OpenWorld: il presente e il domani di Oracle

La società focalizza alla kermesse annuale di San Francisco la propria offerta e delinea, come al solito attraverso gli annunci, la strategia di sviluppo sul mercato. Per dare alle aziende soluzioni It aperte, pre-integrate e in grado di supportare diverse esigenze operative e di business

Pubblicato il 14 Gen 2008

SAN FRANCISCO – Buona parte di San Francisco si è colorata del “rosso Oracle” verso la metà di novembre. L’Oracle Open World, tenutosi nella cittadina californiana, ha infatti attirato circa 43 mila persone, tra clienti e partner, durante i quattro giorni della manifestazione, con 3200 esperti Oracle, 160 sessioni e 350 demo dal vivo.

La kermesse di quest’anno ha coinciso con i festeggiamenti per i 30 anni della storia di Oracle, una società che nel lontano 1977 partì con tre persone, Bob Miner, Ed Oates, Larry Ellison e con il nome di SDL, Software Development Laboratories. Oggi, come ama definirla Ellison, è diventata “la più grande enterprise software company del mondo” con risultati che, se riferiti allo scorso esercizio, non possono che soddisfare gli executive della società. Il fiscale 2007, chiuso lo scorso 31 maggio, ha visto infatti il fatturato crescere (anche per effetto delle numerose acquisizioni) del 25% rispetto all’esercizio precedente, raggiungendo i 18 miliardi di dollari, con un utile netto, anch’esso cresciuto del 26%, attestarsi a 4,3 miliardi di dollari. Tutti i principali segmenti si rivelano in crescita: il software registra crescite del 23% (per un totale di 14,2 miliardi di dollari), con le nuove licenze di data base e middleware che aumentano in media del 16% e le nuove licenze in ambito Applications del 32%. I servizi, quelli consulenziali relativi allo sviluppo di nuovi progetti, raggiungono i 3,8 miliardi di dollari, in aumento del 33% rispetto allo scorso esercizio.

Prima però di accennare ai numerosi annunci effettuati durante la manifestazione, due minuti di “amarcord”, con Ellison (nella foto durante l’intervento) che, in apertura di evento, si è divertito a raccontare una serie di aneddoti relativi alla fase di start up di Oracle, negli anni in cui i tre fondatori dovevano pensare proprio a tutto, “anche agli abiti più adeguati da indossare per andare a parlare con la CIA”, l’Agenzia alla quale Oracle vendette il suo primo database. Oppure dell’arrivo del primo contabile, ingaggiato in un modo molto “american-style”. Era infatti il “ragazzo delle pizze”. “Lascia il tuo lavoro – gli propose Ellison – e diventa il nostro chief financial officer”.


Un business model chiaro

È toccato a Charles Philips (nella foto)

, Oracle President, fare il punto sulla strategia e sulle sue evoluzioni. L’azienda ha ormai da tempo focalizzato i propri segmenti chiave e soprattutto le modalità, anche sul piano dell’integrazione tecnologica, che stanno alla base della sua espansione, sia sviluppando direttamente moduli e funzioni sia arricchendo il portfolio di offerta attraverso un’aggressiva azione di acquisizioni.
I segmenti strategici sono i tre conosciuti: data base, dove l’azienda ha mostrato il market share che la vede al 47% (dichiarati circa 275.000 utenti di db) contro il 53% di tutti gli altri competitor (soprattutto Ibm e Microsoft) e dove svetta l’ultimo nato, presentato la scorsa estate, l’Oracle database 11G, progettato per accelerare la diffusione del grid e con oltre 400 funzionalità disponibili e migliorate.
Il secondo segmento, sempre più strategico, del middleware, con Gartner che ha definito Oracle “il nuovo leader “ attribuendole il primato nel proprio “magic quadrant” di valutazione dei principali player; proprio in quest’ambito è inoltre recente il tentativo di acquisizione di Bea, attualmente “congelato” per portare gli azionisti Bea a più “miti consigli” sul valore di vendita. Dall’operazione, secondo gli analisti dell’inglese Ovum, Oracle avrebbe il vantaggio di integrare nella propria strategia Fusion middleware, tecnologie Bea e soprattutto un sistema integrato di terze parti che ha saputo riorientare l’offerta Bea da semplice sviluppatore software a fornitore di soluzioni a 360 gradi sul mondo Soa, con una roadmap a cinque anni chiara in termini di evoluzione funzionale. Una strategia che accelererebbe di molto la maturazione di Fusion in chiave Soa. Il terzo segmento strategico riguarda le Applications, con la nota strategia di acquisizioni portata avanti negli ultimi anni (JdEdwards, Peoplesoft, Siebel) che confluiscono in un percorso di integrazione funzionale attraverso il proprio Fusion middleware.
Sul piano dell’integrazione tecnologica, la possibilità cioè di integrare le tecnologie sviluppate e acquisite in un insieme il più trasparente, aperto, unificato possibile, si gioca, a nostro avviso, il vero punto di forza della vision di Oracle, e probabilmente una delle ragioni principali della crescita dell’azienda. La strategia di prodotto Oracle si basa cioè su un concetto di pre-packaged integration tra ambienti, soluzioni applicative e tecnologie, resa possibile dall’utilizzo di tecnologie middleware standard e aperte. Nasce da qui il concetto di “unfied”, esteso ai processi, alla business intelligence (segmento nel quale si stanno giocando oggi il primato di mercato e tecnologico di aziende come Oracle, con l’acquisizione non molto tempo fa di Hyperion; Sap, con l’acquisizione di Business Objects; Ibm, con la recentissima acquisizione per 5 miliardi di dollari, di Cognos), alle infrastrutture, alla sicurezza e alla governance.

Soluzioni per diverse figure aziendali
Chuck Rozwat, executive vp product development, ha rapportato la strategia di prodotto dell’azienda ad una serie di business challenge che i diversi manager devono affrontare oggi in azienda. Il Ceo, ad esempio, alle prese con problemi di sviluppo del business, si trova spesso a dover gestire fusioni e acquisizioni che devono integrare diverse realtà operative, e quindi le applicazioni. La risposta Oracle a questa esigenza passa dall’evoluzione della propria Application Integration Architecture (AIA), un’architettura basata su un framework open standard che consente, attraverso servizi Soa preinstallati, l’utilizzo integrato di differenti applicazioni (Oracle, sviluppate in house dall’utente o di terze parti) per creare business process compositi. Oggi, con l’annuncio del Foundation Pack gli utenti Oracle possono accedere a metodologie, servizi, oggetti standard-based per sviluppare propri processi di integrazione end to end. Il tutto all’interno dell’architettura, utilizzando web services riutilizzabili e quindi potendo guardare all’implementazione di progetti Soa con maggiore controllo di tempo, rischi e costi. L’annuncio non è di poco conto in quanto consente agli utenti di disegnare un’integrazione di processo utilizzando le stesse metodologie consolidate che Oracle utilizza per sviluppare i propri Process integration packs pre integrati.
Altra figura coinvolta nelle decisioni strategiche aziendali è il Cfo, Chief financial officer, che deve gestire rischi e assicurare la compliance. Qui il prodotto di riferimento citato è l’Oracle database Vault, con la possibilità di disegnare autorizzazioni di accesso a dati e applicazioni secondo molteplici fattori e parametri di riferimento, consentendo la fruibilità a diversi profili professionali. L’engineering deve invece saper gestire il product lifecycle (prodotto di riferimento è l’Oracle Agile Plm – per poter gestire l’integrazione di aree quali crm, scm attraverso un controllo integrato basato sui dati disponibili); in pratica l’Agile Plm consente la visibilità, sicura e accurata, di tutte le informazioni relative ai prodotti e ai processi strategici dell’azienda, per i diversi profili di utenti nelle differenti fasi del lifecycle del prodotto.
Infine il CIO, che deve poter disporre una gestione end to end e globale del sistema informativo, con una vista di sistema integrata di tutti i componenti e con la possibilità di controllare “business metrics”.
Ecco allora giungere Oracle VM, un software di virtualizzazione che consente di avere un unico punto di supporto per tutti gli ambienti compreso Linux. È un software open source con una console di gestione, basata su Web browser, per la creazione, attraverso interfaccia grafica, di pool di server virtuali attraverso l’azienda.

Tre aree strategiche di offerta
Ma è stato l’intervento di Thomas Kurian, senior vice president per lo sviluppo dei prodotti middleware platform e Server Technologies, che presentando in modo molto schematico una “valanga” di nuovi prodotti (inevitabilmente per i dettagli vi rimandiamo al sito www.oracle.com) ha lanciato un messaggio chiaro della direzione verso la quale l’azienda di Ellison sta indirizzando la propria offerta. Numerosi sono stati infatti gli annunci in area Epm – Enterprise performance management e business intelligence, in area Enterprise 2.0, con una forte focalizzazione al tema del content management e in area Security e Identity management. Ora, se voi guardate i tre segmenti principe di Oracle (data base, middleware e applications) e li incrociate con queste tre aree di prodotti, avrete una immagine abbastanza precisa dell’azione dell’azienda sul mercato. Solo alcuni esempi: in area business intelligence viene presentata un’offerta integrata di tecnologie e applicazioni, pre-integrate, di performance management, di business intelligence e di data warehousing provenienti soprattutto dall’integrazione del portafoglio Hyperion. Tra gli annunci vi sono nuove funzionalità Xbrl (è lo standard Xml per il reporting finanziario per un più facile accesso e analisi ai documenti finanziari). Le potenzialità derivano dalla combinazione di queste funzionalità con il Financial reporting Hyperion-Oracle e con l’Olap server Essbase per nuove modalità di analisi e pianificazione finanziaria. Ma anche modalità di integrazione del mondo Office (supporto a Excel, Word, ecc.) come punto di partenza per funzioni di analisi semplificate; dashboard con caratteristiche di interazione semplificata da grafica molto semplice, alert personalizzati, publisher di business intelligence per migliore interpretazione e fruibilità di dati. E qui viene spontaneo spostarsi alla seconda area, quella del content management, dove “il taglio” degli annunci si è indirizzato verso l’integrazione in azienda di blog, social networks per disegnare quella Enterprise 2.0 di cui tanto si parla.
Molto si basa sull’annunciata disponibilità della Imaging e process management 10g release 3 come componenti di Fusion middleware. Si tratta della disponibilità al mercato di prodotti frutto dell’acquisizione, di un anno fa, dei prodotti di content management di Stellent per la gestione di file, documenti, record e immagini. E oggi arrivano nuove funzionalità per creare in modo semplice e graficamente guidato community on line, per categorizzare, ricercare ed estendere contenuti, funzionalità di archiviazione e gestione di record, di filtro, di cleaning e conversione di formati che rendono, almeno a vedere le demo presentate, davvero “user friendly” la gestione di contenuti e soprattutto la loro integrazione nelle applicazioni aziendali grazie sempre a Fusion middleware. Si tratta di un passaggio importante in quanto è proprio attraverso questa piattaforma che si concretizza la possibilità di portare all’interno delle applicazioni aziendali i contenuti dei social network esterni.
Infine non è certo possibile aprire l’azienda al Web 2.0 se non si ha alle spalle una infrastruttura sicura e di identity management. E giunge, dall’Oracle Openworld, tutta una serie di annunci finalizzati a consolidare le modalità con cui le imprese definiscono permessi, ruoli e strategie di accesso. Spazio quindi a nuovi directory services (vista singola tra multiple entità), identity manager (per la gestione ottimizzata degli user account); adaptive access manager e compliance manager.
Insomma, tentiamo una sintesi. Non è certo semplice per l’impresa oggi disegnare delle funzionalità del sistema informativo in grado di rispondere alla variabilità dei mercati e quindi alle diverse necessità operative che gli utenti aziendali hanno e che devono essere soddisfatte con adeguati servizi It. Indubbiamente Oracle, con la propria strategia di pre-integrazione trasparente e aperta, punta a farsi carico di una complessità middleware che altrove viene invece lasciata sulle spalle dell’utente finale. E questo, al di là delle difficoltà che pur esistono, dovendo integrare nella propria offerta sempre nuove piattaforme tecnologiche (e persone) provenienti dalle numerose acquisizioni che contraddistinguono la strategia di sviluppo della società, ci sembra una risposta molto concreta e soprattutto qualificante di una strategia chiara.

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