Mentre negli Usa le settimane a cavallo tra luglio e agosto segnano, dopo le chiusure di metà anno, un picco di attività, in Italia sono invece dedicate alle vacanze. Così, Paolo Sangalli, proprio ad agosto nominato Vp del Systems & Technology Group di Ibm Italia, dopo essere stato AD per i Servizi Finanziari, ha preferito attendere l’autunno per esporre ai media, con giusto risalto, una serie di novità in area hardware presentate nei mesi estivi. Dopo aver brevemente ricordato gli investimenti e le acquisizioni effettuate in area tecnologica e illustrato le iniziative a supporto della formazione e degli skill professionali dei partner, Sangalli ha passato la parola ad Andrea Negro, System Z Platform Leader, per l’annuncio più significativo della giornata: quello del nuovo zEnterprise BC12.
BC sta per ‘business class’, la fascia di mercato che Ibm considera midrange. Il nuovo sistema verrà offerto a un prezzo inferiore agli 80mila euro per una capacità che parte da 50 Mips, ma può arrivare a 5mila sotto zOS con 7 processori e a 14 mila sotto Enterprise Linux Server con 13 processori. Molte sono le caratteristiche, nell’hardware come nel software di base, che pongono il nuovo sistema in una classe superiore rispetto allo z-114, il precedente entry-level dei System Z. Non possiamo qui descriverle in dettaglio, ma le principali si sintetizzano in un processore più veloce (4,2 GHz), in un raddoppio della Ram rispetto allo z-114 e in una serie di novità nella compressione dati (sino a 4:1), nella condivisione della memoria, nei compilatori e altro che si applicano anche ai sistemi zEC12, di fascia enterprise.
Che i megatrend dell’It abbiano aperto nuovi scenari alla ‘soluzione mainframe’ non è una sorpresa. Negli ultimi tre anni l’installato dei System Z è cresciuto sia come utenti (oltre 210 nuovi account) sia come capacità in termini di Mips (+23% nel mondo e +10,7 % in Italia, anno su anno). Rispetto all’infrastruttura, che già si può dire ‘tradizionale’, basata su blade server, il mainframe ha infatti il vantaggio di offrire un ambiente virtuale ‘nativo’ i cui livelli di sicurezza e affidabilità, che negli ambienti virtualizzati basati su sistemi x86 si realizzano con soluzioni raffinate ma complesse da realizzare e gestire, rispondono alle esigenze del cloud e della mobilità per le applicazioni business-critical. Lavorando su questa base, Ibm ne ha potenziato le doti di consolidamento (fino a 40 server virtuali per core) e soprattutto, grazie all’acquisizione, a luglio, dell’israeliana CSL International e del suo software Csl-Wave, ha semplificato la gestione delle risorse di calcolo, memoria, storage e rete negli ambienti z/VM e Linux-on-System-Z.
Inoltre, seguendo un’altra tendenza in atto nell’offerta data center, ha potenziato gli aspetti di ottimizzazione dei sistemi in funzione degli ambiti operativi. Così, per le prestazioni nel cloud è stata migliorata la famiglia Omegamon for z/OS; per le sinergie tra servizi core-business e piattaforme mobili c’è il nuovo Cics Transaction Server Feature Pack e per le applicazioni analitiche l’integrazione di Cognos BI 10.2.
NeXtScale per l’High Performance Computing
Contestualmente agli annunci mainframe, Ibm ha anche presentato una novità in area x86. Si tratta del NeXtScale System, una piattaforma per il calcolo intensivo che arriva sino a 84 sistemi e 2016 core in una singola unità rack da 19”, triplicando la densità dei componenti rispetto ai server attuali. Progettato in modo da potersi facilmente integrare con le infrastrutture e i tool di gestione x86, rappresenta una soluzione per un’applicazione di HPC (grafica, imaging, internet media, analisi real-time e così via) che debba essere rapidamente implementata.