OpenWorld 2009: la metamorfosi di Oracle

La società di Ellison si trova in una fase di profonda trasformazione ed evoluzione della propria strategia. Accanto allo sviluppo continuo di data base, middleware e application, si affaccia l’integrazione post-acquisizione di Sun che apre nuovi scenari nell’hardware. Verso quel ruolo di global player a cui l’azienda tende ormai dichiaratamente da alcuni anni

Pubblicato il 03 Nov 2009

SAN FRANCISCO – Intendiamoci: gli annunci ci sono, come sempre accade all’Oracle OpenWorld, la più importante manifestazione di aggregazione, incontro e confronto tra clienti, partner, analisti e, in ultimo, anche giornalisti, sulle strategie e i prodotti della società di Larry Ellison (nella foto). Ci sono (vedi gli altri articoli di questo servizio) ma sono un “rumore di fondo”; o meglio rappresentano lo spunto per approfondire, nelle oltre 1.800 sessioni parallele, tutto l’ampio ventaglio di offerta della società. Caratteristiche tecniche e funzionamenti (con demo e incontri con gli oltre 450 partner presenti) vengono discussi durante questo evento “monstre” al quale partecipano, nei quattro giorni di manifestazione, oltre 43.000 persone, una parte rilevante delle quali accetta di sborsare circa 2.000 dollari per essere presente.

Insomma: come tutti gli anni, San Francisco, dove si svolge l’evento, si tinge di “rosso Oracle”, con attività che dalle tre location del centro congressi Moscone Center “esonda” negli alberghi della città in una serie di eventi “technology oriented” che soddisfano la necessità di formazione e updating degli operatori.
Ma quello che conta, quest’anno, è soprattutto cercare di “mettere ordine in casa Oracle”, per identificare “i fondamentali” della strategia di un’azienda che sta profondamente cambiando. Lo si capisce andando a sentire i keynotes del “grande capo Ellison” e come lui traccia, attraverso annunci e spesso feroci comparazioni prestazionali tra i propri sistemi e quelli dei competitor che di volta in volta entrano nel mirino dell’azienda di Redwood Shores, le linee guida dello sviluppo dei prossimi anni. Cerchiamo di andare un po’ al di là dei trionfalismi che Ellison già di suo ama e che un evento di questo tipo deve necessariamente proporre ai partecipanti.
Fin dal primo giorno, sul palco si sono presentati i due big, Larry Ellison e Scott McNealy, Ceo della neo acquisita Sun. Va detto però, prima di qualsiasi considerazione su questa operazione, che l’OpenWorld non ha potuto rappresentare quell’occasione di approfondimento su strategie e percorsi di integrazione organizzativa tra le due aziende in quanto il merger è ancora, alla data in cui andiamo in stampa, sub-judice all’Antitrust europea. Mentre il Dipartimento di Giustizia americano l’ha approvata lo scorso 20 agosto, la Commissione europea a Bruxelles responsabile della concorrenza, si è presa invece quattro mesi di tempo per esaminare le varie sfaccettature di questa operazione rispetto al rischio di una posizione dominante di Oracle all’indomani dell’acquisizione di Sun. E questo, soprattutto in riferimento al ruolo e alle prospettive di MySql, il data base open source sviluppato dall’omonima società svedese MySqlAB, acquisita poi per 1 miliardo di dollari all’inizio del 2008 da Sun. Essendo ora passata Sun sotto il controllo del numero uno mondiale dei data base, è logico e legittimo interrogarsi sulle prospettive future e sulla potenziale posizione dominante che la società di Ellison potrebbe assumere in ambito open source. A questo proposito, come vedremo in seguito nel dettaglio, Ellison è stato chiaro, rilasciando dichiarazioni ufficiali di supporto futuro e forti investimenti.
Innovazioni e dichiarazioni impegnative
L’elemento che senz’altro accomuna i due Ceo e le due aziende, come oggettivamente la storia dell’Ict dimostra, è la continua tensione all’innovazione tecnologica e la forte capacità realizzativa. Prendete Sun, con una storia di 27 anni di innovazioni importanti (tra le principali il microprocessore Sparc, il ruolo di primo piano nel movimento Open source, la nascita di Solaris, la creazione di Java) e pensate alla sua integrazione all’interno di Oracle e della strategia di espansione che la società sta portando avanti da anni a colpi di acquisizioni e grazie ad una fortissima capacità di sviluppo tecnologico in ambito application, middleware e data base e si può immaginare il potenziale di offerta che ci si ritroverà nei prossimi anni. Tuttavia….alcune cose ancora non quadrano.
Quello che è accaduto alcuni mesi fa, l’acquisizione di Sun per 7,4 miliardi di dollari, rappresenta davvero una svolta nel posizionamento di Oracle. Sulle mosse future in merito, Ellison è stato chiaro: “Spenderemo più soldi per Sparc, Solaris e MySql di quanto oggi possa fare Sun”. E ancora: “Il nostro obiettivo è migliorare le performance dei sistemi Sun Solaris integrandovi in modo ottimale il software Oracle”. E soprattutto: “Ibm: non vediamo l’ora di competere con te nel business dell’hardware”. Dichiarazioni forti e impegnative. Ma andiamo oltre le parole.
Fin dallo scorso Aprile, Ellison aveva affermato il suo obiettivo di causare un vero e proprio shake out del settore Ict combinando l’offerta di software Oracle enterprise class nelle applications, nel middleware e nei data base (recente è l’annuncio della release 2 dell’Oracle DB 11 G con miglioramenti nelle performance delle query 10 volte superiore, in velocità, alla versione precedente; nuove funzioni per il pooling dei server e il collegamento plug and play al Grid, nonché nuove feature di auto-gestione automatizzata) con i sistemi mission critical di Sun. Una mossa che ha aperto, di fatto, l’azienda ad una competizione sul versante, complesso e infido, dell’hardware, accelerando il percorso evolutivo, tracciato solo pochi anni fa, che puntava a trasformare Oracle in un vero fornitore globale, one-stop-shop per clienti che vogliono sistemi, storage e software enterprise class di ogni tipo. L’acquisizione di Sun, in realtà, vede in primis Java e Solaris i due assets più strategici: Java, oltre ad essere installato in miliardi di mobile devices e nell’elettronica di consumo, è la base di riferimento di tutta l’ampia famiglia di prodotti middleware di Oracle (Oracle Fusion middleware) e quindi, attraverso l’acquisizione, la società può ora garantirsi un migliore controllo su tempi e modalità di investimento nell’innovare un linguaggio tanto strategico. Stessa cosa dicasi per Solaris, la piattaforma di riferimento del data base Oracle, ancora oggi senz’altro il business più importante della società; con l’acquisizione, l’azienda di Ellison può ora avere maggiori garanzie di ottimizzazione dell’ambiente operativo per il proprio data base, sfruttando al meglio un serie di caratteristiche high end di Solaris per rendere ancora più performante il proprio db.
Tutto questo in ambito software. Ma sull’hardware il gioco è più complicato se si pensa soprattutto a Oracle come a una new entry e ai delicati equilibri di mercato stabiliti negli anni con partner strategici (su tutti Hp e Dell) che questo ingresso rischia di alterare. La chiave di volta del ragionamento di Ellison sta però, ancora una volta, in una parola: integrazione.
Così come l’integrazione è l’elemento di riferimento di tutta l’offerta software della società, con soluzioni pre-integrate proposte al mercato che di volta in volta combinano, alla massima funzionalità, tutte le applicazioni di e-Business suite, Fusion Middleware, Business intelligence con al cuore l’engine super performante rappresentato dal db Oracle 11 g, anche l’integrazione hardware-software assume, nella nuova Oracle, un carattere distintivo e un vantaggio competitivo. Oracle ha infatti dichiarato, sempre attraverso il proprio Ceo, di voler aumentare gli investimenti nello sviluppo del microprocessore Sparc, per creare sistemi a base Solaris con prestazioni elevatissime (“Alcune feature di sistema funzionano molto meglio se implementate nel silicio rispetto al software – ha dichiarato Ellison alcuni mesi fa in un’intervista concessa alla Reuters – ma con l’acquisizione di Sun saremo anche in grado di meglio pianificare e sincronizzare nuove features dal silicio al software”). E’ proprio nella stretta integrazione tra sistemi Sun Sparc/Solaris e il software “enterprise class” di Oracle che l’azienda, secondo quanto fatto intuire dalle dichiarazioni, ha intenzione di intraprendere la sfida a Ibm nell’area dei data center. Un azzardo?

Questioni aperte
Certamente le questioni aperte sono ancora numerose. Ne citiamo alcune alle quali, per le ragioni sopra citate, non è stato possibile avere risposte precise all’OpenWorld: quanto ha giocato, nell’acquisizione di Sun, il fatto che la società di McNealy fosse ad un passo dall’essere acquisita da Ibm? E quindi fino a che punto è stato già definito il percorso di integrazione e ottimizzazione tra le due società che peraltro collaborano tra loro da oltre vent’anni? Quanto peserà, nella roadmap degli investimenti in Ricerca e Sviluppo di Oracle, una corsa estesa anche a microprocessori e ambienti operativi (Sparc/Solaris)? Vi saranno ripercussioni, sempre in termini di quantità di risorse da dedicare, sul modello vincente Oracle di questi anni legato alla capacità di realizzare software altamente performante e pre-integrato? Come evolveranno le relazioni (e quali i contraccolpi sugli utenti) tra Oracle e i propri partner hardware, Hp e Dell, nel momento in cui Sparc e non Intel, potrebbe diventare la piattaforma di riferimento per i sistemi data center high end Sun Sparc Solaris targati Oracle? E infine, ma non per ultimo, l’aspetto culturale: Ellison si è divertito parecchio (e con lui tutta la platea) a ridicolizzare l’offerta Ibm in ambito data center sotto il profilo prestazionale e dei consumi nel confronto, su benchmark TPC-C, tra Oracle 11g su server SunSparc/Solaris con tecnologia Cmt e tecnologia Flash di Sun per la velocizzazione dell’I/O – vedi in dettaglio riquadro Exadata – rispetto a DB2 su Ibm Power 595, il superserver Ibm di fascia high end per applicazioni mission critical, destinato alla server consolidation in ambito enterprise e proposto da Big Blue come sistema più potente e rappresentativo della famiglia Power Systems. Tuttavia il linguaggio prestazionale, tecnologico e ingegneristico che tanto piace agli ex-enfant prodige (Ellison e McNealy) della Silicon Valley, lo sappiamo (e lo sa anche Ellison), non è purtroppo sufficiente per garantire risultati di business ai clienti. Serve mettere in gioco l’intera organizzazione aziendale, il modello di go-to-market e, prima ancora, una cultura aziendale di problem solving che si basa su practice e persone che Oracle dovrà costruirsi rapidamente per essere davvero un player a 360 gradi e un reale competitor di Ibm. Certamente a partire da un’eccellenza tecnologica di primissimo ordine. Va però detta anche un’altra cosa: in mezzo a tanto “timore e grigiore” oggi proveniente dallo spaventato (dalla crisi) mondo dei vendor Ict, il guanto di sfida lanciato da Ellison non può che far piacere, riportando il confronto sul terreno della competizione attraverso l’innovazione tecnologica e la strategia di espansione sul mercato. E questo in un momento in cui ci sono in giro troppi “leader” che si definiscono tali ma che spesso non hanno la sufficiente capacità innovativa e di anticipazione che da sempre invece contraddistingue la marcia di Oracle.

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