Che i vendor possano essere abilitatori di quel complesso processo di trasformazione che stanno vivendo oggi le aziende è innegabile. A riconoscerlo sono le stesse aziende utenti intervenute nel corso delle quattro Tavole Rotonde del progetto Finaki-ZeroUno-NetConsulting che si sono susseguite tra giugno e ottobre, a cui hanno partecipato alcuni Cio della community Finaki insieme a rappresentanti dei vendor Ict. Nell’ambito della Pubblica Amministrazione, tuttavia, i percorsi appaiono ancora lenti anche se è parere unanime (tra la comunità italiana di Finaki) la necessità di dare un’accelerata alla digitalizzazione dei processi, passo fondamentale per poter iniziare a parlare di innovazione del Sistema Paese. Ma come può, di fatto, intervenire un soggetto del calibro di Poste Italiane in questo scenario e che tipo di supporto può garantire alla Pa, centrale e locale, per avviare un percorso efficace? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Pavone, Responsabile Sviluppo Nuovi Business nell’area mercato Grandi Imprese e Pubbliche Amministrazioni di Poste Italiane. “I vendor [in questo caso il riferimento è a Poste Italiane ndr] possono assumere un ruolo di abilitatori solo rendendo disponibili da subito piattaforme di servizio e/o tecnologie che possono accelerare l’attuazione della digitalizzazione della Pa”, dice, confermando anche la visione dei Cio. “L’intervento del vendor, però, dovrebbe essere modulato in funzione del grado di maturità della Pa lavorando in una duplice direzione: da un lato, garantendo l’aderenza agli standard; dall’altro, cercando di personalizzare la soluzione, e il relativo investimento, in modo che risulti coerente e ‘a misura’ rispetto alle esigenze dell’ente interessato”.
Questo non significa però procedere con progetti e investimenti disaggregati; per accelerare l’innovazione diventa fondamentale trovare soluzioni che possano andare anche oltre la specifica esigenza del singolo ente/amministrazione verso una dimensione più estesa e più orientata a creare benefici al sistema Italia. “La necessità di trovare soluzioni di sistema impone la partecipazione diretta del vendor al processo di definizione stessa del ‘sistema’ – suggerisce Pavone -, soprattutto se si vogliono ottenere benefici a breve termine”.
Pavone prosegue indicando su cosa, dal suo punto di vista, dovrebbe concentrarsi un vendor in questo contesto: “Dovrebbe contribuire con le proprie competenze ed esperienze all’individuazione dei migliori, e collaudati, percorsi di trasformazione per accelerarne e concretizzarne l’adozione/attuazione. Poste Italiane è una grande azienda del nostro Paese che ha puntato sull’innovazione per sostenere la propria trasformazione da operatore postale tradizionale a service provider”, aggiunge il manager, portando come esempio l’esperienza diretta della propria realtà aziendale. Una realtà impegnata anche sul fronte della ‘responsabilità sociale’ con iniziative che potrebbero trovare facile attuazione anche all’interno dei percorsi dell’Agenda Digitale italiana. “Tra le molte iniziative che vedono Poste impegnata a ‘restituire’ al Paese, il valore della propria trasformazione possiamo senz’altro citare l’identità digitale e la fatturazione elettronica”, aggiunge e conclude Pavone. “Poste dispone di soluzioni pronte e di organizzazioni dedicate che possono da subito sostenere due delle tre priorità ad oggi indicate come obiettivo strategico nazionale. In questo senso, Poste Italiane potrebbe affiancare le Pubbliche Amministrazioni, anche gli enti del network ‘Pubblico-Privato’, attraverso canali, piattaforme di servizio e infrastrutture già pronte per essere utilizzate per sviluppare nuovi servizi alla cittadinanza e alle imprese o ampliare la diffusione di servizi già attivi”.