La Digital Transformation va colta subito. A lanciare il messaggio di urgenza è Oracle a settembre 2014: è tempo di ripensare le strategie aziendali nell’era dei big data e dell’Internet of Things. “La rivoluzione in atto – afferma Fabio Spoletini, Country Leader Oracle Italia e Vp Technology – è dirompente: persone e cose sono always-on, cambiano modelli di business e processi decisionali, si stringe la collaborazione Cio-Cmo, si apre il confronto bottom-up. Eppure solo il 27% degli executive ritiene che la digital disruption sia una questione di sopravvienza (fonte: Mit Sloan Management / Capgemini, ndr)”. Il 46% delle aziende, però, sta investendo in digital skills (Capgemini); ad esempio, nella figura del data scientist (“un bridge tra business e tecnologia”), che Oracle è impegnata a formare collaborando con l’università Luiss di Roma alla prima edizione del Mabda (Master in Big Data Analytics).
Ma qual è allora la ricetta del vendor per aiutare le aziende italiane a cavalcare l’onda della Digital Disruption? Offerta full cloud e semplificazione del datacenter.
“Avremo il più ampio portafoglio di soluzioni cloud – promette Spoletini -. Tutte le nostre tecnologie saranno disponibili in modalità sia on premise sia as a service”. La vision del vendor punta in direzione hybrid e si basa su un assunto: “Se abbiamo lo stack di prodotti più completo sul mercato, basta convertirlo in as a service per ottenere un full cloud”. Spoletini indugia sui benefici della nuvola: “Abbatte la complessità, è vicina al business perché parla lo stesso linguaggio, standardizza i processi, è veloce nell’implementazione, non richiede investimenti iniziali”. Un’occasione perché il vendor possa andare anche sul segmento Pmi, facendo leva sui partners.
“In ambito cloud – dice Giovanni Ravasio, Country Leader Applications di Oracle Italia -, a livello nazionale, abbiamo raddoppiato revenue e clienti, senza riscontrare polarizzazioni del mercato: ci sono stati casi di enti pubblici, di imprese grandi e piccole, in tutte le aree dal gestionale all’Hcm”.
Datacenter, centro di innovazione
Sul fronte datacenter, “abilitante la trasformazione digitale”, prende la parola Emanuele Ratti, Country Leader Systems di Oracle Italia. “Dopo mainfarme e modello client-server, la terza piattaforma caratterizzata dallo Smac (social, mobility, analytics e cloud) sta segnando l’evoluzione del datacenter. Negli ultimi anni, le aziende hanno ottimizzato le infrastrutture per tagliare sui costi: oggi non c’è più margine, quindi per risparmiare si taglia sull’innovazione. Vogliamo proporci come la piattaforma aperta e interoperabile che permette di efficientare il datacenter per l’offerta di servizi innovativi, ribaltando il rapporto 80-20 tra investimenti in manutenzione e innovazione”.
Una platform in grado di sostenere i moderni workload, che sono imprevedibili: se prima i carichi di lavoro erano per la maggioranza di tipo transazionale, oggi lo sono per il 36% (fonte: Idc); nuovi workload si contendono le risorse computazionali (Big data 3%, Hpc 10%, Content serving 19%, Archiving 32%), facendo lievitare complessità e costi. In questo contesto, la semplificazione del Ced diventa la chiave di volta, passando da “vertical integration” e “hardware and software Engineered to Work Together” grazie allo stack completo di soluzioni Oracle. Il focus è sul datacenter software-defined attraverso l’Oracle Virtual Networking, un’architettura che permette di connettere dinamicamente server e storage, semplificando le connessioni e bucando i silos. L’altro pillar sono i sistemi ingegnerizzati per gestire i large workload (Exadata, Exalogic, Exalytics, Supercluster) e per il real-time information management, attraverso le big data appliance.
“La trasformazione digitale – conclude Spoletini – è un percorso, non un processo big bang. Perché Oracle? Per la completezza del portfolio e deployment cloud, per l’offerta di soluzioni best of breed a fianco dei sistemi ingegnerizzati (libertà di scelta per il cliente), perché offre la semplificazione del datacenter e una data platform completa, che permette di trattare dati transazionali e Hadoop con la stessa modalità”.