In origine fu la tecnologia flash come complemento per accelerare i server e sistemi di storage, come array di dischi ibridi/flash storage. Poi è stata la volta di array all-flash come soluzioni ad hoc per accelerare le applicazioni specifiche in e out bound.
La terza generazione è nata quando gli array all-flash hanno cominciato ad acquisire le funzionalità di gestione tipiche dei sistemi di storage aziendali tradizionali, ovvero quando un’azienda poteva muovere molte delle proprie applicazioni (se non tutte) sullo stesso array all-flash condiviso.
Ed ecco il fattore chiave della quarta generazione, che prevede la costruzione di storage per uso generico, non come point solution. Ma il vero cambiamento che caratterizza la quarta generazione non arriva dall’hardware, ma dalla consapevolezza che i sistemi di flash storage, grazie a una maggiore capacità, oggi permettono di fare cose che prima erano semplicemente impossibili: sono più veloci, permettono di risparmiare spazio nel data center, consumano meno energia, richiedono meno raffreddamento e forniscono prestazioni nettamente più consistenti rispetto ai sistemi di memorizzazione meccanica.
Naturalmente, questo passaggio rappresenta una sfida: occorre fare i conti con un’eredità culturale importante, c’è molto da disimparare e ci sono diversi bagagli ad abbandonare. Per contro, imparando le nuove tecniche e pianificando la nuova infrastruttura del data center Flash-enabled, questa tecnologia potrebbe rapprensentare l’ultimo pezzo del puzzle in grado di dare nuovo respiro al business.
Le tecnologie Flash superano la legge di Moore
La tecnologia Flash di classe enterprise, con la forte crescita della sua densità, sta superando la legge di Moore e la relativa diminuzione dei costi ha tutto il potenziale di trasformare il mondo della programmazione. Per decenni, ai programmatori è stato insegnato di evitare (per quanto possibile) di scrivere sul disco. Ora ciò non è più necessario. Le attività in settori come le analytics, che in precedenza avrebbero richiesto troppo I/O su disco o troppo tempo, sono oggi considerate una prassi.
“Ragionando sul futuro dei data center – racconta Dani Golan, CEO di Kaminario – mi sembrava chiaro ci fosse una disconnessione significativa tra il mondo del business moderno e l’IT. Il business infatti, negli ultimi quindici anni, è cambiato radicalmente: oggi è agile, scalabile, veloce, flessibile e adattabile ai cambiamenti. L’IT invece è esattamente l’opposto: per cui ogni cambiamento in questo settore, che si tratti di Cloud, Big Data o virtualizzazione, rappresenta un tentativo di colmare questa lacuna. Non stiamo solo risolvendo un problema di stoccaggio, stiamo riequilibrando l’intero IT. E c’è tutta una generazione di programmatori e tecnici del settore che va rieducata: se negli ultimi quarantacinque anni a queste persone è stato insegnato di utilizzare il disco il meno possibile, noi oggi diciamo loro: usatelo quanto volete!”.
Alcuni importanti sviluppatori di software hanno già adattato le loro piattaforme per sfruttare gli attributi di memoria flash, e alcune aziende forniscono già versioni flash specifiche del loro software. Tuttavia, si tratta ancora in gran parte di implementazioni di seconda o terza generazione, dove la tecnologia dove flash viene utilizzata per accelerare programmi o processi esistenti. Le applicazioni sono state ricostruite, per esempio, per avere meno cicli di scrittura e averli più veloci, per rimuovere i ritardi I/O intenzionali (utilizzati talvolta in passato mettere il processore in attesa che l’hard disk raggiungesse e fornisse i dati).
Secondo gli esperti è così che si elimina un vincolo che gravava sugli sviluppatori di applicazioni. Ora il processo di sviluppo avviene in modo diverso: innanzi tutto si accelera il lavoro e in secondo luogo lo storage si avvicina all’applicazione. In un caso estremo, durante i test con un cliente, ci è capitato che un’applicazione che funzionasse con un array flash: lo storage era troppo veloce per l’applicazione, che non si aspettava che i dati fossero ancora pronti!.
La Flash motorizza le applicazioni di oggi (e di domani)
Il vero cambiamento generazionale arriverà quando le organizzazioni compiranno il prossimo grande passo e costruiranno insieme nuovi programmi e processi, o rielaboreranno quelli esistenti in modi che prima dell’avvento della tecnologia flash non erano possibili. Wolf fa l’esempio di una società di distribuzione di gas che ha radicalmente cambiato la sua attività logistica: ora infatti può iniziare il suo percorso alle 5 del mattino, orario in cui il personale sta caricando i camion, invece di dover iniziare alle 2 di notte. Rohit Kshetrapal, CEO di Tegile, che ha sviluppato gli array Flash Software-defined, offre un altro esempio: i suoi array possono, con il permesso del loro proprietario, riportare i dati di utilizzo a Tegile.
Questo permette all’azienda di prevedere quando il cliente esaurirà capacità o cache e offrirgli quindi aggiornamenti o manutenzione in modo proattivo. E tutto ciò è possibile esclusivamente grazie alla tecnologia Flash: “Si tratta di una enorme quantità di dati – sottolinea Kshetrapal – e non avremmo potuto gestirla senza Flash, perché la raccolta dei dati avrebbe rallentato il sistema”. Una recente indagine effettuata per conto di Kaminario ha suggerito che l’adozione della tecnologia flash è ancora in gran parte guidata dall’accessibilità economica e dal desiderio di maggiori prestazioni (e ciò fa pensare che la maggior parte delle organizzazioni sia ancora allo stadio di seconda e terza generazione). Finora sono molto poche le organizzazioni 100% Flash.
Perché implementare la quarta generazione di Flash
Il passaggio alla quarta generazione di flash prevede che sviluppatori e analisti di sistemi apprendano nuovi modi di pensare e facciano uso delle proprietà uniche di Flash per riprogettare i processi di business. Lo storage general-purpose è essenziale: dato che il cambiamento è così travolgente, risulta quasi superfluo dire che siano necessari array progettati per gestire i carichi di lavoro misti, piuttosto che soluzioni a sé stanti. Alcune attuali implementazioni flash aziendali quindi possono funzionare bene come fondamento per la quarta generazioni, mentre altre no. Un altro fattore essenziale è la scalabilità. Parte della storia della quarta generazione di Flash è la transizione verso data center allo stato solido.
Ci può essere ancora memorizzazione meccanica nel backup e livelli di archiviazione ma nella front line sarà tutto silicio. L’ultima cosa di cui si ha bisogno qui è la dispersione di array, con gli array gestiti in modo indipendente aggiunti in silos discreti per soddisfare le crescenti esigenze di capacità. Un altro elemento fondamentale da tenere in considerazione è il rapporto costo-efficacia: ci sono diversi modi per costruire array flash, ad esempio utilizzando unità a stato solido, schede flash appositamente progettate, o un approccio verso lo storage software-defined per legare insieme le unità di stoccaggio delle commodity. Occorre assicurarsi di scegliere una soluzione che permetta una buona scalabilità e lo faccia in maniera economicamente vantaggiosa, permettendo di sfruttare i progressi nella densità di flash e nell’andamento dei prezzi.