La visione Serena di un Alm ‘orchestrato end to end’ dal business

“Il ciclo di vita del software visto come processo è da sempre il punto di forza dell’approccio Serena all’Application Life Cycle Management (Alm)”, dice Claudio Monzini, Iberia & Italia Area Manager dell’azienda, nel commentare per ZeroUno la disponibilità generale di una delivery applicativa orchestrata, capace di sviluppo iterativo coesistente con la continuità delle operazioni

Pubblicato il 26 Mag 2011

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Serena ha un modello collaudato da ormai sei anni che combina una presenza diretta, a Milano e a Roma, con la collaborazione di consulenti freelance che eseguono servizi professionali presso primari clienti Finance. “Referenze? Le prime due banche italiane, la madre di tutte le banche, l’ente che ci assicura le pensioni e grandi assicurazioni a partire da una triestina”. Così ha specificato Claudio Monzini, nel descriverci la Release Management Solution (Rms) automatizzata per aziende medio grandi, che consente un rilascio “continuo e non disruptive alle Operazioni da parte della Software factory aziendale”.
“La visione Serena è quella di un Alm orchestrato, paragonabile a un sipario a due tende su un palcoscenico, Demand e Deploy, per un’applicazione (magari ubiqua e pervasiva da propagare su più server). Con la ‘tenda’ Demand abbiamo raggiunto una piena integrazione dei processi di Demand con Dimensions, il Repository di sviluppo, mentre la ‘tenda’ Deploy si apre con l’offerta di Rms automatica, in una delivery applicativa orchestrata”.
Rms abolisce il muro dei noti patemi della fase di rilascio in produzione, durante un week-end, in cascata dopo un periodo più o meno lungo di sviluppo e assurance: il rilascio è non disruptive e automatizzato “con script interni” nei server interessati al riciclo di un’applicazione. Un motore di tipo Business Process Manager, Orchestrator, regola e controlla l’iterativo avanzamento di sviluppo su operazioni – e i relativi riflessi e ricicli secondo una metodologia Agile – sempre con flussi di processo incentrati su Dimensions.
Storicamente, i clienti “nei tool Serena hanno visto il modo più orientato a processi e business friendly per la propria application factory” e vi hanno personalizzato il ciclo di vita demand-deploy, con ruoli (sviluppatore, quality assurance, configuration manager, metodologo) e relativi stati di avanzamento. Orchestrator adotta la metodologia Agile del framework Scrum, per project management incrementale”, dice Monzini. Ne nasce un innesto dello “stream tipico di Agile nei processi intorno a Dimensions”: anziché una soluzione agile classica Internet, Orchestrator innesta un “ibrido” rispondente ai requisiti di classe Enterprise in cui, tenendo presente i valori delle linee di codice in gioco, a livello business si può decidere se iterare e in che direzione aggiustare il tiro o bloccare lo sviluppo”, con un processo ordinato tale da abbattere i costi di compliance. Emerge qui la Rms automatica verso i vari server target dell’applicazione riciclata, quale ultimo step e vera novità dell’orchestrated application delivery. La scelta dell’ibrido Agile “Scrum Dimensions” non detta l’abbandono di metodologie Waterfall [modello di ciclo di vita del software secondo cui la realizzazione di un prodotto software consta di una sequenza di fasi ndr], se imposte dall’ambiente di sviluppo del cliente. Ma l’ibrido Agile rende rapidi sia l’adattamento a un cambiamento dettato dal business, sia l’adozione di una nuova applicazione. Insomma, orchestrare il Demand management – Rilascio automatizzato è consono al cambiamento continuo a traino business; e surclassa il processo Requirement Management – Deployment, in cui l’It si muove solo dopo aver mappato e valutato costi e impatti. Un dettaglio: sotto la pressione della consumerizzazione e della pervasività applicativa, al volante dell’Alm cambia l’autista, che diventa un project manager business oriented.

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