Lo sviluppo dei data center a livello globale è in piena accelerazione e le previsioni per i prossimi anni parlano di una richiesta sempre maggiore sia a livello di capacità di elaborazione, sia per quanto riguarda lo storage. Secondo i dati presentati da Schneider Electric nel corso dell’evento stampa di Hannover, tenutosi presso la sede di Terra Cloud, entro il 2030 raggiungeremo i 7,5 miliardi di utenti Internet, 500 miliardi di dispositivi IoT connessi e assisteremo a una crescita del 500% dei dati memorizzati.
Le sfide poste da questo scenario non si limitano all’ambito delle performance, ma anche alla capacità di non trasformare il processo di digitalizzazione in un fattore di peggioramento della crisi climatica e ambientale che interessa il pianeta. “Accanto alla sfida di soddisfare le richieste di un mondo sempre più connesso, chi opera nel settore dei data center si deve porre il problema della sostenibilità di queste infrastrutture” spiega durante l’incontro Vincent Barro, VP Secure Power DACH di Schneider Electric.
Un percorso ben avviato
Nel settore, per la verità, i miglioramenti in termini di efficienza. Negli ultimi anni, infatti, i produttori sono riusciti a migliorare molti deli aspetti legati all’impatto ambientale dei data center. “Se consideriamo il periodo tra il 2006 e il 2016, siamo riusciti ad abbattere il PUE (Power Usage Effectiveness, cioè l’efficienza energetica di un data center – ndr) da 1.84 a 1.17” sottolinea Barro. “Un efficientamento che ha coinvolto diversi aspetti, a partire dagli UPS per arrivare all’utilizzo più efficiente dei sistemi di raffreddamento”.
Secondo i dati riportati da Schneider, senza questo progresso a livello di efficienza i consumi attuali (73 miliardi di kWh) oggi sarebbero stati il triplo.
Il contesto che ha permesso questa evoluzione è anche legato a una maggiore consapevolezza e sensibilità sul tema a livello di opinione pubblica, con ricadute sulle strategie ambientali delle aziende del settore tech. Giganti come Amazon, Google, Microsoft e Meta hanno da tempo annunciato la loro volontà di raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale entro date prefissate. Più in generale, qualsiasi azienda operante sul mercato dimostra oggi di considerare il fattore “green” come fondamentale nella scelta di servizi e prodotti.
Non solo una scelta etica
Nel futuro prossimo, però, l’asticella rischia di alzarsi ulteriormente. La causa principale è la crisi energetica, che ha fatto lievitare i costi in tutta Europa e che ha portato la Commissione UE ad avviare il REPowerEU Action Plan. L’obiettivo del piano è duplice: ridurre la dipendenza energetica dalla Russia (causa i sommovimenti a livello geopolitico che hanno generato l’attuale crisi) e velocizzare la transizione ecologica, che rappresenta la vera via d’uscita da un mercato che in questo momento appare praticamente incontrollabile.
Insomma: se i buoni propositi di contrastare la crisi climatica e ambientale in atto non dovessero essere sufficienti, oggi ci sono nuove (e pressanti) motivazioni per accelerare il percorso di efficientamento energetico dei data center. Un obiettivo in cui il digitale ha un doppio ruolo: da una parte rischia di essere parte del problema a causa dell’aumento della richiesta di capacità computazionale e di storage, dall’altra ha la possibilità di contribuire alla soluzione, offrendo modelli e strumenti avanzati per l’efficientamento nell’uso dell’energia in tutti i settori.
Secondo Rob McKernan, SVP Secure Power Europe di Schneider Electric, tutto questo dovrebbe portare a un percorso che definisce “Electricity 4.0” e che prevede una serie di interventi a tutti i livelli. “Il problema che stiamo affrontando non è quello di una scarsità di risorse – spiega McKernan – ma di un eccesso di spreco energetico”. Sul banco degli imputati la scarsa efficienza dei motori a combustione interna e, più in generale, delle risorse fossili. Insomma: in sintesi non si tratta “solo” di aumentare la produzione di energia, ma di consumare meno, gestire meglio quella disponibile e accelerare la transizione verso fonti rinnovabili.
Un impegno day-by-day
Se la progettazione a livello di strumenti per l’alimentazione e il raffreddamento rappresenta uno dei vettori principali in chiave di sostenibilità ambientale, un elemento altrettanto importante è rappresentato dalla gestione e dall’aggiornamento delle tecnologie in questo ambito. Terra Cloud, società del gruppo Wortmann, è tra le realtà che sta partecipando con maggiore impegno a questo percorso. “Si tratta di un impegno che richiede attenta pianificazione e un costante aggiornamento dei sistemi” spiega Martin Klein, CEO di Terra Cloud. “Ogni scelta deve tenere conto di numerosi fattori, tra cui performance, ottimizzazione dei costi e, ovviamente, sostenibilità”.
L’azienda, specializzata nell’erogazione di servizi rivolti a realtà SMB attraverso una rete di partner, adotta strategie diverse a seconda delle esigenze. Un’impostazione che ha un impatto anche a livello delle scelte orientate alla sostenibilità ambientale.
“Oltre alla pianificazione di innovazioni rivolte alla diminuzione dei consumi e all’uso di energie rinnovabili (al momento l’80% ma con l’obiettivo di arrivare al 100% il prima possibile) Terra Cloud mette in atto una serie di accorgimenti che riguardano aspetti meno ovvi, come quelli relativi al risparmio di materiali e all’allungamento dei cicli di vita dei dispositivi hardware” sottolinea Klein.
Partendo da quest’ultimo aspetto, il manager di Terra Cloud spiega che ogni device ha 2 o 3 cicli di vita, dettati dalla progressiva sostituzione con dispositivi di nuova generazione. In altre parole, i componenti considerati ormai “legacy” vengono impiegati in ambiti in cui le performance hanno minore peso, allungandone il periodo di effettivo utilizzo.
La gestione dei consumi, legati per lo più alla necessità di raffreddare adeguatamente il data center, viene costantemente migliorata attraverso l’implementazione di sistemi più efficienti. “Nei prossimi mesi installeremo i primi sistemi di raffreddamento a liquido per le CPU – conferma Klein – che al momento sono ancora in fase di test”. Quello del raffreddamento, spiega poi, è uno degli aspetti in cui impatta però in misura maggiore la capacità di progettare adeguatamente il data center. “Le caratteristiche dell’edificio e la gestione degli spazi (per i quali viene utilizzato un apposito software di simulazione) rappresentano le fondamenta su cui lavorare in seguito”.
Strategia e pianificazione
Una visione condivisa anche da Frank Miller, Head of Data Center Solutions di Schneider Electric. “La strategia ideale per realizzare un data center efficiente in termini energetici è quella di partire da zero” spiega. “È in questo modo che è possibile lavorare al meglio sul tema del raffreddamento, che rimane uno dei fattori in cui c’è il maggior margine di impatto a livello di risparmio energetico”.
Non è un caso che, fino a tempi recenti, la maggior parte dei data center europei trovassero “casa” nella parte settentrionale del continente, dove è possibile sfruttare il fattore clima per avere la garanzia di una migliore efficacia a livello di raffreddamento.
Il tema sostenibilità, però, non attraversa solo i consumi energetici. Ci sono infatti anche altri aspetti, come quello dell’e-waste. “La scelta di adottare i nuovi UPS Galaxy VL di Schneider Electric con batterie agli ioni di litio si muove in questo senso” spiega Martin Klein. “La modalità eConversion, infatti, offre un’efficienza del 99% senza compromettere la disponibilità, Inoltre, sono pensate per essere riciclate nel modo migliore, riducendo l’impatto dei rifiuti generati dallo smaltimento”. Grazie all’ingegnerizzazione, sottolineano gli esperti di Schneider, la loro impronta ecologica è ridotta del 50%.
Nel prossimo futuro, l’azienda con sede a Rueil-Malmaison ha progetti che andranno a impattare ulteriormente sui loro prodotti, arrivando per esempio a fornire quadri elettrici che non utilizzano esafluoruro di zolfo (SF6), considerato uno dei gas più impattanti in atmosfera, oltre che investire sui sistemi di raffreddamento a liquido.