Da Ibm i server Power-Unix anche per la Pmi

La società allarga verso la fascia media e medio-bassa del mercato la linea power, con nuove macchine dalle prestazioni sempre più elevate e ottimizzate per affrontare le sfide del cloud e dei big data e con una politica commerciale aggressiva che, per certi modelli, le rende concorrenziali ai sistemi x86.

Pubblicato il 22 Mar 2013

“Il 2012 è stato per noi un anno molto positivo per quanto riguarda l’hardware, in netta controtendenza rispetto al mercato”. È con evidente soddisfazione che Enrico Cereda, vicepresidente Systems & Technology Group di Ibm sintetizza i risultati ottenuti, in un anno per l’appunto difficile, sul mercato italiano. L’occasione è la presentazione di una nuova gamma di sistemi che allargano verso la fascia delle medie e piccole imprese (più medie che piccole, in realtà) l’offerta in area Unix-Aix e Linux, quella appunto dove Ibm ha più che altrove rafforzato la propria presenza. Dati quantitativi assoluti non ne può dare, ma Cereda parla di una crescita a due cifre “dove la prima non è un uno”, in un mercato dove, secondo Idc, Ibm ha già una quota del 66%. Questa crescita si è verificata in tutte le fasce di mercato, ma più che dai mainframe e dai server di fascia enterprise (Power 770, 780 e 795, che peraltro hanno consolidato una quota che, in Italia, era già superiore al 71%) è dai sistemi per la media impresa che sono giunti i risultati migliori. Ed è in quest’area, come si è detto, che si collocano le novità presentate: otto nuovi Power Systems, tre nuovi PureSystems e un’inedita soluzione software, SmartCloud Storage Access, che permette di realizzare un ambiente cloud-storage privato e sicuro.

I sistemi Power, tutti dotati di processori Power7+, sono: i due PowerLinux Systems 7R1 e 7R2, ovviamente per carichi di lavoro in ambienti Linux; i due Power Systems 750 e 760, di fascia midrange e adatti per ambienti cloud altamente virtualizzati (offrono 20 VM per core in una piattaforma che arriva a 48 core e possono gestire più hypervisor diversi) o per analisi Big data (possono usare dischi Ssd per velocizzare le applicazioni); i quattro Power Express 710, 730, 720 e 740. Questi ultimi sono l’entry level della linea Power, con prezzi assolutamente concorrenziali che, per le versioni più economiche (710 e 730) partono da soli 5 mila euro: un investimento da server x86 per macchine in grado di dare tutte le prestazioni e la robustezza che ci si attende da una piattaforma Risc-Unix.

La famiglia PureSystems, lanciata meno di un anno fa, è costituita, come si ricorderà, da sistemi Power Risc di fascia midrange, che integrano in modo stretto un substrato infrastrutturale e una piattaforma software che consente di codificare i carichi di lavoro in schemi prevedibili e replicabili. Si realizza così un insieme, per il quale è stata coniata la definizione di “expert integrated system”, in grado d’essere rapidamente e facilmente reso operativo. Si rivolgono pertanto ad aziende di medie dimensioni che, a fronte di esigenze It piuttosto sofisticate, dispongano di scarse risorse umane qualificate. Una situazione non rara in Italia, dove infatti i PureSystems hanno incontrato un notevole successo. La nuova offerta presenta tre tipi di sistemi ottimizzati per la delivery di servizi infrastrutturali (PureFlex), per data processing e analytics (PureData) o per il supporto delle applicazioni business (PureApplication).

Non si può infine, in Italia, non parlare dei Power-i, gli eredi degli As400. Nel nostro paese, i due terzi degli As400 installati è ancora operativo, e sebbene siano probabilmente destinati a essere sostituiti nel tempo proprio dai PureSystems, Ibm ne prolungherà la vita, dice Cereda: “almeno fino al 2016, con il supporto fino al 2021”

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