Caso Utente

Storage virtualization per i servizi Cedacri

Attraverso la virtualizzazione dell’infrastruttura storage, il leader italiano nei servizi di outsourcing per le banche può offrire ai clienti un robusto servizio di Disaster Recovery realizzando, nel contempo, un risparmio che deriva dalla gestione ottimale sia delle proprie risorse umane sia di quelle  tecnologiche. Nella fotografia Elena Campidoglio, Senior Information Technology Executive di Cedacri

Pubblicato il 13 Feb 2010

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Nata nel 1976, quindi più di trent’anni fa, Cedacri, può dirsi a buon diritto un nome storico del mondo dei servizi di outsourcing applicativo, infrastrutturale e di processo, ed è leader in Italia nella fornitura di questi servizi per il settore Finanze e Banca, servendo istituti di credito generalisti, specializzati, privati e on-line, nonché Sim, società di gestione risparmio e altre finanziarie. Costituita, con il nome di Cedacrinord, per iniziativa di cinque banche che avevano capito quali vantaggi potevano derivare dal mettere a fattor comune soluzioni informatiche il cui uso era vitale per il funzionamento dell’istituto ma il cui possesso non era un fattore di vantaggio competitivo, oggi Cedacri è una realtà molto articolata. Cedacri SpA, il cui capitale è partecipato da 25 banche italiane (che ne sono quindi insieme clienti, ancorchè non esclusivi, e proprietarie), è infatti alla testa di un gruppo di società controllate o partecipate formato da C-Global Cedacri Global Services e C-Banking Cedacri Banking Services, per l’outsourcing dei processi di business; Docugest e Csab Printing Global, per i servizi di stampa e spedizione dei documenti e Ribes, società di Business Information. Nel 2008 è stata creata a Chisinau, capitale della Repubblica Moldova (ex Moldavia), Cedacri International, una filiale dove vengono svolte attività di sviluppo software. Nell’esercizio 2008 il Gruppo, che conta oltre mille dipendenti, ha fatturato 256 milioni di euro, dei quali oltre il 70% (184,2 milioni) generati da Cedacri SpA, i cui servizi sono quindi il core business dell’intero Gruppo. È importante notare che il modello di business di Cedacri prevede un rapporto molto stretto con le banche utenti sia nell’ideazione sia nell’implementazione dei pacchetti applicativi che sono oggetto del servizio, realizzando di fatto una partnership a lungo termine che si traduce in soluzioni che si sviluppano ed evolvono restando costantemente allineate alle nuove esigenze dell’istituto utente. Ciò è possibile  in quanto Cedacri dispone di un sistema informativo multi-banca, multi-sito, multi-lingua e multi-canale che può essere adattato all’organizzazione, ai processi ed alle operazioni di ogni singola banca e che rappresenta la base tecnologica sulla quale integrare le soluzioni che articolano a vari livelli i servizi offerti.
Tra questi, hanno particolare importanza i servizi di Disaster Recovery e di Business Continuity, le cui soluzioni tecnologiche e infrastrutturali, con data center distanti più di 150 Km uno dall’altro e collegati tra loro in tempo reale, rispondono largamente ai requisiti della Banca d’Italia. Ed è stata la decisione di garantire i migliori Sla per questo tipo di servizio, realizzando nel contempo una gestione più razionale delle proprie risorse (perché, come giustamente osserva Elena Campidoglio, Senior Information Technology Executive di Cedacri: “quanto più possiamo ridurre i nostri costi  tanto più possiamo essere aggressivi nelle proposte che offriamo al mercato”) che ha portato al progetto di cui vogliamo parlare. Come infatti ricorda Campidoglio: “Avevamo la necessità di rivedere lo storage, la cui infrastruttura era basata su sistemi di molteplici fornitori con hardware anche molto diversi, allo scopo di uniformare per quanto possibile la gestione dello storage e di poter dotare gli ambienti di produzione di funzionalità di copia istantanea e di replica asincrona tali da abilitare il Disaster Recovery”. E poiché il passaggio obbligato verso questo obiettivo passa dalla storage virtualization, la prima cosa da fare era identificare lo strumento di virtualizzazione più adatto.
Dopo aver analizzato quanto offriva il mercato, la scelta di Cedacri è caduta sulle soluzioni proposte da Hitachi Data Systems (Hds), nel caso costituite da Hitachi Universal Storage Platform sul lato hardware e Hitachi Universal Replicator sul lato software. L’aspetto che più di altrì è risultato vincente agli occhi di Cedacri è stato quello della robustezza, “…trattandosi di una virtualizzazione realizzata via hardware (nei sistemi HDS TagmaStore USP le risorse fisiche sono gestite e assegnate a livello del controller dei disk array, tramite hardware dedicato integrato nei controller stessi o in appliance separate) e per di più con un hardware che da anni viene messo alla prova, sempre con ottimi risultati. Non occorre implementare software specifici né a livello di server né a livello di switch di rete, per cui si apre da subito la possibilità di virtualizzare volumi dell’ordine di parecchi terabyte senza avere un degrado prestazionale”. Ciò comporta, spiega Campidoglio, “la garanzia di una elevata scalabilità, altro punto di forza di questa soluzione”. Questo  tipo di virtualizzazione, infatti, è molto più efficiente della virtualizzazione a livello server (tutta software) ed elimina gli errori che possono avvenire, specialmente in scrittura, nella virtualizzazione a livello San (in parte software e in parte hardware) per problemi di rete.
Il valore di questa affermazione si comprende quando si considera che il gruppo Cedacri conta più di 150 clienti, tra i quali 70 banche servite da Cedacri SpA in full outsourcing, con la gestione di oltre 2.700 sportelli e oltre 30 mila dipendenti, che sono poi gli utenti finali delle applicazioni sviluppate dalla società e che (va ricordato) sono in larga parte concorrenti, lavorando tutti negli stessi orari d’ufficio. Poi ci sono gli utenti dei canali virtuali, con una media di circa 3 mila connessioni concorrenti, e gli oltre 15 mila promotori delle società finanziarie: decine di migliaia di persone che portano a più di 31 milioni il numero delle transazioni gestite ogni giorno, un volume il cui impatto sullo storage si può immaginare. Robustezza e scalabilità non sono solo vantaggi, sono esigenze vitali.
Il progetto è nato tre anni fa in concomitanza alla costituzione di due gruppi di lavoro, uno dedicato allo storage (di cui Elena Campidoglio è direttamente responsabile) e uno dedicato ai database, allo scopo appunto di risolvere quello che per la società era un annoso problema. E cioè unificare la gestione dello storage mainframe, tradizionalmente svolta da personale dedicato, con quella dello storage della server farm, tradizionalmente svolta dai vari sistemisti, in modo da realizzare un’infrastruttura in grado di abilitare un Disaster recovery di livello enterprise. Decisa la virtualizzazione dell’infrastruttura (“l’unica strada – commenta Campidoglio – per arrivare al Disaster recovery in tempi ragionevoli”) e scelta la soluzione tecnologica, il progetto ha cominciato a concretizzarsi con una prova condotta, prosegue Campidoglio, “Virtualizzando uno storage molto vecchio ma contenente dati meritevoli di recovery. Abbiamo così potuto verificare che l’accesso ai dati era adeguato, senza alcun degrado nelle prestazioni, che anzi in scrittura risultavano migliorate, e si è quindi proceduto al passo successivo, con l’abilitazione della replica dei dati sul sito di Disaster recovery, che dista 150 chilometri da quello di produzione”. Fatto questo primo passo, la virtualizzazione di altre infrastrutture, anche di ben maggiori dimensioni, si è poi svolta, dice Campidoglio “in modo veramente rapido: abbiamo stabilito come riorganizzare i nostri dati e abbiamo allestito un vero e proprio ambiente di produzione per il Disaster recovery. Per Cedacri da una parte e per le facilities che serviamo dall’altra”.
Concepito e sviluppato, nelle sue linee generali, dalla funzione It di Cedacri in completa autonomia, il progetto ha poi usufruito, nella sua fase implementativa, dell’apporto dato dagli specialisti di Hds. Grazie a questa collaborazione si sono potuti realizzare degli ambienti di prova che, come si è detto, sono rapidamente passati in produzione. Ad oggi il volume dei dati coperti dal Disaster recovery assomma ad oltre 50 terabyte virtualizzati e replicati sul sito remoto.
Naturalmente, anche le risorse storage presenti in questo sito, il cui collegamento con quello principale è stato potenziato per far fronte alla crescita del traffico dati (anche se, osserva Campidoglio, la tecnologia Hds assorbe eventuali discontinuità della rete), sono state virtualizzate tramite soluzioni Hds omologhe a quelle implementate sul sito di produzione, in modo da garantire un livello di servizio conforme ai parametri di data management e Disaster recovery imposti da Cedacri e conformi alle normative del settore.
Realizzata ai fini del Disaster recovery, la storage virtualization costituisce inoltre la chiave di volta d’una attività pressoché costante in una infrastruttura complessa come quella di Cedacri, e cioè la movimentazione dai dati dai sistemi storage che mano a mano vengono dismessi in quanto obsoleti, su quelli nuovi. Stante la possibilità, tramite l’Hitachi Universal Replicator, di spostare i dati da un qualsiasi sistema storage a un qualsiasi altro, anche di diverso fornitore, questa migrazione oggi avviene, commenta Campidoglio, “con una facilità che prima era impensabile”. Con un vantaggio economico notevole, che non deriva solo dal risparmio di tempo da parte del personale. Infatti, “Non avendo più bisogno di sistemi omogenei per poter replicare i dati, si è potuto attivare il Disaster recovery sui dati per i quali veniva fornito questo servizio ammortizzando normalmente lo storage che avevamo in casa, che abbiamo usato finché per noi era conveniente farlo, senza alcuna dismissione anticipata”.

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