un Home Restaurant a casa propria, “spostando il modello di business di AirB&b dalle lenzuola alla tavola”. Su Gnammo un cuoco pubblica per un pranzo privato menù, giorno e ora previsti; uno ‘gnammer’ sceglie un evento e, se accettato a condizioni concordate, partecipa e infine posta i propri commenti.
3.500 cuochi attivi in varie città fanno di Gnammo il più grosso Home Restaurant virtuale in Italia. Seguendo il modello ‘circolare e post industriale’ della sharing economy, al produttore di servizi e al consumatore, Gnammo contrappone la figura ibrida del prosumer (producer – consumer), così come nel Retail appare lo shopper (ibrido B2c – B2b). Il Prosumer in Uber o in Blablacar dà o trova un passaggio a pagamento o in car pool, in AirB&b prende o dà in affitto un locale: su Gnammo è volta a volta gnammer o cuoco.
Roberto Macina, Ceo di Qurami, ha prodotto un’App Time Saving che “fa la fila al posto tuo e ti restituisce il tempo che le file ti fan perdere”. Funziona con un semplice numero: l’esercente trova conveniente finanziare il servizio gratuito al consumatore di Time Saving per migliorare la customer experience e crescere i volumi. Qurami (disponibile per iOs, Android, Windows Phone e Blackberry) utilizza un servizio di geo-localizzazione che consente di scegliere la struttura in cui ci si vuole recare (e che abbia aderito alla community Qurami, se non l’ha fatto è possibile segnalarlo in modo da attivare il servizio). Una volta individuata, si preleva un ticket elettronicamente (come se ci si trovasse in sala d'attesa) tramite il telefono e si monitora l'avanzamento della coda, in modo da non perdere tempo aspettando il proprio turno. Il sistema indica anche il numero delle persone in fila e tempi di attesa, e può suggerire uffici limitrofi con code inferiori. All’utente non resta che presentarsi all’ora stabilita con il cellulare alla mano.
Né poteva mancare lo stato dell’arte dei pagamenti digitali, uno sguardo alla disintermediazione che il Finance digitalizzato deve fronteggiare.
Alberto Dalmasso, Ceo Satispay, la descrive come “il” borsellino elettronico su smartphone, in grado di far pagare qualunque tipo di transazione senza contanti, anche sotto i tipici 10 euro sotto i quali, con le attuali App che di fatto replicano la struttura di costi delle transazioni pre-digitali, l’esercente declina la transazione.
A Satispay invece basta l’Iban di un conto indicato dall’utente per disintermediare i tradizionali circuiti di carta di credito, debito e bancaria. Come fa? Sfrutta una “Internet dei pagamenti” nella nuova direttiva sui pagamenti europei sostitutiva di Rid e Bonifici: in veste di intermediario unico addebita o accredita qualunque conto senza doversi accordare banca per banca, nè integrare con diversi linguaggi transazionali. Si smarca insomma dalla multilateralità dei pagamenti tradizionali che rende eccessiva la marginalità per troppi business.
Risultato: gestire addebiti e bonifici in Internet dei pagamenti ha costi interni per transazione “al centesimo di euro”, contro i 30 centesimi per una Banca (che sull’interbancario ha 3 o 4 payment provider) o la catena di intermediari equivalente per i circuiti carte di credito.
Per l’Italia Satispay è sul mercato da 1.1.2015; per lanciare il servizio in tutta la Ue si sta facendo autorizzare come “Istituto di Banca elettronica”, con sede a Londra. I costi del servizio? Zero per i privati, qualunque la cifra transata. Per gli esercenti il modello di pricing è zero sotto i 10 euro di incasso e 20 centesimi fissi da 11 a 500 euro. A conti fatti “Satispay propone in tutti i settori un risparmio commissionale dell’80%”, dice Dalmasso. Un crollo più che un calo di marginalità da disintermediazione oltre al calo intrinseco da esecuzione digitale, da fronteggiare per i provider finanziari tradizionali. Da notare che tra i finanziatori di Satispay figurano anche Jonathan Weiner e Ray Iglesias (fondatori del progetto Google Wallet), oltre ad altri manager e imprenditori di successo sparsi tra Gran Bretagna, Germania e Silicon Valley che hanno investito per lo sviluppo della loro startup “made in Cuneo”.