Infrastruttura iperconvergente è la parola chiave per comprendere la trasformazione digitale oggi in atto nei data center delle imprese, sempre più ‘software-defined’, e quindi anche la nascita, nel 2009, e il percorso di sviluppo di un’azienda come Nutanix, che negli ultimi sei anni di attività “ha cambiato molto pelle, portando continua innovazione sul mercato”.
Who's Who
Alberto Filisetti
Lo sottolinea con visibile orgoglio Alberto Filisetti, in Italia country manager di Nutanix, illustrando a Milano strategia e risultati della società, dal 2016 quotata al Nasdaq. Nel mondo, oltre 7.800 organizzazioni usano il software Nutanix, ma anche nel nostro paese i clienti non mancano, dichiara Filisetti, e appartengono a diversi settori: dalla Pubblica amministrazione, con la Ulss 5 di Arzignano (VI), agli ambiti bancario e assicurativo, con Credito Valtellinese e MutuiOnline S.p.A.; dall’Istituto nazionale di statistica (Istat), ai player del retail e della grande distribuzione organizzata. Oltre all’eccellenza della soluzione software, aggiunge il manager, occorre ricordare gli investimenti fatti in termini di supporto per la risoluzione di problemi tecnici e malfunzionamenti; il supporto è un fiore all’occhiello, grazie a servizi d’intervento proattivo come Pulse e Alerts.
Enterprise cloud, via i silos applicativi e la complessità di gestione
Alle aziende che oggi hanno nuove idee di business, e vogliono sfruttarle subito per indirizzare opportunità commerciali, chiarisce Matteo Uva, channel director di Nutanix Italia, il cloud pubblico piace per la velocità con cui permette d’implementare la nuova applicazione o servizio, senza perdere tempo con l’amministrazione dell’infrastruttura IT on-premise, e pagando la nuvola solo per le risorse effettivamente consumate. Vi sono però dati sensibili, proprietà intellettuale e applicazioni ‘business-critical’ che, per validi motivi, non è pensabile spostare con leggerezza sul cloud pubblico: qui, il software Nutanix, attraverso l’hypervisor Acropolis (AHV), che fa convergere risorse di elaborazione, storage, networking e virtualizzazione, risolve il problema portando l’agilità e i vantaggi di gestione dell’IT nel cloud pubblico anche dentro il data center aziendale, attraverso la creazione di un cloud enterprise che elimina i tradizionali silos applicativi e la loro complessità di gestione.
Who's Who
Matteo Uva
A livello fisico, lo stack software (Acropolis, Prism) è supportato dall’hardware convergente di diversi fornitori OEM, con cui la società ha stretto accordi: Dell EMC, Lenovo, IBM. Dopo l’acquisizione, nel 2016, della startup Calm.io, la Enterprise Cloud Platform si è arricchita di Calm, il componente che, grazie a un’orchestrazione evoluta a livello applicativo, consente di disaccoppiare la gestione applicativa dall’infrastruttura sottostante – quindi cloud privati, pubblici, ambienti multi-cloud – semplificando il lavoro dei team IT che devono gestire le applicazioni e supportare le esigenze di business. Il tutto è amministrabile centralmente, da un ‘single pane of glass’, attraverso l’interfaccia Prism. Per finire, la disponibilità degli Xi Cloud Services sulla Google Cloud Platform (GCP), frutto dell’alleanza strategica con Google, chiude il cerchio, mettendo a disposizione su GCP servizi per la costruzione di un sito di disaster recovery (DR), su cui è possibile estendere e replicare tutte le applicazioni del data center primario.