Storage a blocchi. Storage a file. Storage ad oggetti. E da ultimo storage dedicato ai container, in particolare nella versione di applicazioni stateful. La difficoltà a gestire in modo il più possibile integrato, performante, sicuro e con un occhio ai costi ambienti storage così complessi ha portato negli ultimi anni a entrare fra le priorità di CIO e CEO il tema del Software-defined-storage (SDS). E fra i nomi dei vendor che offrono questa tecnologia ce n’è uno in una fase di particolare crescita in termini di notorietà e business: Datacore.
Nelle scorse settimane il top management della società, fondata nel 1998 e con sede centrale a Ft. Lauderdale, Florida (U.S.A.) è approdato a Milano (dove si trova il suo HQ nazionale) e Roma (dove dispone di una filiale), per incontrare i partner, attraverso i quali il vendor realizza la totalità del proprio fatturato. ZeroUno ha avuto la possibilità di incontrare Dave Zabrowski (CEO), Abhijit Dey (Chief Product Officer) e Rémy Bargoing (Country Manager Italy).
Una realtà di successo nel mondo e in Italia
Prima di entrare nel dettaglio delle novità più recenti in termini di visione e di offerta, forniamo un minimo di informazioni di base sull’azienda. E partiamo dal nostro paese con Bargoing. “Siamo presenti in Italia da più di sei anni – ha esordito – e abbiamo due distributori: Esprinet e Ready Informatica. Grazie a più di 150 system integrator certificati copriamo tutto il territorio nazionale, da Bolzano a Ragusa, e abbiamo 815 clienti finali. A questi si aggiungono più di mille altri clienti provenienti dai 24 service provider (SP) nostri partner. Fra i nostri partner tecnologici principali in Italia figurano Lenovo, Western Digital, Veeam e Commvault. I numeri? Nell’ultimo trimestre abbiamo superato del +170% il nostro obiettivo trimestrale, mentre la crescita anno su anno è stata del 90%. Una parte notevole di questi risultati sono dovuti al successo della transizione dalle vendite tradizionali alle subscription”.
Il buon momento – nonostante gli effetti della pandemia di Covid-19 sull’economia – di Datacore Italia, si inserisce anche in quello globale della software house multinazionale americana. Zabrowski ha esordito con una premessa: “Continueremo a investire in Italia, dove ci aspettiamo molto new business nei prossimi anni”. Quindi ha proseguito parlando dell’azienda. “Oggi Datacore è presente nelle principali metropoli del mondo. Abbiamo un cash flow positivo da ben dodici anni. I ricavi sono cresciuti a due cifre anche negli ultimi trimestri, nonostante la crisi sanitaria e in controtendenza rispetto a quanto avvenuto alla maggior parte dei nostri competitor. Il 74% delle nostre revenue sono ricorrenti, il che permette all’azienda di essere ‘predictable’”. Il gross net retention rate di Datacore è pari al 90%; il net retention rate che considera anche gli acquisti di nuovi prodotti, invece, è del 105%. La customer satisfaction è pari a 9,5/10 mentre la soddisfazione dei CEO è del 86%. “Questo significa che abbiamo un 14% di CEO insoddisfatti”, rileva con un sorrisetto Zabrowski.
Un posizionamento unico nell’abbattere i silos
Come spiega il top manager di Datacore, la crescita dell’azienda?
“Noi abbiamo un posizionamento unico sul mercato: siamo quelli che riducono i silos, le isole, storage, che si sono stratificate nelle aziende”, spiega il numero uno dell’azienda. “La nostra promessa – aggiunto – è liberare le aziende dai lock-in verso i software proprietari che gestiscono gli hardware storage degli storage vendor, che sono quasi tutti nati intorno a una delle tipologie di storage: blocchi, file e oggetti”.
Con la strategia One Vision, varata nel 2019, DataCore ha fatto il grande salto da fornitore di software per la virtualizzazione dello storage a quello di un portfolio integrato di soluzioni specifiche per tipologia di storage, agnostiche rispetto all’hardware storage e networking e integrabili con gli ambienti di virtualizzazione IT più diffusi. La più famosa di queste soluzioni, ancora ad oggi, è SANSymphony, per gestione centralizzata e l’automazione dei provisioning dello storage a blocchi implementato in ambienti SAN e HCI. Su questa si è poi aggiunta vFilO, una tecnologia per la virtualizzazione dello storage basato su file e oggetti distribuiti. Un grosso salto in avanti è avvenuto a gennaio 2021 con l’acquisizione di Carlingo e l’aggiunta, quindi, nel portfolio, di Swarm, una soluzione software-defined per la gestione di oggetti che tendono a scalare sempre di più per numero e dimensioni dei data-set. Fra i suoi utenti grandi media (soprattutto per lo streaming on demand), istituzioni che fanno ricerca e utilizzano High Performance Computing (HPC) e servizi sanitari. Strategica è stato anche l’ingresso, con un importante finanziamento, di Datacore in Mayadata, sviluppatore della soluzione open source di container-attached storage (CAS) OpenEBS, che permette di creare storage persistente locale direttamente sulle più diffuse piattaforme Kubernetes e a cui attingono le applicazioni stateful container-based.
Semplificare ai partner l’offerta di soluzioni
“Molte aziende, nel corso degli anni – ha detto Abhijit Dey nel suo intervento – hanno acquistato storage da molti vendor diversi. I clienti sono pieni di rack con hardware e software storage di marchi diversi”. Oggi il problema non è solo quello di gestire in modo semplice, performante sicuro e sostenibile queste complessità non solo in un singolo data center, ma utilizzando diverse infrastrutture on-premise, nel cloud e all’edge” ha aggiunto il Chief Product Officer di Datacore. “Oggi le aziende devono affrontare problemi come la compliance al GDPR o alla protezione dal ransomware. I clienti non chiedono prodotti ma soluzioni. Ci siamo chiesti come semplificare l’offerta di queste soluzioni ai nostri partner. Per questo motivo abbiamo creato una piattaforma software-defined. E abbiamo anche sviluppato Datacore Central [ancora in preview, ndr] che sarà un sito web in cui i partner potranno visualizzare i dati su tutti i loro tipi di storage dei loro clienti e da cui gestire tutte le nostre soluzioni”.