MILANO – 60 mila chilometri di fibra ottica utilizzati per servizi di telecomunicazioni prima di tutto dagli operatori Telco ma anche direttamente da aziende utenti. Questo è il patrimonio infrastrutturale su cui Interoute sta giocando la sua partita nei mercati internazionali con due sedi principali, Londra e Praga, e 102 secondarie in altre città in 30 Paesi; 21 Man (reti metropolitane) e 59 data center (in espansione) sono gli altri ‘numeri vincenti’ della società che ha raggiunto i 296,7 milioni di euro nei primi 9 mesi del 2012 con una crescita del 23% rispetto all’anno precedente. “La divisione italiana è quella che da oltre 10 anni porta il maggior apporto al gruppo ed è cresciuta del 28%”, annuncia con evidente orgoglio l’amministratore delegato della società italiana, Simone Bonannini. “Una crescita, quella globale, alimentata dall’aumento della domanda per servizi di rete privata a livello paneuropeo e per lo unified computing basato su cloud”.
Il primo tassello, quello dei servizi di rete privata si traduce nell’ampliamento della disponibilità di banda larga a livello geografico e vede nella mobility un fortissimo acceleratore: “All’inizio della loro proposta, gli operatori mobili basavano la loro offerta di servizi di telefonia mobile su qualche migliaio di apparati di antenne radio (stazioni radio base) – spiega Bonannini -. Oggi questi punti radio sono quadruplicati perché sono aumentati gli utenti ma la tecnologia sottostante non è più sufficiente. Mentre prima bastava infatti una infrastruttura di rete in rame perché il ‘traffico dati’ era minore rispetto al più tradizionale ‘traffico voce’, oggi la richiesta di ‘banda larga in mobilità’ per l’accesso ai dati sempre più massivo richiede un’infrastruttura in fibra ottica, anche per supportare le antenne radio”.
“L’infrastruttura in fibra ottica è uno dei pilastri dell’offerta su cui si fonda la strategia di Interoute, che ha investito risorse anche per la costruzione di stazioni sub-marine per garantire la connessione ai Paesi del Sud Mediterraneo ma, soprattutto, di poterli ‘collegare’ ai mercati europei, importante ‘bacino intermedio’ tra i mercati americani e l’est asiatico”, precisa Bonannini. “Non solo: il collegamento sub-marino ci permette di offrire con maggiore semplicità tutti i servizi di Unified Ict erogati dai nostri data center europei a Paesi che in questo momento stanno crescendo a ritmi decisamente importanti”.
“Interoute sta ampliando il numero dei suoi data center in Europa per soddisfare l’aumento della richiesta per servizi cloud”, aggiunge ancora l’amministratore delegato. “La nostra strategia, incentrata sulla Unified Ict è quella di fornire servizi di computing, di comunicazione e connettività con un approccio integrato, sfruttando al massimo l’infrastruttura di Ngn, Next Generation Networking, e la piattaforma cloud che eroghiamo dai nostri data center europei”.
Uno dei ‘fiori all’occhiello’ della proposta è l’Interoute Virtual Data Center, che, dai siti di Amsterdam, Berlino, Ginevra e Londra, eroga servizi di public cloud: “Il Virtual Data Center permette alle aziende di configurare servizi di cloud computing dinamici e scalabili per dotarsi di nuove risorse di elaborazione in pochi minuti in maniera del tutto automatica”, spiega Bonannini. E poiché i timori in termini di sicurezza e data protection frenano ancora molte realtà, Interoute è in grado di proporre alle aziende, ai service provider e agli operatori Telco anche offerte di private cloud totalmente dedicate: “Diamo la possibilità di dotarsi di un’infrastruttura cloud privata totalmente a uso dell’azienda che la può controllare e gestire come meglio crede – conclude Bonannini -. L’infrastruttura risiede nei nostri data center (l’azienda può scegliere anche in quale sede) ma è fornita in via esclusiva, con tutti i doverosi parametri di sicurezza e protezione. Nulla vieta poi di scalare tale infrastruttura anche con gli altri servizi del Virtual Data Center”.