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Le best practice per la gestione dei file di configurazione



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Alcuni consigli e strumenti per poter gestire al meglio i file di configurazione ed evitare gli errori più comuni

Pubblicato il 26 set 2024



File di configurazione

La gestione dei file di configurazione è cruciale per mantenere ambienti sicuri, disponibili e coerenti, sia in contesti on-premises che cloud. Questa breve guida elenca le best practice per la gestione dei file di configurazione, utile per chi supporta server Linux e Windows, router di rete o server web multipli.

Cosa sono i file di configurazione

I file di configurazione sono file che contengono informazioni (impostazioni, opzioni, valori e parametri) necessarie per il corretto funzionamento di sistemi operativi, applicazioni, dispositivi. Alcuni file di configurazione sono relativamente semplici e specifici per singola applicazione, mentre altri governano l’intera funzionalità del sistema o mantengono le versioni delle applicazioni.

In passato, gli amministratori IT utilizzavano metodi poco strutturati per mantenere le copie master, affidandosi a strumenti di replica, come rsync, per distribuire i file e impostare semplici processi di automazione utilizzando SSH e script Bash. Oggi però, con la crescita di ambienti complessi, è richiesto un diverso approccio per mantenere i file di configurazione, considerando che le moderne metodologie CI/CD e DevOps enfatizzano il ruolo dell’automazione, scalabilità e controllo delle versioni.

Va da sé che sia molto importante definire alcune linee guida per una efficace gestione dei file di configurazione che elenchiamo nel prosieguo.

Evitare gli errori più comuni

In base all’esperienza degli analisti di TechTarget ci sono alcuni errori che ricorrono con una certa assiduità.

  • Accettare le impostazioni di sicurezza predefinite. Valutare attentamente se le impostazioni di default sono adeguate per il proprio ambiente.
  • Utilizzare nomi e riferimenti “hardcoded”. I nomi delle risorse possono cambiare, specialmente in un ambiente cloud scalabile. Evitare di fare riferimento ai sistemi tramite nomi o altri identificatori che potrebbero essere modificati.
  • Attenzione agli errori di sintassi. Anche piccoli errori di battitura nei file di configurazione possono creare problemi. Usare strumenti e processi di revisione può aiutare a identificare presto le anomalie.
  • Gestione dei permessi. Rivedere i criteri di accesso per gli account di servizio, le connessioni SSH con strumenti di automazione che facilitano la gestione dei file di configurazione.
  • Criteri di logging. I file di configurazione possono riguardare le impostazioni dei file di log, inclusi i livelli di rischio e le politiche di retention. Assicurarsi che queste siano allineate con i requisiti di sicurezza.

Pianificare una gestione efficace

Un punto importante è definire chiaramente cosa dovrebbero gestire i file di configurazione e su quali piattaforme si applicano. Risulta utile, quindi, pianificare un controllo centralizzato e mantenere una documentazione aggiornata affinché tutti comprendano quali file di configurazione esistono e quali impostazioni applicano.

Stabilire una “fonte unica”

Per “fonte unica” si fa riferimento a un repository che contiene la versione definitiva di tutti i file di configurazione. Questo repository è la fonte ufficiale per i file di configurazione e tutti i file sono originari di questo repository. Il concetto si estende a ogni file mantenuto nel repository. Esaminare con attenzione con attenzione ogni master copy dei file in questo repository. La centralizzazione facilita la comprensione e la manutenzione dei file, prevenendo scenari in cui alcuni amministratori accedono a file da un repository mentre altri da un altro.

Automatizzare dove possibile

Gli ambienti IT moderni enfatizzano il ruolo dell’automazione in quanto riduce l’errore umano che può derivare da processi manuali incoerenti o fallaci. Tali errori possono diventare disastrosi, andando a disabilitare servizi critici. Con i sistemi automatizzati non c’è il rischio di dimenticarsi di dispositivi o applicazioni. Non solo: gli aggiornamenti dei file vengono distribuiti a tutti i dispositivi disponibili, assicurando impostazioni omogenee. Inoltre, l’automazione gestisce anche le situazioni di autoscaling negli ambienti cloud, dove più sistemi possono essere creati o rimossi.

Utilizzare il controllo delle versioni

La gestione delle versioni è fondamentale per controllare i file di configurazione. Il metodo più comune impiegato è Git, capace di gestire questi file in modo efficiente. Inoltre ci son diversi strumenti automatici che lavorano bene con Git.

Testare e validare i file di configurazione

È fondamentale testare i file di configurazione come dimostrato dal caso CrowdStrike a luglio 2024 con Windows. Che siano effettuati in ambienti sviluppo o con strumenti automatici, è importante assicurarsi che eventuali cambiamenti nei file non introducano complicazioni o causino tempi morti. Considerare questi tipi di test:

  • Test d’integrazione. Questo metodo assicura che il file si carichi correttamente e l’applicazione funzioni come previsto.
  • Validazione della configurazione. Questo approccio verifica la sintassi e la struttura dei file per evitare errori tipografici ed altri errori basilari.

Procedure automatizzate e set di strumenti che controllano la sintassi durante il processo editoriale aiutano a mantenere files consistenti ed affidabili.

Alcuni tool di gestione della configurazione

Molti strumenti si occupano di gestire e distribuire i file di configurazione. Questi tool sono specializzati nel mantenimento degli ambienti infrastructure-as-code (IaC). Alcune opzioni sono:

  • Ansible
  • Chef
  • Puppet
  • SaltStack
  • Terraform

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