C’è un elenco di sfide riguardanti i computer quantistici. Sia per il loro funzionamento, sia per la loro integrazione con l’informatica tradizionale, quella di più comune comprensione. Sono tante, però, anche le realtà, grandi o piccole, che in questi ultimi anni cercano di risolverle. La startup SEEQC si è concentrata su una e ce l’ha fatta. Esiste dal 2018 e ha da sempre convinto i grandi investitori, ora però potrà godere del suo momento di celebrità su scala globale. Questo grazie al suo recentissimo annuncio: nel suo stabilimento di fabbricazione, a Elmsford, ha prodotto un chip digitale che funziona a temperature super-fredde.
Chip, cavi e temperature
Realizzato utilizzando wafer di silicio, ma non i transistor, questo nuovo chip abiliterebbe uno step davvero consistente nel mondo del quantum computing. Promette infatti miglioramenti in velocità, scalabilità, consumi e costi.
Nella maggior parte dei casi oggi i processori quantistici si trovano in camere criogeniche. Solo a bassissime temperature, infatti, possono funzionare rendendo possibili calcoli prima impensabili. Si parla di temperature vicine allo zero Kelvin, molto diverse da quelle a cui lavorano computer classici.
La vera sfida è quella di permettere ai due computer di collaborare, in ambienti adeguato alle esigenze di entrambi. In teoria, infatti, le informazioni provenienti dai processori quantistici, misurate in forma di onda, devono passare a una forma digitale composta da uno e zero, comprensibile anche ai computer classici che, a loro volta, sono utilizzati per controllare e accedere ai qubit.
Prima dell’invenzione di SEECQ, c’era un problema di collegamenti e di cavi. Quelli che dovevano collegare il processore quantistico, al freddo, con computer classici, posti a temperatura ambiente, rischiavano di creare problemi, a causa del brusco cambio di temperatura. Oppure di causare rallentamenti, abbassando l’efficienza dell’intero processo. Con i nuovi cavi, il problema non si pone.
Sempre più vicini alla soluzione di problemi reali
La portata della scoperta sembrerebbe essere imponente. SEEQC stessa ha intenzione di implementarla nel proprio computer quantistico. Sicuramente lo farà a stretto giro, con il primo chip presentato, in grado di controllare i qubit e leggere i risultati. Intanto, potrà lavorare agli altri che sta ancora sviluppo. Sono due, andranno in una parte leggermente più calda della camera criogenica e avranno il compito di elaborare ulteriormente le informazioni necessarie per il calcolo quantistico.
Dopo l’annuncio, però, è l’intero mondo del quantum computing a tirare un sospiro di sollievo e speranza. Questa nuova tecnologia potrebbe infatti facilitare la costruzione di computer quantistici più potenti. Questo perché ogni camera criogenica diventerebbe capace di ospitare un maggior numero di qubit. Una conquista cruciale, visto che potrebbero volercene migliaia o addirittura milioni, per arrivare a eseguire algoritmi utili a risolvere problemi reali.