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Migrazione data center: 7 errori da evitare

Esistono alcuni problemi di migrazione dei data center che ogni gestore di queste infrastrutture dovrebbe considerare come prioritari. Potrebbe aiutarlo a risparmiare denaro, prevenire la perdita di dati ed evitare ritardi durante questo delicato passaggio

Pubblicato il 02 Nov 2023

Immagine di SerGRAY su Shutterstock

Come spesso accade nei processi di migrazione, anche in quello dei data center emergono delle complessità ma, con una pianificazione adeguata, si possono evitare molti problemi. Le organizzazioni devono però essere consapevoli delle sfide più comuni che le aspettano per riuscire a evitare costi eccessivi, ritardi e potenziali perdite di dati.

Oltre ad una pianificazione accurata, molto utili sono anche una prova pratica e un’esecuzione attenta, per avere buone probabilità di successo nel migrare il proprio data center. È importante tener presente le seguenti sfide che ci si può già preparare ad affrontare.

1. Mancanza di pianificazione infrastrutturale e di programmazione

Quelle che riguardano l’infrastruttura sono le sfide più comuni che i team dei data center si trovano di fronte durante la migrazione. Possono di volta in volta variare, ma molto spesso hanno origine dall’assenza di pianificazione dell’intera infrastruttura del data center, compresi hardware, sistemi operativi, applicazioni, protocolli di sicurezza e apparecchiature di rete.

Per creare un nuovo ambiente di data center è fondamentale poter contare su una comprensione completa dell’infrastruttura esistente. C’è quindi una fase di conoscenza da prevedere durante la prima fase della migrazione di un data center, nota come fase di scoperta. La tentazione di sorvolarla c’è, incorrendo nel rischio di trascurare dei pezzi di infrastruttura preziosi. Quando i team cercheranno di portare a termine la migrazione, infatti, potrebbero poi scoprire che un’applicazione o un programma di sicurezza non funzionano, oppure che non hanno eseguito correttamente il provisioning del nuovo ambiente. E ciò può accadere proprio quando qualche elemento è stato tralasciato: si tratta di un errore costoso e che richiede tempo per essere corretto.

2. Saltare una migrazione di prova

La migrazione di un data center è da considerare un processo complesso ed estremamente sensibile agli errori. Per mitigare i rischi può essere utile fare tanta pratica o, addirittura, simulare la migrazione in anticipo. Sono entrambi modi per far sì che tutti i soggetti coinvolti comprendano il proprio lavoro e che emergano in modo evidente i potenziali problemi. Per esempio, scoprire elementi di infrastruttura dimenticati durante una migrazione di prova è molto meglio che trovarli durante la migrazione vera e propria.

Tali simulazioni possono essere condotte in vari modi, con programmi software o gemelli digitali, per esempio, ma anche in una semplice sala riunioni su lavagne bianche. Ciò che resta fondamentale è il poter ripercorrere ogni fase con tutti i membri del team di migrazione. Facendo una prova si elimina ogni potenziale problema del processo e si rafforza la fiducia di tutti, riducendo i rischi legati allo stress per la migrazione vera e propria.

3. Mancato backup dei dati prima del trasferimento

La vera e propria migrazione deve essere sempre preceduta dal backup di tutti i dati perché avvenga senza problemi e tutto funzioni come previsto. Non si può mai avere tale certezza, però, quindi proprio per questo è fondamentale assicurarsi di avere copie di tutti i dati, nel caso in cui qualcosa vada storto.

Si può scegliere dove effettuare il backup: nel cloud o su server isolati in sede che non saranno coinvolti nella migrazione. La prima risulta l’opzione più semplice per la maggior parte delle organizzazioni, perché i team dei data center possono domandare al proprio provider di cloud di procurare loro lo storage di backup prima di effettuare la migrazione.

Se si lavora con server on-premise, meglio avere l’accortezza di controllare due volte la copia del contratto di servizio con il tenant. Questo perché, se i dati vengono persi durante la migrazione a causa di un guasto cronico o catastrofico da parte del proprietario del data center o del locatore, gli affittuari hanno almeno la possibilità di rescindere il contratto di locazione. Sebbene sia necessario un backup per recuperare i dati persi, una mossa di questo tipo offre agli affittuari dei data center l’opportunità di trasferirsi in una nuova struttura senza costi aggiuntivi.

4. Mancanza di prevenzione dei tempi di inattività non pianificati

All’interno del processo di migrazione di un data center bisogna tener conto anche dei tempi di inattività. È fondamentale che i team coinvolti in questa attività si ricordino di pianificarli e provino, per quanto possibile, a prevenirli. Quando i tempi di inattività non vengono considerati, accade spesso che qualcosa vada storto nel processo di migrazione. Frequenti, in queste situazioni, sono per esempio gli imprevisti tecnici che richiedono di intervenire velocemente per ridurre i danni. La prevenzione dei tempi di inattività non pianificati si basa spesso su una precisa pianificazione della migrazione. Ciò significa anche mappare e documentare con cura l’infrastruttura esistente, ma anche effettuare una migrazione di prova, per evitare errori e incidenti.

5. Mancata pianificazione di un’elevata latenza del server

Anche la latenza può ostacolare i programmi di migrazione dei dati, prolungando i tempi di attesa mentre i file vengono trasferiti lentamente nel nuovo ambiente. Questo accade soprattutto quando si spostano verso o dal cloud: la migrazione ai server cloud comporta molti vantaggi, la bassa latenza è solo un beneficio occasionale.

A seconda della configurazione dei server cloud di un’organizzazione, la latenza può essere molto elevata, soprattutto se la larghezza di banda è limitata. Potrebbe non essere inevitabile che aumenti, anche, ma le organizzazioni possono tenerne conto all’interno del programma di migrazione per minimizzarne gli impatti negativi.

6. Scarsa pianificazione fiscale e finanziaria

Oltre ai contrattempi legati al tempo, le organizzazioni devono anche pianificare le spese extra che possono emergere durante la migrazione del data center. Trascurando l’aspetto finanziario, potrebbero ritrovarsi con costi fuori controllo se qualcosa va storto dal punto di vista tecnico. Esistono tanti fattori che possono causare costi imprevisti durante la migrazione del data center, sia nel cloud che in sede, tra cui l’accumulo di dati, l’elevata latenza che causa la lentezza dei trasferimenti di dati e tutti i vari errori e problemi tecnici.

Non sempre è possibile prevenire gli incidenti che causano costi eccessivi ma si può giocare d’anticipo. Ciò significa, per esempio, mettere da parte un po’ di denaro extra nella fase di pianificazione finanziaria, per coprire eventuali incidenti.

7. Sovra o sottoprovvigionamento del nuovo ambiente

Alcuni problemi di migrazione possono riguardare anche il nuovo ambiente. Quando si tratta di provisioning, può capitare per esempio che sia sovra o sotto provvisionato. L’organizzazione può disporre di spazio extra per i nuovi dati quando i nuovi server sono sopraprovvisionati. Le organizzazioni potrebbero pagare per una quantità di storage superiore al necessario.

È però più probabile che sia il sotto provisioning a causare problemi. Ce ne si accorge quando lo spazio a disposizione si esaurisce prima che il trasferimento dei dati sia terminato. Un provisioning insufficiente è solitamente il risultato di una pianificazione inadeguata o di un errore durante la configurazione del nuovo ambiente.

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