Hyper Converged

Hpe: la componibilità delle risorse si estende al cloud e ai sistemi iperconvergenti

Il concetto di composability agile di risorse It liquide, cuore della nuova strategia di posizionamento e offerta di Hpe, si espande oltre i confini dell’hardware Synergy, per arrivare ad assorbire cloud ed infrastrutture iperconvergenti. Un approfondimento della strategia

Pubblicato il 13 Dic 2016

LONDRA – “Abbiamo deciso di focalizzare tutta la forza aziendale sulle aree ritenute core per la nostra crescita tornando all’anima tecnologica che ci ha sempre caratterizzato (l’ingegneria dei sistemi). Vogliamo rafforzare e mantenere la posizione di leadership sul fronte dell’high performance computing. Non abbiamo deciso di rinunciare del tutto al software ma di ‘tenere in casa’ quello che ci consentirà di focalizzare al meglio la nostra proposta: cioè il software per abilitare l’Hybrid It”.

Meg Whitman, Presidente e Ceo di Hewlett Packard Enterprise

Non lascia spazio ad alcuna possibile diversa interpretazione Meg Whitman, Presidente e Ceo di Hewlett Packard Enterprise che dal palco dell’Hpe Discover 2016 di Londra mette un deciso punto fermo sulla strategia della multinazionale che da poco più di un anno è sotto i riflettori di tutto il mondo (per le scelte di divisione delle società, Hp ed Hpe, la cessione dei servizi professionali e di una parte consistente dell’offerta software).

“I servizi sono fondamentali in questo momento di grande trasformazione – prosegue la Ceo -, la decisione di lasciarli a Csc è perché crediamo che proprio per la complessità di questo momento di cambiamento le aziende debbano avere al loro fianco partner specializzati e focalizzati, noi vogliamo esserlo sulla parte di sistemi e infrastrutture [in effetti, la proposta software e servizi tecnici e di manutenzione correlati a queste aree tecnologiche rimangono all’interno di Hpe – ndr]”.

Come si ‘compone’ l’hybrid It

Ric Lewis, Senior Vice President e General Manager, Software-Defined Datacenter and Cloud di Hpe

Gli annunci che caratterizzano questa edizione dell’evento confermano il ‘nuovo’ posizionamento della multinazionale che estende il concetto di ‘composable infrastructure’ (mantra della scorsa edizione di Hpe Discover con il lancio del sistema Synergy) alle infrastrutture iperconvergenti ed ai modelli ibridi di cloud computing. “L’obiettivo è riuscire a creare modelli architetturali caratterizzati da efficienza e flessibilità tipici del public cloud all’interno dei data center aziendali”, spiega Ric Lewis, Senior Vice President e General Manager, Software-Defined Datacenter and Cloud di Hpe, “agilità oggi raggiungibile proprio grazie al paradigma dell’infrastruttura componibile”.

Due le aree di focalizzazione degli annunci di quest’anno:

  1. cloud privato modellato su una infrastruttura componibile: è questo l’obiettivo della nuova proposta che vede l’hardware Hpe Synergy unito al software Hpe Helion CloudSystem 10 come modello architetturale ‘cloud ready’ per fornire una completa e agile componibilità delle risorse di calcolo, storage e fabric su una piattaforma hybrid cloud (basata sulla tecnologia Hpe OpenStack che semplifica la connessione ed integrazione risorse on-premise con servizi cloud esterni); il risultato finale è che su un’unica infrastruttura hardware vengono ospitate applicazioni bare metal, virtualizzate, containerizzate e native per il cloud con la possibilità di comporre e ricomporre dinamicamente le risorse a seconda di esigenze specifiche e puntuali. Fa parte del modello architetturale anche Hpe OneView Composer, software per l’automazione della gestione infrastrutturale che permette di rilevare, amministrare e designare le risorse di un’infrastruttura attraverso una singola interfaccia unificata;
  2. estensione del modello di gestione componibile ai sistemi iperconvergenti: l’azienda ha rilasciato un aggiornamento software di Hpe Hyper Converged Operating Environment che sfrutta le tecnologie componibili per integrare i sistemi hardware Hpe Hyper Converged 380 con nuove funzionalità (in particolare, nuovi workspace multi-tenant che permettono agli operatori It di comporre e ricomporre in real-time gli ambienti virtualizzati da un unico pool di risorse). Tra le caratteristiche aggiunte al sistema operativo, una menzione particolare la meritano alcune funzioni analitiche integrate all’interno del software per permettere all’It di ricevere in tempo utile insight non solo necessari ad assicurare che le risorse siano disponibili quando richiesto ma anche a prevedere picchi o future necessità (incrementando per esempio le capacità e le risorse disponibili prima che gli sviluppatori manifestino il bisogno durante la progettazione ed il testing delle applicazioni).

IoT: Intelligent Edge per accelerare il passo

Antonio Neri, Executive Vice President e General Manager, Enterprise Group di Hpe

La terza giornata dell’evento londinese è stata invece caratterizzata dal filone IoT, ambito nel quale appare evidente l’interesse di Hpe non solo nel proporre soluzioni ma nel farsi promotore di una più ampia estensione globale dei progetti: “Vogliamo diventare l’It per l’IoT”, racconta Antonio Neri, Executive Vice President e General Manager, Enterprise Group di Hpe. “La sfida più grande è riuscire a processare i dati in real-time, sfida che può essere superata portando l’intelligenza ed il computing a livello di edge”.

L’IoT richiede un’enorme capacità di computing: “È un problema di Big data”, specifica Neri. “L’IoT richiederà sempre più elevati livelli prestazionali per il calcolo ed il processamento dei dati ‘ai bordi’ della rete di connettività per far sì che si possano innescare meccanismi decisionali e processi automatici dall’analisi in real-time dei dati che provengano dai vari device connessi, ‘trasportando’ all’interno dei sistemi dei data center solo le informazioni necessarie alle applicazioni”.

Ruota tutto intorno all’Intelligent Edge, come lo ha presentato il Ceo Meg Withman, approccio che trova in Aruba Networks [società che Hpe ha acquisito nel 2015 – ndr] la proposta tecnologica. Questi gli annunci presentati in anteprima alla stampa da Keerti Melkote, co-fondatore e Cto di Aruba Networks e Senior Vice President e General Manager Hpe:

  1. Hpe Mobile Virtual Network Enabler: piattaforma cloud-based che unifica tool di gestione di tutti i device che necessitano di connettività e servizi (all’interno della piattaforma vengono unificati i servizi offerti dai carrier di telecomunicazioni e dai service provider, permettendo agli utenti di controllare tutto – provisioning, configurazione, amministrazione, fatturazione… da un unico punto);
  2. Hpe Universal IoT Platform: suite per la gestione automatizzata dei sensori e dei device con funzionalità di asset/device management e supporto per le connessioni e l’interoperabilità machine-to-machine;
  3. Aruba ClearPass Universal Profiler: sistema che riconosce in automatico le tipologie di device connessi alla rete (wired o wireless) assegnando le priorità di accesso e condivisione delle risorse secondo determinate policy (sistema che consente di gestire le connessioni mitigando i rischi e migliorando le performance sia della rete sia dei singoli sensori e device connessi ad essa); tra gli annunci figurano poi le disponibilità di nuovi switches hardware sviluppati appositamente per essere impiegati in progetti IoT (Aruba 2540 Series).
Figura 1 – Le soluzioni IoT Intelligent Edge – fonte: Hpe

Per dare un’idea più chiara di come si sviluppa la proposta e l’ecosistema di IoT Intelligent Edge pensato da Hpe, basti pensare ai vari livelli tecnologici (figura 1):

  • alla base c’è l’infrastruttura It e di edge (Lan, Wi-fi e infrastrutture di Converged Edge System per il controllo e l’acquisizione dei dati);
  • al livello superiore vi sono le tecnologie Aruba Mobile Platform e la Universal IoT Platform;
  • ad un livello ancora più alto tutte le soluzioni applicative (sviluppate da partner tecnologici e commerciali di Hpe) specifiche per contesti IoT come Industry 4.0, Smart City, Connected Car, Smart Building…

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