Per tutto il 2022 le interruzioni della supply chain continueranno a colpire le aziende, ma offriranno anche l’opportunità di risolvere le criticità anche meno recenti. Se prima erano considerate solo una insignificante funzionalità di back office, nel 2020 le catene di approvvigionamento sono diventate di colpo una priorità per i CEO e i consumatori. È accaduto tutto dopo che beni di consumo ordinari, come la carta igienica, hanno iniziato a scarseggiare scatenando il panico all’inizio della pandemia di Covid-19.
Il 2021 ha portato ulteriori problemi alla supply chain, dalla carenza di chip che impatta sulla produzione di nuove auto, agli allarmismi sugli scaffali vuoti dei negozi proprio sotto Natale. Le aziende guardavano impotenti mentre le loro merci attendevano nei container di navi bloccate nel canale di Suez o nei porti di Los Angeles e Long Beach, in California.
Le interruzioni della supply chain non sono una novità, ma secondo molti esperti del settore il livello raggiunto negli ultimi anni è senza precedenti. La pandemia, però, non è stata che il catalizzatore e non certo l’unica causa dei problemi che hanno portato alle interruzioni. Si tratta, infatti, di problemi di lunga data noti a chi gestisce le supply chain come l’inadeguatezza delle infrastrutture portuali o di alcune strategie come la produzione e la logistica just-in-time. Assieme hanno creato un contesto perfetto perché si verificassero continui stop all’approvvigionamento.
Ciò che ora si chiedono CEO e consumatori è fino a quando questa situazione si protrarrà. I business leader che una volta consideravano la supply chain un costoso retropensiero, ora vogliono sapere come possono minimizzare le interruzioni e quali strategie e strumenti li potrebbero aiutare.
La maggior parte degli esperti del settore concorda sul fatto che molti dei problemi che affliggono la supply chain permarranno a lungo. Solo alcuni problemi, a breve termine, potrebbero essere risolti già quest’anno. Sono però difficoltà che possono diventare un’opportunità per le aziende di mettere ordine nella loro supply chain, affrontando debolezze di lunga data e introducendo tecnologie innovative digitali e di analisi.
L’interruzione della supply chain sarà continua
Quella della supply chain è solo una delle tante interruzioni che il mondo della manufacturing ha dovuto subire e gestire. Sono venuti a mancare negli scorsi mesi anche la forza lavoro, numerose risorse primarie e gli investimenti. A farlo notare è Dana Gardner, analista principale di Interarbor Solutions, una società di consulenza sui sistemi informatici aziendali a Gilford, N.H. “La perturbazione probabilmente proseguirà almeno per tutta la prima metà del 2022, la pianificazione a lungo termine resterà quindi in balia delle incognite a breve termine che a oggi non possiamo sciogliere” ha aggiunto Gardner.
Le diverse ondate di varianti di Covid-19, come Omicron, non fanno che aumentare il livello di complessità che già caratterizza il processo decisionale della supply chain intelligente. Secondo Eric Kimberling, CEO e fondatore della società di consulenza del settore informatico aziendale Third Stage Consulting Group, la mancanza di manodopera a livello globale e le imprevedibili normative di sicurezza emanate da ogni Paese in risposta alla pandemia di Covid-19 ostacoleranno la ripresa della supply chain,. “Quella che una volta era una macchina ben oliata, globale e robusta, è stata interrotta dalle tante e differenti reazioni che ogni governo ha avuto di fronte alla pandemia” spiega Kimberling. “Già solo questo aspetto rende complesso e lungo tornare alla normalità e recuperare l’agilità di un tempo”.
Secondo Gardner, le supply chain dovranno compiere importanti investimenti in tecnologie digitali innovative per supportate le aziende nell’individuare i problemi e affrontarli. “Saranno proprio gli investimenti in tecnologie intelligenti a fornire una delle poche opportunità di miglioramento, grazie alla possibilità di analizzare e migliorare processi e supply chain”, sostiene Gardner. “Il ROI sull’investimento tecnologico in una migliore comprensione, analisi, automazione e ottimizzazione della supply chain non è mai stato così alto e veloce”.
Secondo gli analisti, le supply chain moderne digitalizzate includeranno trasparenza, automazione, tracciabilità e collaborazione grazie a tecnologie come machine learning, intelligenza artificiale, IoT, RPA, blockchain, advanced analytics e business network. Si integreranno per rendere le supply chain più resilienti, flessibili e predittive fornendo così un notevole vantaggio competitivo a chi le adotta.
“In questo 2022 ci si deve aspettare un aumento delle interruzioni della supply chain anche legato a problemi sistemici di progettazione e operativi” concorda Predrag Jakovljevic, analista del settore presso Technology Evaluation Centers, a Longueuil, Quebec. “I problemi strutturali che hanno gettato le catene di approvvigionamento del mondo in un vortice negli ultimi due anni sono semplicemente strutturali” prosegue. “Il numero di navi ferme fuori dal porto di Long Beach potrebbe essere diminuito, ma ora l’offerta limitata e i ritardi logistici sono la nuova normalità, così come i costi e i prezzi più alti per tutte le cose che consumiamo”. Secondo l’esperto, la pandemia di Covid-19 continuerà a influenzare la situazione poiché i consumatori comprano più beni che servizi, sovraccaricando ulteriormente le supply chain invece che alleggerendole. “Il new normal in cui ci troviamo è più difficile dei tempi pre-pandemia” conclude Jakovljevic. “Mi aspetto un 2022 peggiore degli anni precedenti da questo punto di vista, però di sbagliarmi”.
La supply chain risale la classifica delle priorità aziendali
I problemi degli ultimi anni hanno reso la supply chain una priorità a livello di consiglio di amministrazione dell’azienda, secondo Polly Mitchell-Guthrie, vicepresidente dello sviluppo industriale e thought leader di Kinaxis, azienda che fornisce applicazioni di pianificazione della supply chain basate su cloud.
Una supply chain ben funzionante può essere un vantaggio competitivo per un’azienda: “quelle che si sono dimostrate più efficienti da questo punto di vista hanno raggiunto i massimi livelli di resilienza” spiega Mitchell-Guthrie. La sfida per i leader della supply chain è comprendere come contribuire attivamente alla crescita dell’azienda invece che limitarsi a lavorare guardando le metriche tradizionali. “Devono essere in grado di mostrare come le supply chain possano generare nuove entrate garantendo la consegna dei prodotti ai clienti” prosegue Mitchell-Guthrie. “Solo così possono intervenire in modo agile, quando è necessario, ed essere presi in considerazione dal management”.
La disruption che ha investito la supply chain non ha una sola causa, dietro a essa c’è un’ampia e complessa combinazione di problematiche, secondo Guthrie. Alcune sono a lungo termine, come le infrastrutture efficienti per il settore trasporti, ma ce ne sono altre a breve termine che hanno aggravato la situazione. Basti pensare all’impennata della domanda e alle carenze di materie prime e manodopera nei porti.
“La sempre più crescente attenzione che la supply chain attrae, però, sta portando a un aumento degli investimenti per innovarla. È un segno di consapevolezza della necessità di compiere una trasformazione digitale, introducendo il machine learning e l’intelligenza artificiale” conclude Mitchell-Guthrie. “Le persone hanno notato quali sono i punti deboli e stanno iniziando ad affrontarli guardando al futuro” aggiunge. “Vedremo l’AI utilizzata in situazioni di manodopera limitata, per avere modo di focalizzarci sulle criticità più importanti, vedremo che è possibile automatizzare i compiti banali per dedicarci ad attività a maggior valore aggiunto”.
Il panico-acquisti crea una domanda artificiale
“Covid-19 ha indubbiamente causato molti dei problemi della supply chain, ma alcune delle decisioni prese all’inizio della pandemia li hanno aggravati” ha detto John McEleney, cofondatore e CEO di Onshape, una filiale di PTC che fornisce software di collaborazione per la progettazione della produzione basato sul cloud.
“Per esempio, nelle prime fasi della pandemia, la gente è andata in panico cominciando a comprare beni come la carta igienica, le salviette antibatteriche e gli asciugamani di carta. È nata così una domanda artificiale gonfiata, che le aziende hanno cercato di soddisfare. Spiega McEleney. “Questo fenomeno ha causato una serie di problemi che dovrebbero risolversi da soli nel prossimo anno. C’è una domanda reale e poi c’è la domanda apparente a breve termine, ma la prima è in realtà molto influenzata dalla seconda. È però un problema transitorio”.
McEleney ricorda quelle aziende che hanno a lungo spinto sull’efficienza operativa e di produzione. Nei messi di lockdown sono quelle che hanno messo in atto strategie come la produzione just-in-time. Consegnavano prodotti necessari e molto richiesti solo quando erano già in produzione, evitando alle aziende il problema di dover riservare degli spazi in magazzino. Questo tipo di logica commerciale è andata in crisi quando sono iniziate le interruzioni e si sono man mano accumulate mese dopo mese.
“Stiamo cominciando a passare da un sistema just-in-time, con un magazzino ridotto, a un sistema just-in-case – ha suggerito McEleney – I produttori sono ora disposti a investire i loro capitali per crearsi delle scorte, per evitare di non trovarsi nella terribile situazione di non poter consegnare dei prodotti proprio nel momento in cui ne viene fatta forte domanda”.
L’attuale situazione della supply chain sta spingendo le aziende a ripensare quasi totalmente i prodotti che stanno creando, dalla progettazione alla consegna. Questo significa anche rivalutare strategie come il nearshoring dei fornitori, rivalutando quali materiali usare nella produzione e guardando a nuovi approcci come quelli dettati dall’economia circolare.
Concentrarsi sul primo miglio come se fosse l’ultimo
Secondo Monica Truelsch, direttore senior del go-to-market di Infor, mentre gran parte dell’attenzione da parte delle aziende e dei consumatori si è concentrata sull’ultimo miglio, per via dell’effetto Amazon, sul primo miglio mancano investimenti che sono attesi da tempo.
“È da prima dei lockdown da Covid-19 che le aziende hanno radicalmente diminuito gli investimenti in tecnologia per il loro primo miglio di supply chain” puntualizza Truelsch. “Se guardiamo al futuro, quindi, immagino che si concentreranno sul rafforzare le loro capacità tecnologiche proprio in quella fase”.
Tanti elementi di interruzione e tante sfide riguardano proprio il primo miglio. La capacità dei fornitori di trovare manodopera e di cambiare gli equipaggi di volo per il carico aereo, oppure anche per scaricare le navi al molo. Le aziende si sono accorte di avere davvero poca visibilità su questi processi. “Quest’anno stanno iniziando a pensare a investimenti non solo per affrontare le criticità a breve termine, ma anche per ottenere una maggiore trasparenza della supply chain nel primo miglio, anche relativi a fornitori, spedizionieri e vettori” conclude Truelsch.
“Un modo per collegare il primo miglio a tutte le altre fasi successive è quello di iniziare a estendere la supply chain a tutti i soggetti coinvolti per favorire una migliore collaborazione al suo interno”, spiega Etosha Thurman, chief marketing and solutions officer per SAP Intelligent Spend and Business Network.
“I manager della supply chain e del provisioning cominciano a parlare di partnership e di creare collaborazioni con i fornitori, portando trasparenza nel rapporto” prosegue. “La capacità di estendere la visibilità della supply chain al di fuori delle quattro mura aziendali è importante e c’è stata un’accelerazione nel mercato da questo punto di vista”.
Secondo Thurman, un altro trend del 2022 è la diversificazione e la localizzazione dei fornitori. “Si sta cercando di avere più opzioni in vista delle sfide legate alla spedizione o alla manodopera per la produzione e per lo scarico delle merci nei moli e nei magazzini” spiega. “Le aziende stanno lavorando per fare scelte più strategiche sulle proprie fonti di approvvigionamento, e sarà un aspetto che continueranno a guardare anche in futuro”.