MILANO – L’azienda che vuole competere in un mercato globale in continua evoluzione si deve trasformare in termini strategici generali, ma la ristrutturazione dei processi in chiave digitale diventa un intervento quasi imprescindibile. È questa l’opinione di Carmine Stragapede, direttore generale di Intel Italia, con il quale analizziamo lo scenario italiano per capire quanto e come le aziende del nostro paese si stiano muovendo nella direzione della Digital Transformation. “Le aziende hanno ormai capito che Internet e la digitalizzazione sta sempre più guidando il business (guidando, non supportando, la differenza è strategicamente importante – pungola il numero uno di Intel Italia). Implementare tecnologie a supporto di determinati processi non è più sufficiente, la trasformazione digitale implica la revisione del processo stesso ‘in chiave digitale’. Sul mercato italiano però ancora fatichiamo a vedere realtà che si muovono in quest’ottica”, aggiunge Stragapede.
Escluse alcune grandi aziende di settori verticali, “e anche in questo caso comunque trattasi di ‘trendsetter’ – puntualizza ancora il top manager – il processo di trasformazione è lento, e a mio avviso nemmeno fino in fondo compreso da molte realtà, che attribuiscono ai grandi fenomeni che ruotano attorno alla digitalizzazione di business (cloud, analytics, mobility e social business) l’essere una prerogativa delle grandi realtà”.
Un ‘atteggiamento’ piuttosto ‘grave’, nell’opinione di Stragapede, “perché, che piaccia o no, oggi tutti competono a livello globale”, dice. “Come Intel stiamo lavorando anche ‘fuori’ dalle tradizionali partnership tecnologiche per seguire le aziende in progetti e percorsi di cambiamento che sono senza dubbio complessi, non solo negli obiettivi, ma spesso anche nella comprensione stessa dei bisogni. Per il 90% delle attività collaboriamo con tutti i vendor che portano sul mercato tecnologie sia hardware sia software, ma quel 10% di collaborazione diretta con le aziende ha un alto valore in termini di efficacia dei progetti”.
Prendendo come spunto il cloud computing, “è fondamentale che le aziende comprendano non solo il valore intrinseco del cloud – spiega Stragapede – ma ciò che un modello ‘as a service’ può portare alla propria azienda, magari in termini di agilità nel rilascio di nuovi servizi”.
Il cloud rappresenta in effetti uno dei pilastri portanti della visione tecnologica di Intel; non a caso l’ombrello sotto cui ricadono sistemi e servizi di quest’area prende il nome di ‘cloud for all’: “Si tratta di un’iniziativa globale il cui obiettivo è semplificare e accelerare l’adozione del cloud a livello enterprise – spiega in chiusura Stragapede -. Uno dei pilastri portanti di tutta la strategia è l’Sdi – Software Defined Infrastructure. In questo senso, stiamo da tempo contribuendo attivamente alla community Openstack con l’obiettivo di ridurre la frammentazione delle soluzioni software, da un lato, sviluppando poi ‘a sostegno’ nuove architetture standard di riferimento”.
Un concreto esempio di questa strategia arriva dalla nuova famiglia di processori Intel Xeon E5-2600 v4 (con tecnologia di processo a 14 nanometri, indice di dove è giunta oggi la miniaturizzazione dei componenti basati su silicio); questi processori stanno diventando un elemento chiave per l’Sdi grazie alla tecnologia Intel Resource Director che consente alle aziende di automatizzare il passaggio a qualsiasi ambiente infrastrutturale di tipo cloud, gestendo il tutto via software con maggiore visibilità e controllo sulle risorse critiche condivise, come le cache dei processori e la memoria principale.