Si è tenuta non molto tempo fa, organizzata da NetEvents, una tavola rotonda virtuale a cui hanno partecipato alcuni vendor interessati a confrontarsi su “What’s hot in networking? & Analyst view”, questo il titolo.
A parte alcuni espliciti, quanto inevitabili, esempi riferiti alla propria offerta, gli esperti hanno provato a tracciare un quadro oggettivo rispetto a una serie di ipotesi evolutive riguardanti una delle più importanti tecnologie infrastrutturali dei nostri tempi, il networking, appunto.
Chairman dell’incontro, Jeremiah Caron (Global Head of Research & Analysis – Technology Group, GlobalData). Insieme a lui, Mansour Karam (President & Founder, Apstra), John Apostolopoulos (Vice President & Chief Technology Officer Intent-Based Networking Group & Innovation Labs, Cisco), Bob Friday (CTO and Co-founder of Mist, a Juniper Networks company), Kevin Deierling (SVP Marketing, Networking, Nvidia) hanno quindi proceduto per punti di focalizzazione sui quali si stanno concentrando i principali investimenti delle aziende nonché le primarie criticità evolutive delle tecnologie di rete.
Le tecnologie di rete sotto pressione
Nella prima parte del 2020, in tempi davvero critici del Covid 19, le tecnologie di rete e quelle IT in generale, per esigenze di modalità lavorative sicure e protette, sempre più smart e distribuite, sono state messe a dura prova e hanno dimostrato tutta la loro centralità (e in genere efficacia) nel sostenere un deciso cambiamento di focus da parte delle imprese, fenomeno registrato da una recente ricerca di GlobalData, realizzata proprio nei mesi più critici della pandemia (vedi figura 1 e 2): da una priorità sull’aumento delle vendite e del business, situazione tipica della fase pre Covid, all’importanza di fattori quali la sicurezza dei dipendenti e la business continuity.
Questo spostamento, che dovrà essere verificato nei tempi lunghi per vedere se diventerà un elemento strutturale nel modo di operare delle imprese e non contingente all’emergenza pandemica, è stato direttamente collegato a due punti sottolineati dai relatori: la possibilità di utilizzare, grazie a reti sempre più performanti e grandi ampiezze di banda, nuove tipologie di applicazioni; e, secondo aspetto, di utilizzare queste applicazioni con sempre maggiori livelli di sicurezza.
A questo proposito sia Apostolopoulos (Cisco) sia Friday (Mist) convergono, sottolineando inoltre come oggi circa il 70% di tutto il traffico internet sia su reti wireless, con il 50% di questo su WiFi. “Stiamo assistendo ad un vero shift di paradigma in cui il WiFi e il wirless in generale stanno diventando davvero business critical”.
Altro elemento su cui puntare attenzione e investimenti è l’adeguata governance (Kram, Apstra), perché “è evidente come si stiano realizzando ambienti di rete sempre più multivendor, ma la cui gestione diventa elemento sempre più critico”. E ancora: “Soprattutto la misurazione dei dati sulla rete – in aggiunta poi alla diffusione delle reti 5G e a sempre nuove tipologie di applicazioni – nonché la capacità di gestirli in ambienti sempre più distribuiti-edge, diventa importante”. Da qui l’evoluzione sempre più marcata di reti intent based, in cui elementi di automazione e di intelligenza distribuita lungo il networking (dal centro all’edge, con impiego distribuito e capillare di tecnologie AI e machine learning) consentono di aumentare efficienza, governare da remoto misurazioni e performance applicative, definire policy di sicurezza cloud native, consentire agli utenti di controllare in proprio (definire specifici parametri di security, priorità di connessione ecc.) le diverse partizioni in cui è possibile segmentare le reti wireless, a cui far accedere in modo governato e automatizzato i diversi dispositivi.
In sintesi, è quindi l’automazione, a detta dei partecipanti, l’unica via al controllo della complessità e al corretto disegno di policy (in funzione delle diverse esigenze degli utenti) in cui si può strutturare il networking. Esiste poi, direttamente collegato all’automazione, il tema della capacità di analisi dei dati. “I CIO intelligenti non hanno timore delle tecnologie di intelligenza artificiale, non le vivono come potenziale pericolo per il proprio ruolo e le proprie competenze – ha rimarcato Deierling (Nvidia). Il gap attualmente evidente esiste tra una grande quantità di dati disponibile e la capacità di attuare corrette e conseguenti azioni. È fondamentale utilizzare tool di AI e soprattutto capire a fondo come utilizzarli al meglio per prendere azioni coerenti e opportune rispetto a quanto l’analisi dei dati consente di rilevare”.