Fino a ieri l’informatizzazione delle aziende era un passaggio obbligato in quanto consentiva alle organizzazioni (di qualsiasi dimensione) di raggiungere maggiore efficienza e velocità, ma anche nuove economie di scala nella gestione del tempo e delle risorse. Ancora oggi è così: quello che è cambiato sono i livelli tecnologici coinvolti e, di conseguenza, gli approcci, le strategie e le prospettive di sviluppo. Dal punto di vista operativo, ad esempio, in passato l’approccio all’ICT era molto simile a quello adottato con la prima automazione: si comprava e si installava dell’hardware, si acquistava o si sviluppava software, si faceva formazione alle persone.
Poi il World Wide Web è diventato una realtà globale e pervasiva: il mondo ha iniziato davvero a essere sempre più connesso e comunicante. Le aziende hanno dovuto reimpostare la governance e abbracciare nuovi orizzonti tecnologici, cercando le soluzioni più adatte a supportare il business. Capire l’innovazione digitale è diventato un must.
I driver della trasformazione digitale
Il progressivo e inarrestabile sviluppo (basti pensare ai passi compiuti dalle tecnologie mobile e wireless negli ultimi dieci anni) ha incrementato i livelli di sofisticazione dell’ICT e delle soluzioni di supporto al business: sono diventate tali e tante che l’innovazione digitale è considerata la quarta rivoluzione industriale. Tra l’automazione e il cloud, in realtà, ci sono solo 6 gradi di separazione: dematerializzazione, digitalizzazione, multicanalità e virtualizzazione. Certo è che hardware, software e networking sono diventati asset aziendali fondamentali alla crescita del business, ma il trinomio non funziona senza un’intelligenza abilitante la governance.
Negli scorsi mesi Digital4, in collaborazione con Sap, ha coinvolto il pubblico dei propri lettori con un ruolo di decision maker in un’indagine i cui risultati confermano non soltanto che le imprese italiane stanno investendo nell’innovazione digitale, ma che ogni organizzazione segue un proprio orientamento nelle scelte e negli approcci dettati da specifiche direttive di business.
Malgrado la necessità di contenere i costi e di fronteggiare l’onda lunga dell’ultima crisi economica, quasi tutte le aziende intervistate (l’87%) conferma di aver pianificato un budget dedicato all’innovazione digitale. Il 52% del campione ha dichiarato di destinare all’innovazione lo stesso budget del 2014, mentre oltre un terzo (il 37%) incrementerà gli investimenti rispetto all’anno precedente. Solo l’11% delle aziende ha dichiarato di ridurre la spesa, investendo di meno.
A rispondere alle domande dei ricercatori il top management, ripartito sulle tre aree chiave del processo decisionale: CIO e responsabili IT (51% del panel), CFO (27%), Sales & Marketing (22%), tutti appartenenti ad aziende di piccole e medie dimensioni.
L’universo gestionale è lo specchio della nostra imprenditorialità
A dirigere l’orchestra tecnologica sono comunque i CIO. I 782 IT manager intervistati hanno dato risposte molto chiare rispetto agli argomenti caldi delle loro agende: cloud computing (23,31%) e Mobile (20,88%) in testa, ma il lavoro sempre più convergente tra il marketing e l’IT porta tra i capitoli della governance anche la Social Collaboration (9,06%). Seguono i Big Data (8,34%), le soluzioni di virtualizzazione (7,75%) e, infine, le tecnologie di archiviazione/memorizzazione (4,79%). Il focus della gestione per tutte le LOB ha un unico baricentro: l’ERP. Tra le aziende italiane la scelta di supportare il business attraverso una suite gestionale ad alta integrazione è consolidata. Oltre due terzi delle aziende utilizza un ERP da più di cinque anni (per il 76% dei CIO e per il 72% dei CFO). Il 15%, invece rientra nella fascia di utilizzatori relativamente recenti: da meno di cinque anni a due anni. Solo il 5% delle aziende usa un ERP da meno di un anno. A un confronto comparato, i risultati delle risposte dei CIO e di quelle dei CFO evidenziano come non ci siano significative differenze tra le dichiarazioni delle due LoB. Se ne deduce che non sussiste uno scollamento tra quella che è l’effettiva governance dell’IT e la percezione del servizio da parte di chi fruisce come utente del supporto informatico.
La gestione funziona ma ci sono ancora molte aree di miglioramento
C’erano una volta il pc e il digital signage (che oggi ci sono ancora). Poi sono arrivati i totem interattivi, gli smartphone, i tablet, gli smart glass, gli smartwatch… Tutto un mondo di informazioni ha iniziato a girare intorno a noi, , nel nostro ruolo variabile di utenti, dipendenti, collaboratori, consumatori, clienti o cittadini. Gli ERP non sono solo piattaforme gestionali, ma abilitatori di nuovi servizi multicanali che permettono di accedere a tutta una serie di informazioni digitalizzate. Servono alle persone che lavorano nelle aziende a lavorare in un modo nuovo, diverso e integrato, all’insegna della massima condivisione e collaborazione, con un’intelligenza di sistema a valore aggiunto che, grazie a una multicanalità di fruizione, vale dentro e fuori all’azienda.
Cloud e virtualizzazione sono le nuove strade di una governance virtuosa, che garantisce maggiore supporto a tutti gli utenti secondo approcci caratterizzati dalla massima flessibilità ma anche da una maggior sicurezza. L’ERP da suite gestionale diventa lo snodo di un Big Data Management di nuova generazione, progettato non solo per convogliare e gestire una molteplicità di flussi informativi, ma anche per offrire nuovi strumenti di ricerca e interpretazione dei dati. L’evoluzione naturale dell’ERP è sia nella sua fruizione on demand, sia nel potenziamento di tutti gli aspetti legati alla Business Intelligence. Perché l’innovazione digitale ci insegna che non c’è business senza intelligence.
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