Nati come semplificazione delle architetture convergenti (ossia degli insiemi integrati di server, storage, networking e tool per la gestione ‘software defined’) i sistemi iperconvergenti sono offerti come evoluzione naturale delle architetture tradizionali, almeno per le applicazioni che necessitano di grande scalabilità e agilità, difficilmente utilizzabili senza ricorrere ai servizi esterni dei cloud provider. Building block modulari basati su componenti industry standard (x86) comprendenti anche networking e storage, promettono di rispondere a ogni esigenza di potenza mediante aggiunte (o riduzioni) dei moduli usati contenendo costi, riducendo sprechi di capacità storage e banda di rete, garantendo da perdite di dati o blocco dei servizi. I sistemi iperconvergenti supportano nativamente modalità automatizzate di distribuzione e gestione che permettono di mettere in cluster sistemi sia locali sia esterni, facilitando la mobilità dei carichi di lavoro e lasciando agli amministratori IT i compiti di definire le policy di funzionamento e il comportamento a livello dei container di virtual machine
La promessa delle soluzioni iperconvergenti è quella di ridurre i costi d’investimento CAPEX per l’infrastruttura grazie a componenti modulari industry standard e abbattere gli OPEX attraverso l’aumento della produttività dei team IT nell’evasione delle richieste. Questi sistemi, gestiti centralmente, rendono inutile dislocare persone qualificate nei data center secondari. Le soluzioni iperconvergenti portano in dote miglioramenti dell’efficienza operativa, riduzione dei rischi connessi con le attività di business, facilità di adattare i servizi IT al cambiare delle necessità. Pur richiedendo un aggiornamento degli skill dei team IT, promettono di ridurne la varietà rispetto a quelli tradizionali e le differenze rispetto a quelli necessari per avvalersi del cloud.
Gli ambiti ideali d’impiego dei sistemi iperconvergenti
Un tipico ambito d’uso dei sistemi iperconvergenti è quello del consolidamento dei data center. L’avvio di un progetto di consolidamento dei sistemi o la creazione di un nuovo data center possono essere oggi occasione per l’adozione di una infrastruttura iperconvergente, eventualmente integrata con le componenti IT pre-esistenti. La promessa dei vendor è facilitare implementazioni graduali dell’architettura, man mano che le applicazioni vengono aggiornate ed escono di scena sistemi onerosi e obsoleti.
Alcune capacità dei sistemi iperconvergenti, per esempio nel fast storage, possono essere sfruttate anche dalle applicazioni legacy, ma è comunque vero che i pieni benefici dell’architettura possono essere ottenuti solo aggiornando i vecchi ambienti software e virtualizzando i carichi di lavoro: impegno peraltro comune all’uso dei servizi in cloud. Se, da una parte, applicazioni monolitiche e per gli utenti aziendali possono continuare ad essere utilizzate su sistemi tradizionali, applicazioni per un pubblico di utenti più ampio, caratterizzate da rapido turnover o provenienti dall’insourcing di servizi cloud sono le migliori candidate ad essere portate su sistemi iperconvergenti. Con gradualità, sfruttando la scalabilità modulare dei sistemi per raggiungere la potenza necessaria. Vediamo alcuni degli use case tipici delle infrastrutture iperconvergenti.
Provisioning rapido e vantaggi della gestione centralizzata
Un aspetto caratteristico dei sistemi iperconvergenti riguarda la capacità di gestione centralizzata. Tutte le risorse possono essere gestite indifferentemente da dove si trovano, come fossero locali. Questo velocizza le configurazioni, rende inutile distaccare il personale in sedi remote per compiti manuali come il lancio di job di backup e consente ottimizzazioni della qualità dei servizi. I sistemi iperconvergenti si occupano autonomamente di garantire copie on site e remote dei dati, sia nelle sedi aziendali sia verso provider di servizi cloud. Questo facilita la centralizzazione delle risorse dello staff IT.
Supporto ai metodi di sviluppo agile delle applicazioni
In molte realtà aziendali è oggi fondamentale avere flessibilità nella realizzazione dei progetti, accelerare le fasi di sviluppo e di test delle nuove applicazioni. Questo è un ambito in cui i sistemi iperconvergenti promettono aiuto, grazie alla possibilità di creare segregazioni logiche tra funzioni, proteggendo ambienti e dati usati in produzione. Sviluppo e test effettuati su sistemi iperconvergenti risultano più significativi delle analoghe operazioni realizzate, come si fa comunemente, su macchine di basse prestazioni, diverse dai sistemi di produzione. Operare con i sistemi di produzione è fondamentale per condurre progetti di sviluppo in modalità agile, quindi proporre agli utenti prototipi funzionanti da affinare sulla base dei feedback, riducendo di molto i tempi e i rischi dei metodi di progetto di tipo waterfall. Questa possibilità permette di gestire all’interno del data center le fasi di sviluppo che altrimenti non troverebbero alternative all’infrastruttura cloud di un fornitore esterno.
Modernizzare backup e disaster recovery
I sistemi iperconvergenti rivoluzionano i modi tradizionali di concepire backup e disaster recovery, portando molta più semplicità nella gestione della continuità dei servizi. Poiché storage, elaborazione e networking sono in un’unica appliance, la tutela dei dati mediante sincronizzazione locale e remota va di pari passo con le garanzie di resilienza ai guasti, continuità e qualità dei servizi offerti. I sistemi iperconvergenti hanno insomma questi aspetti integrati nel loro DNA: i carichi di lavoro e i dati sono ridondati localmente e possono essere portati su siti aziendali diversi o presso le strutture di un provider di servizi, quindi utilizzati con l’unico limite delle prestazioni e dell’affidabilità dei collegamenti su rete geografica.
Svantaggi dei sistemi iperconvergenti
Il maggior svantaggio dell’infrastruttura iperconvergente è la sua mancanza di flessibilità, e ciò perché i vendor di norma preconfigurano i sistemi per soddisfare requisiti tipici di risorse server, storage e rete, anche se non tutti i workload richiedono necessariamente quelle determinate caratteristiche hardware. Ad esempio, alcune applicazioni necessitano di grandi quantità di storage, mentre altre assorbono molta banda. In aggiunta, l’infrastruttura iperconvergente si affida alla virtualizzazione, che abilita diverse applicazioni a condividere la stessa, limitata, quantità di risorse. Di conseguenza, al momento di valutare i potenziali casi d’uso di un’infrastruttura iperconvergente, i professionisti IT dovrebbero porre molta attenzione sulle strategie di capacity planning, e sulle esigenze di scalabilità del sistema, soprattutto quando le applicazioni da implementare riguardano l’elaborazione di big data, o progetti di infrastruttura VDI (virtual desktop infrastructure).