Impossibilitata dalle restrizioni alla libertà di movimento delle persone causate dalla pandemia di coronavirus, anche Infinidat ha convocato una conferenza stampa virtuale rivolta a un numero selezionato di giornalisti IT della regione EMEA. Del resto motivi validi per farlo ce n’erano, a partire dalla volontà del vendor di sottolineare i recenti successi di mercato dell’azienda israelo-americana fondata nel 2011 da Moshe Yanai, che nel 2019 ha raggiunto i 6 exabyte di capacità installata a livello globale.
In apertura del suo internet, Yanai ha affermato che “nei momenti di incertezza economica le aziende diventano più propense a cercare soluzioni che coniughino costi contenuti con performance e affidabilità. È in questi momenti che i price leader guadagnano quote di mercato a discapito dei premium brand. E questi guadagni tendono a conservarsi, perché lo storage è ‘sticky’ [tende a creare un legame forte tra cliente e fornitore, ndr]”.
Il confronto con lo storage All-Flash Array
Perché Yanai è convinto che in questo momento Infinidat si trova in un pole position per crescere ancora di più in questo periodo difficile per tutto il mondo?
Il CEO ha sintetizzato i quattro principali punti di forza del “sistema Infinidat”.
Il primo citato è stato il Total Cost of Ownership: “Il nostro TCO è il migliore nell’enterprise storage”. Quindi le performance: “Offriamo [qui il riferimento è al prodotto di bandiera InfiniBox, ndr] velocità superiori e latenze inferiori a quelle degli All-Flash Array [gli InfiniBox, infatti, si basano su moltissimi hard disk, gestiti da tre server Linux e un software, Neural Cache, che utilizza il machine learning e memorie DRAM. Il tutto consente anche un disaccoppiamento fra hardware e software ndr]”. Ecco poi l’affidabilità: “La nostra availability è imbattibile grazie a funzionalità quali InfiniRAID, InfiniSnap, Sync/Async Active-Active Replication”. A queste vanno aggiunte le funzionalità di backup ottenute integrando software di partner con la soluzione proprietaria InfiniGuard. Ultima ma non meno importante la scalabilità: la serie InfiniBox high-end (F63xx) può scalare da poche centinaia di terabyte a 10 petabyte in un singolo rack da 42U.
Dal Capex a un modello Opex simile ai public cloud
A favorire il go-to-market di tutto questo è un business model che permette acquisti di tipo Capex, misto Capex/Opex (il Capacity on Demand, o CoD, per cui si acquista un sistema con una capacità già utilizzabile e una compressa) e uno Opex: l’offerta emergente FLX. Quest’ultima opzione, che ricorda quella dei public cloud, prevede che l’utente di un InfiniBox possa crescere o decrescere la capacità utilizzata con un billing mensile. Infinidat si prende carico di tutti temi legati a performance e disponibilità, sia attraverso il self-healing idegli InfiniBox, che riducono del 98% le necessità di troubleshooting tramite processi di escalation, riducendoli a quelli che prevedono un supporto di tipo L3 (ingegneristico).