Sono “critiche” per definizione, giocano un ruolo fondamentale nella società e nella vita di ogni cittadino e hanno esigenze specifiche da soddisfare per garantire efficienza. Le strutture ospedaliere come quelle del Gruppo Pederzoli rappresentano sempre dal punto di vista IT un’ambiziosa sfida. La velocità di evoluzione delle tecnologie e la forte digitalizzazione del settore, accentuate dalla pandemia, ora l’hanno resa ancora più complessa. Un rinnovo applicativo può diventare l’occasione per affrontarla in modo proattivo, mirando a un generale miglioramento delle performance.
Di quelle percepite sia dagli utenti finali che dai dipendenti di aree su cui le scelte tecnologiche dell’azienda impattano fortemente.
Obiettivo raggiunto, secondo Francesco Corba Colombo, IT Infrastructure Manager dell’Ospedale Pederzoli, che ha trovato in Pure Storage l’alleato per compiere una trasformazione sfidante, viste la dimensione del gruppo e la sua intensa attività no-stop.
Refresh tecnologico e reattività per migliorare amministrazione e servizi sanitari
Per questa importante realtà ospedaliera composta da 5 sedi, modernizzare il proprio sistema applicativo ha significato configurare e mettere in produzione software aggiornati per il trattamento di dati sanitari e relativi alla rendicontazione economica. Per Corba Colombo è stata l’occasione per ottimizzare i data center. Quello della sede di Peschiera del Garda, la più grande, è diventato il riferimento anche per tutte le altre che usufruiscono dei servizi erogati tramite rete MPLS. Posto a 160 Km di distanza, il data center della struttura di Porto Viro è stato destinato al piano di disaster recovery.
Nel migliorare la configurazione storage, l’idea era quella di rispondere a due forti esigenze: un refresh tecnologico generale e un efficientamento del sistema informativo PACS (Picture Archiving and Communicating System) per la gestione di immagini “sanitarie”.
“Il nostro data center, ancora basato su dischi SAS e SATA, aveva 6 anni di vita e andava cambiato. Il nuovo ambiente applicativo era però troppo corposo e ha richiesto un rinnovamento generale. In ambito PACS abbiamo voluto risolvere anche alcune specifiche criticità, eliminando i forti rallentamenti registrati sia nell’accesso al disco che nel recupero delle immagini” spiega Corba Colombo. Per il Gruppo Pederzoli si parla di circa 120mila file archiviati ogni giorno anche di esami come le mammografie che, con 6000 immagini da elaborare, pesano 2.5 GB ciascuna.
La sfida per Pure Storage è quindi andata oltre la fornitura di uno storage più performante. L’elemento chiave del suo intervento è stato il poter garantire un valore di deduplicazione e compressione delle immagini elevato. L’unico modo per evitare il continuo e dispendioso acquisto di dischi.
Monitoraggio proattivo ed esteso ciclo di vita, garanzie di efficienza a lungo termine
Nel suo duplice intervento, Pure ha introdotto dei server Cisco UCS Mini Blade Chassis collegati al proprio storage tramite ambiente SAN in fibra ottica, per la parte amministrativa. Per quella radiologica, si è scelto di utilizzare il protocollo CX erogando il servizio direttamente da storage, con strumenti di diagnostica che scrivono direttamente su disco.
Oltre a garantire un valore di deduplicazione e compressione su immagini radiologiche pari a 1.5, “inedito” e cruciale per il gruppo Pederzoli, questa soluzione ha comportato altri importanti vantaggi. La riduzione del tempo di accesso al disco (sia in lettura che in scrittura) rappresenta senza ombra di dubbio il più significativo. “Ci ha permesso di velocizzare la ricostruzione di immagini diagnostiche ed erogare servizi migliori. Più esami in meno tempo. Approfondendo ogni dettaglio, abbiamo ottenuto performance eccezionali” racconta Corba Colombo.
Integrabilità e scalabilità sono altri due punti importanti “conquistati”, soprattutto lato PACS. La prima permette di usufruire agilmente di tutte le migliori soluzioni di software cliniche e contabili senza dover affrontare problemi di interoperabilità. La scalabilità si concretizza, invece, in una forte riduzione dello spazio e dell’energia richiesti. “In un solo rack abbiamo a disposizione 217 terabyte e possiamo raddoppiarli senza dover investire in altre espansioni. Tra server e storage oggi abbiamo 14 unità da ospitare al posto delle 66 precedenti. Così si risparmia molto spazio, risorsa critica in tutte le strutture ospedaliere, e anche energia, risultato importante soprattutto nell’attuale contesto”.
Guardando all’utilizzo quotidiano a lungo termine della soluzione scelta, Corba Colombo ha individuato altri due vantaggi strategici che lo hanno fatto propendere fortemente per la soluzione Pure. Il monitoraggio proattivo e la garanzia di un ciclo di vita di 10 anni. “Grazie al NOC Pure funzionante h24, in caso di esaurimento di spazio disco o di altri problemi, possiamo contare su alert e stime previsionali basate su tecniche di machine learning. Per ogni aggiornamento riceviamo inoltre una segnalazione e, dato il consenso, l’intervento resta a carico di Pure. È un servizio compreso nel canone di manutenzione che ci sgrava di un onere impegnativo” precisa Corba Colombo. I 10 anni di ciclo di vita rappresentano inoltre una sorta di “assicurazione” a fronte della rapidità con cui evolve oggi la tecnologia: “per noi è importante restare sempre aggiornati senza dover continuamente cambiare ciò in cui abbiamo fortemente investito”.
Efficienza anche nella videosorveglianza: l’alleanza Pure-Pederzoli continua
Appena riscontrati forti miglioramenti nei tempi di risposta alle query su ogni database, Corba Colombo ha deciso di implementare la stessa soluzione nella sede di Porto Viro. “Ora anche il data center destinato al disaster recovery può beneficiare delle feature e delle performance garantite da Pure Storage. Un grande passo in avanti e la certezza di poter contare su una reazione tempestiva a fronte di qualsiasi incidente o attacco cyber alle infrastrutture della sede principale”.
La prossima area in cui portare innovazione ed efficienza assieme a Pure Storage sarà quella della videosorveglianza. “Abbiamo 130 telecamere attive h24 che registrano e caricano su disco i movimenti delle persone. I video dopo 7 giorni vengono sovrascritti dal software ma l’attuale sistema non regge questo ritmo perdendo spesso delle scansioni. È necessario raggiungere le stesse performance ottenute per il PACS: tempi di scrittura veloci, precisione e sicurezza”.
Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con Pure Storage