La diffusione del virus Covid-19 in tutto il mondo non ha portato Micro Focus a cancellare il suo programmato evento Micro Focus Universe ma a convertirlo, con successo, in un happening virtuale e a confermare Micro Focus Universe 2020.
“Trasformare una grande manifestazione aziendale dal vivo al virtuale nel giro di poche settimane non è stato un compito da poco, ma Micro Focus ha scelto di unirsi al movimento #StoptheSpread e di spostare rapidamente Micro Focus Universe sul web alla luce di ciò che sta accadendo nel mondo in questo momento” ha dichiarato Genefa Murphy, Chief Marketing Officer di Micro Focus. “Siamo grati di avere una base clienti così fedele, una forte comunità di partner e dipendenti coinvolti, che ha portato più che a triplicare le registrazioni dopo aver annunciato il cambiamento di sede alla fine di febbraio”.
Per dare qualche numero, un totale di 3.500 clienti e partner si sono registrati per le sessioni virtuali e l’hashtag #VirtualUniverse dell’evento ha già raggiunto 18 milioni di visualizzazioni. Gli oltre 30 speaker dei clienti e decine di oratori Micro Focus hanno segnalato un forte coinvolgimento online con i partecipanti.
Micro Focus Universe 2020: ecco come realizzare la Digital Transformation
Come da tradizione, Micro Focus Universe è stata l’occasione per il vendor per offrire la propria percezione del fenomeno della Digital Transformation, proporre la propria visione per una sua migliore implementazione da parte delle aziende e annunciare novità di prodotti, servizi, partnership e go-to-market.
Il primo a intervenire nella prima giornata è stato il CEO della multinazionale IT Stephen Murdoch che ha sottolineato l’importanza che ciascuna azienda, “trovi il proprio modello di trasformazione digitale, mirando anche al bilanciamento fra costi, rischi e velocità di innovazione. L’approccio di Micro Focus è disciplinato e pragmatico. Noi cerchiamo di aiutare le aziende a continuare a sfruttare, laddove possibile, le risorse esistenti modernizzando, e ad abbracciare il nuovo. Secondo noi, i pilastri che devono sostenere digital transformation sono quattro: velocità, che si ottiene soprattutto attraverso l’adozione di metodologie e strumenti di Enterprise DevOps; agilità, sinonimo di Hybrid IT Management, con l’obiettivo di rendere dati, applicazioni, workload e infrastrutture trasportabili da un cloud a un altro; security risk & governance, in quando oggi la sicurezza è fondamentale; e infine insight, ossia la capacità di sfruttare i big data e tutti i dati in crescita esponenziale attraverso predictive analytics.
“Micro Focus – ha sottolineato il suo CEO – vanta un posizionamento unico sul mercato, grazie al possesso di un insieme di soluzioni per la digital transformation aperte, in grado di utilizzare in modo flessibile qualsiasi public cloud e di garantire un supporto olistico a tutti i progetti di trasformazione digitale modellizzata sulla realtà di ogni singolo cliente. Infine, la nostra filosofia è customer-centric: l’obiettivo lavorare in modo stretto con i clienti, offrendo loro prodotti che permettono il migliore allineamento fra tecnologie e business, e di farlo in modo coerente, scalabile, di livello enterprise, globalmente, in modo tradizionale e sempre più anche Software-as-a-Service (SaaS)”.
Modernizzazione applicativa, sviluppo, IT Service Management
Durante gli altri keynote di Micro Focus Universe 2020 sono risuonati spesso concetti che per Micro Focus rappresentano fattori chiave per i successi delle iniziative di digital transformation. E non poteva mancare un iniziale riferimento a una realtà su cui riflettere. A porlo su tavolo, fra gli altri, Neil Fowler, Vice President e General Manager Application Modernization & Connectivity (AMC): “L’impatto del fallimento dei nuovi progetti IT in un singolo anno, su scala globale, è pari a 1,7 trilioni di dollari”. Il manager ha voluto accostare questo dato con un altro: “Nelle ultime cinque decadi, l’88% delle aziende che all’inizio facevano parte della classifica Fortune 500, ne sono uscite”. Quale lezione trarre? Che è necessario adattarsi a un mondo che cambia, ma farlo evitando errori che possono, invece che aumentare o mantenere la competitività di un’azienda, causare la scomparsa. “Noi in Micro Focus – ha ricordato Fowler – siamo impegnati a permettere alle aziende sia di modernizzare le applicazioni strategiche di tipo core, sia di introdurre nuove tecnologie”.
Un approccio che, del resto, viene incontro all’esigenza della maggior parte delle aziende (che non siano start up pure, aggiungiamo noi). A questo proposito Derek Britton, Global Head of Product Marketing AMC, ha citato una survey condotta dalla società di analisi Vanson Bourne per conto di Micro Focus, secondo il quale agli inizi del 2020 il 92% degli intervistati ha dichiarato di considerare strategiche le applicazioni Cobol della propria organizzazione, rispetto all’84% di un analogo sondaggio condotto nel 2017. “Il Cobol – ha sottolineato il manager – ha festeggiato il suo 60esimo compleanno l’anno scorso. E possiamo dire che ancora conta, come dimostrano altri dati rilevati nell’indagine, realizzata di un campione di circa 2000 aziende in tutti i settori e in tutte le aree geografiche: il 63% degli intervistati ha affermato che la modernizzazione delle applicazioni Cobol è una delle loro priorità nel 2020; solo il 35% ha risposto di essere intenzionato a dismettere queste application”.
Già, ma come vede Micro Focus la modernizzazione delle applicazioni legacy? La risposta è nell’utilizzo, anche in questo ambito, delle metodologie Agile e DevOps sotto gli aspetti dello sviluppo, dei processi e delle infrastrutture secondo un approccio che il vendor ha predeterminato e collaudato. Ed è qui che troviamo un filo conduttore che collega l’application modernization con gli ambiti dello sviluppo e delle operazioni IT.
In diversi interventi, vari manager Micro Focus, fra i quali Jerome Labat, CTO dell’azienda californiana, hanno usato la locuzione “software factory”, fabbrica del software, ricordando anche l’affermazione di Satya Nadella, CEO di Microsoft, secondo il quale “ogni business diventerà un software business”. Secondo Labat, questo significa che “chi si occupa di tecnologie diventa un partner del business: non si limita a ricevere ed eseguire ordini, ma ci lavora insieme, utilizzando le stesse metriche”. Il CTO, dopo aver ricordato che questo approccio è lo stesso che è stato applicato in Micro Focus negli ultimi anni, per lo sviluppo di nuovi prodotti, ha aggiunto: “In una software factory si deve, dietro le quinte, cambiare il modo di ragionare; per il lavoro quotidiano occorre ricercare e mettere a disposizione i tool giusti”. Questo per poter implementare in modo efficace i modelli Agile, DevOps e DevSecOps (la sicurezza integrata nativamente nelle applicazioni e nei processi). Per questo obiettivo, Micro Focus è impegnata utilizzare e promuovere l’adozione del framework IT4IT gestito da Open Group.
Analytics, AI, automazione e sicurezza
Altre parole chiave, durante tutto Micro Focus Universe 2020, sono state Artificial Intelligence (AI), Machine Learning (ML, sia supervised sia unsupervised), chatbox, automazione, AIOps orchestrazione, integrazione e sicurezza. Analytics, AI e automazione sono discipline che Micro Focus è impegnata a integrare e potenziare in tutti gli ambiti, dal Software Life Cycle Management (SLDC), all’IT Service Management (ITSM) alla sicurezza, convinta che le sfide della digital transformation si possono vincere anche attraverso la semplificazione della gestione di ambienti sempre più ibridi, complessi e pervasivi, con minacce sempre maggiori da parte della cybercriminalità e altri attori, clienti (esterni e interni) sempre più esigenti in termini di Customer Experience (CX), e consumatori sempre più attenti a come vengono gestiti i propri dati personali. Per rispondere a questi trend, Micro Focus continua a innovare i suoi prodotti per tutto l’ecosistema IT delle aziende, anche, se necessario, stringendo partnership strategiche o acquisendo aziende leader in ambiti emergenti e complementari.