Un numero crescente di persone e di dispositivi è connesso a Internet e, in generale, alle reti IT. Sia gli individui, che aumentano il numero di client con cui sono online, sia macchine sempre più intelligenti (oggetti dell’Internet of Things, IoT, auto a guida autonoma, ecc.), producono quotidianamente un’enorme quantità di informazioni che, in massima parte, devono essere memorizzate perché contengono “materia prima” ricca pronta a essere elaborata da applicazioni analitiche e altre business application.
Tutta questa mole di contenuti in aumento iperbolico si riversa e mette a dura prova i data center. Lo storage rappresenta il pilastro infrastrutturale che in questo momento necessita di essere ripensato in modo più strategico. I Solid State Drives (SSD), e di conseguenza anche i Solid State Array concepiti per queste tecnologie di memorizzazione a stato solido non volatile, non possono, a questo punto, non essere presi in considerazione per la sostituzione dei dischi fissi magnetici rotanti (Hard Disk Drive, Hdd), e dei corrispondenti sottosistemi storage, per una serie di importanti motivi, che lasciano prevedere una crescita esponenziale del mercato SSD. Vediamone alcuni.
Il primo è il sempre più elevato grado di densità e di robustezza degli SSD. Grazie alla tecnologia Nand flash, diffusasi a partire dagli anni Novanta, le memorie a stato solido hanno potuto aumentare il numero di celle di memoria realizzabili in un dispositivo, mentre altre innovazioni sono riuscite, via via, ad aumentare il numero di cicli di scrittura e cancellazione cui ciascuna di queste celle può essere sottoposta prima di iniziare a degradarsi. L’avvento, nell’ultimo triennio, della nuova architettura costruttiva 3D (o vertical Nand), la quale prevede che più stringhe di celle vengano poste una sopra l’altra (invece che di fianco), ha permesso di realizzare nuove generazioni di SSD professionali di sempre maggiore capacità e affidabilità (grazie anche a una migliore progettazione termica). La nuova linea di SSD Samsung 960 Pro, è arrivata così a proporre tre modelli da 512GB, 1TB e 2TB con il form factor M.2 di soli 22 x 80 mm.
Altro aspetto vincente dei nuovi SSD è la velocità. Mentre i dischi rotanti faticano sempre di più a incrementare le loro performance per ragioni meccaniche, questo problema non esiste per le tecnologie flash. Ciò permette agli SSD di offrire una bassa latenza. I nuovi Samsung SSD 960 Pro, ad esempio, offrono performance sequenziali di 3.500 MB/s in lettura, 2.100 MB/s in scrittura, e una random performance di 440.000 Iops (Input-Output Per Second).
Grazie a queste velocità gli SSD rappresentano i media ideali per supportare i nuovi algoritmi di compressione e deduplica dei dati, che sono in grado di ridurre fino a un terzo sia lo spazio di memoria necessario per i dati oggi più diffusi che i consumi energetici. Grazie al supporto efficiente di questi software, a parità di dati memorizzati gli SSD sono diventati economicamente più convenienti rispetto agli HDD 15K (15mila rotazioni al secondo). Al di là del costo per GB divenuto competitivo, gli SSD possono ridurre il Total cost of ownership (Tco) di un intero data center molto di più dei loro cugini HDD per via della densità, dell’affidabilità e del basso consumo energetico. Sono perciò una soluzione ideale per i server e i data center delle aziende che intendono capitalizzare sulle applicazioni Web, Social, Big Data e IoT.