IDC: è wireless il futuro digitale delle Pmi

Mobility e cloud rappresentano un binomio vincente per moltissime aziende che stanno affrontando intensi percorsi di digitalizzazione. Per le Pmi le opportunità sono evidenti ma ci sono ancora molti ostacoli da superare. Secondo Nolan Greene, Research Analyst, Network Infrastructure di Idc, la svolta sta nel protocollo 802.11ac, per una trasmissione dati wireless più veloce in grado di abilitare anche una gestione degli Access Point via cloud.

Pubblicato il 18 Apr 2016

La corsa alla digitalizzazione delle imprese in un certo senso può dirsi ‘democratica’ nella sua trasversalità di impatto giacché non vi è settore o tipologia di azienda che ne sia esclusa, nemmeno in termini di dimensioni. Se un tempo, in effetti, le Pmi ‘soffrivano’ un certo ritardo nell’accesso e adozione delle tecnologie, nell’ultimo decennio, complici mobility e cloud, la forbice del divario tra grandi e piccole realtà si è decisamente assottigliata. “In senso lato, possiamo dire che gli stessi fattori che hanno consentito la proliferazione dell'enterprise mobility nelle grandi aziende stanno oggi avendo un ruolo importante anche nelle Pmi”, fa per esempio notare Nolan Greene, Research Analyst, Network Infrastructure di Idc. “Le applicazioni basate su cloud pubblico promettono maggiori efficienze nelle operazioni quotidiane, i dipendenti all'interno dell'azienda vogliono utilizzare i propri dispositivi mobili per lavoro e le Pmi hanno ormai da tempo iniziato a vedere il potenziale che deriva dalla possibilità di coinvolgere i clienti tramite applicazioni mobili”.

Sfide aperte per le Pmi

Nolan Greene, Research Analyst, Network Infrastructure di Idc

Tuttavia, ammette lo stesso analista, le aziende di dimensioni più piccole vedono nella loro Agenda di Digital Transformation ancora qualche ‘ostacolo’ da superare. “Le Pmi di solito dispongono di meno risorse – economiche e di skill – e pertanto potrebbero avere qualche difficoltà nel riuscire a sfruttare appieno il valore di un'infrastruttura di enterprise mobility. Spesso queste aziende si ritrovano a dover accettare dei compromessi tra le notevoli opportunità che di fatto la tecnologia già oggi offre e le risorse effettivamente disponibili”, è la nota che Greene riporta nel white paper ‘Come le piccole e medie imprese di oggi possono sfruttare la mobilità’ dedicato nello specifico a questi temi.
Guardando poi all’utilizzo di applicazioni basate sul cloud, in mobilità, secondo la visione di Greene benché per una Pmi siano decisamente più i vantaggi che i rischi, l’efficacia di una simile scelta “dipende dall’affidabilità e dalle funzionalità dell’architettura tecnologica di gestione di riferimento che dev’essere senz’altro di classe ‘enterprise’, ossia garantire visibilità e management di tutti i dispositivi, delle applicazioni, dei dati e degli utenti con impostazioni di sicurezza e policy granulari”.
Molte soluzioni sul mercato oggi potrebbero essere usate con una certa efficacia anche all’interno di contesti aziendali più ridotti, “ma spesso risultano troppo complesse, costose e difficili da gestire, in particolare per le aziende che hanno poco personale It dedicato o che addirittura non ne dispongono affatto”, è l’analisi di Greene. “Per queste ragioni molte Pmi non vanno oltre l’installazione di una piattaforma di connessione wireless di base, spesso attraverso un'infrastruttura di fascia consumer”.

È sulla rete wireless gestita via cloud che si gioca la partita

Di fatto, ciò su cui invita a riflettere l’analista di Idc è la mancanza di soluzioni adeguate alle esigenze di gestione della mobilità nelle Pmi, scenario forse persino “aggravato dall’emergenza correlata allo standard 802.11ac nelle imprese più piccole”, scrive Greene [il più recente protocollo per la trasmissione dati su reti Wlan – Wireless Local Area Network che sfruttano la tecnologia wireless anziché una connessione cablata via cavo; il protocollo 802.11ac opera soltanto sulla banda a 5GHz, meno ‘congestionata’ e quindi con una superiore velocità di trasmissione, fino a raggiungere e superare la barriera di 1 Gbps come velocità di trasferimento, tipica delle connessioni Ethernet cablate – ndr]. Poter ‘distribuire’ una connessione Adsl attraverso apparati modem/router che supportano il protocollo 802.11ac, per una Pmi significa prima di tutto poter beneficiare di una velocità di trasmissione superiore rispetto ai sistemi basati su protocolli 802.11g e 802.11n (inadeguati ormai in termini di prestazioni in contesti di digital business ma ancora molto diffusi), in secondo luogo poter contare su maggiore affidabilità in particolare a supporto di servizi digitali che richiedono elevate performance, come per esempio l’accesso ad applicazioni mobile via cloud.
Negli ultimi 18 mesi si è fatto un gran parlare dei modelli di delivery basati sul cloud per il WiFi. Con una piattaforma di controllo e gestione Wlan su cloud pubblico o privato, un’azienda, o il relativo fornitore di servizi, può fornire e configurare gli Access Point centralmente, installandoli in loco con plug&play in pochissimo tempo; qualsiasi aggiornamento o risoluzione di eventuali problematiche può essere eseguito dalla cloud console. “Questo tipo di soluzione può soddisfare le esigenze di semplicità gestionale, ma alcune aziende preferiscono utilizzare il più tradizionale modello basato su controller”, osserva Greene. “Ciò ha portato a una maggiore prevalenza di architetture Wlan basate sia su controller fisici sia su controller cloud, le quali si collocano nel punto giusto tra le ‘piccole aziende e i professionisti privati’ e le grandi imprese”.
Ed è proprio attraverso queste architetture e lo sviluppo ulteriore del protocollo 802.11ac che le tecnologie pensate per offrire vantaggi alle grandi aziende riusciranno a produrre ‘a cascata’ effetti anche sulle Pmi. “Il protocollo 802.11ac diverrà sicuramente necessario, considerando la crescente domanda di mobilità, cloud, collaborazione e IoT”, analizza Greene. “Le soluzioni di connettività e trasmissione dovranno andare oltre gli Access Point wireless ma è inevitabile che per le Pmi la ‘Wave 2’ del protocollo comporterà alcune complicazioni in termini di spese di cablaggio e switching” [il protocollo 802.11ac si divide in Wave 1 e Wave2 che differiscono sostanzialmente per la velocità di trasmissione: i sistemi Wave 1 raggiungono una velocità di trasferimento dati di 1,3 Gbps; i sistemi Wave 2' portando la velocità di trasferimento ‘teorica’ fino a 6,8 Gbps – ndr].
La partita per la trasformazione digitale delle Pmi si gioca dunque sul protocollo 802.11ac Wave 2: “i fornitori di rete intelligente dovranno offrire una soluzione end‐to‐end che va dall’armadio di cablaggio al dispositivo dell’utente finale; in altre parole, serve un’offerta che deve comprendere soluzioni in grado di aiutare le Pmi a ‘sfruttare’ applicazioni wireless sui dispositivi mobili”, scrive Greene in chiusura.

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