Pure Storage: all-flash data center… ora!

Un obiettivo unico e chiaro: favorire l’adozione diffusa della tecnologia flash nei data center aziendali, con uno sguardo di particolare interesse verso l’Italia. Lo spiega Alex McMullan, neo eletto CTO Emea della startup americana in questa intervista concessa in esclusiva a ZeroUno durante il suo recente viaggio proprio in occasione dell’apertura della filiale italiana

Pubblicato il 13 Apr 2015

MILANO – Continue aperture di filiali in tutta la Region Emea (Europe, Middle East and Africa), nuove assunzioni e crescita delle alleanze con partner strategici, con una crescita annuale, solo in questa geografia, del 300% del proprio business (tra il 2013 e il 2014) e di 2,5 volte la customer base.

Alex McMullan, CTO Emea di Pure Storage

Parliamo di una startup americana, Pure Storage, per cui i numeri di crescita sono ovviamente quelli tipici di una neonata azienda che sta acquistando la propria credibilità e market share attraverso l’allargamento del business in nuove regioni fuori dagli Stati Uniti [gli investitori pubblici stimano il valore attuale dell’azienda intorno ai 3 miliardi di dollari, con tassi di crescita a doppio digit – ndr]. Sebbene questi dati vadano ‘letti’ con le dovute cautele, è innegabile il percorso di sviluppo che l’azienda sta compiendo: dalla sua nascita, nel 2009, la startup oggi compete nel mercato Ssa (Solid State Arrays), in particolare Afa (All-Flash Arrays) direttamente con Emc ed Ibm [Gartner colloca Pure Storage tra i leader esattamente accanto all’attore numero uno, Emc, lasciando Ibm nello stesso quadrante ma leggermente distante dagli altri due player – ndr]. A spiegare strategia ed obiettivi di crescita di questa nuova realtà, che poche settimane fa ha aperto una filiale Italiana, è il Cto Emea, Alex McMullan, raggiunto da ZeroUno proprio in questa occasione per un’intervista concessa in esclusiva. “Abbiamo un unico e chiaro obiettivo: portare la tecnologia flash in modo diffuso all’interno dei data center aziendali”, esordisce McMullan. “Gli all-flash storage arrays hanno raggiunto ‘la maggiore età’ e sono sempre più utilizzati in sostituzione degli all-disk e hybrid flash-disk arrays per lo storage di primo livello, ossia come architettura di base per i database e le applicazioni enterprise nei data center ormai di tutto il mondo. Evidentemente, aziende e service provider hanno compreso le potenzialità e i vantaggi della tecnologia flash, soprattutto in un contesto evolutivo delle architetture It sempre più consolidato verso il modello cloud”.

Non è un caso, infatti, che Gartner abbia redatto una specifica analisi Magic Quadrant totalmente focalizzata sull’all-flash arrays. E non è un caso, aggiungiamo noi, che il player numero uno, Emc, abbia cavalcato questa opportunità portandosi in casa tecnologie e competenze adeguate tramite alcune acquisizioni, XtremeIO e Dssd (cinque anni fa, Emc Vmax era considerata dagli analisti la soluzione storage ‘king’ per le altissime performance ma per competere nel mercato Afa non era sufficiente).

“Pure Storage è nata cinque anni fa come realtà tecnologica interamente focalizzata sulla tecnologia all-flash”, puntualizza McMullan. “Siamo convinti che possa essere la tecnologia chiave in grado di rivoluzionare le performance applicative e l’efficienza dei data center enterprise, l’anello di congiunzione tra il cloud, quale elemento in grado di trasformare l’It in un modello service-centric, e le architetture webscale (infrastrutture virtualizzate, scalabili e ‘software defined’ che oggi rappresentano ormai una commodity)”.

Nel 2014 la tecnologia flash ha raggiunto un’adozione massiva tanto da renderla quasi indispensabile nello storage tier 1 (quello cioè a supporto di workload, database e applicazioni mission-critical); “Il nostro obiettivo è portare il flash lungo tutto il data center aziendale – commenta McMullan -; comparato ai tradizionali sistemi basati su dischi, le nostre tecnologie garantiscono uno storage 10 volte superiore in termini di performance e risultano 10 volte più efficienti sul piano della potenza e dello spazio occupato. Parlare di all-flash data center significa quindi ragionare su architetture in grado di garantire elevate performance a supporto di workload mission-critical, inclusi server virtualization, desktop virtualization (Vdi), database Oltp e real-time analytics, per favorire un nuovo modello di It basato su cloud ibrido, cioè su architetture di private cloud per applicazioni strategiche (analytics, Erp, trading, customer apps, ecc.) e di public cloud per tutto il resto (email, file share & collaboration, Crm, workforce automation, ecc.)”.

Nella strategia della startup americana trova un’importante collocazione l’ecosistema di partner: “Il 2014 è stato l’anno decisivo per Pure Storage da questo punto di vista, dato che siamo riusciti, nell’area Emea, ad innescare un programma di canale che oggi ci vede lavorare al fianco di oltre 150 partner (Computacenter, Concat, Dimension Data, Kelway, Scc, Softcat, Data Sciences, Omega, Poland Global Distribution, Proact, Prolink, Ricoh, Quorum, Wise, solo per citarne alcuni)”, spiega McMullan in chiusura. “In Italia stiamo costruendo ora la ‘value chain’, ma abbiamo deciso di puntare strategicamente sul vostro paese grazie alle innumerevoli eccellenze italiane che oggi attraverso l’export stanno crescendo in nuovi mercati; a queste realtà riteniamo di poter dare un valido supporto attraverso le nostre tecnologie [la società offre sistemi all-flash storage a meno di 100 mila euro a supporto di use case quali piccoli progetti di Vdi deployment o per uffici e sedi remote – ndr]”.

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