San Francisco – Appena ricevuta l’ “approvazione incondizionata” dalla Ue per l’acquisizione di Sun Microsystems (il 21 gennaio scorso), Oracle rompe gli indugi e, “in attesa di una simile approvazione da Cina e Russia per chiudere la transazione”, dedica una mezza giornata (da noi seguita in diretta Webcast) per dire finalmente al mercato cosa vuol fare: trasformare l’industria It. Uno slogan, certo, che però esprime un obiettivo ambizioso: riportare il mercato allo “one-stop shop”, rendendo obsoleta la strategia di approvvigionamento alternativa, quel “best of breed” fiorito al tramonto del “gold standard” Ibm Anni 60. Oracle si propone fornitore unico di una pila tecnologica (stack), a priori integrata e ottimizzata. E la leva è proprio la “sinergia” fra software di Oracle e hardware di Sun (valorizzato a pieno). Il tutto per insidiare l’unico altro fornitore (salvo l’appena costituito “cartello” Hp-Microsoft, vedi articolo) fin qui in grado di proporre una relazione unica: quella Ibm alla quale Larry Ellison, Ceo di Oracle, seduto oggi sulla sua sedia in mezzo al palco, ha rinnovato la sfida: “Ci siamo per vincere, Ibm. Vogliamo competere con te nell’hardware”.
Il modello sistemico di innovazione e delivery
Acquisendo Sun, dice Charles Phillips (nella foto a sinistra),
President, Oracle, “abbiamo puntato a proporre al mercato un modo migliore con cui comprare, operare e gestire i sistemi di business, offrendo il sistema completo”. Con evidenti vantaggi, la maggior parte dei quali risiedono nel modello di forte integrazione spinto da Oracle e forse un po’ temuto dagli utenti che, al di là dei vantaggi indubbi sul fronte prestazionale ed economico, si trovano presi nell’universo Oracle. Di fatto, “Sistemi pre ingegnarizzati ed integrati in fabbrica surclassano l’integrazione presso il cliente, un labour intensive da realizzare e mantenere. La logica è quella del sistema completo su piattaforma aperta, che Oracle/Sun è oggi l’unica azienda in grado di controllare e ottimizzare secondo un modello esteso a sette strati (application to storage)” dice Phillips, rispetto all’application to database della sola Oracle (vedi figura 1).
Figura 1 – L’offerta Oracle: un sistema completo su piattaforma aperta.
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Il tutto verrà testato, certificato, impacchettato “assieme”, prima di venir rilasciato. Upgrade e patch saranno distribuite automaticamente con uno strumento di management unico per hardware e software (fusione di Enterprise Manager Oracle e Ops Center di Sun). Benefici prevedibili per il cliente? Innovazione più veloce (specie nell’integrazione fra strati), migliori performance, affidabilità, sicurezza, minor time to market, soprattutto minor rischio nel change management. I tempi della roadmap di integrazione? Una prima tranche di prodotti a tre-sei mesi. Una seconda a 12-14 mesi. E i costi per Oracle? La Ricerca e Sviluppo salirà a 4,3 miliardi di dollari (anno fiscale 2011), “quasi il triplodi quanto speso nel 2005, il primo intero anno del dopo acquisizione Peoplesoft” (vedi figura 2).
Figura 2 – La Ricerca & Sviluppo salirà a 4,3 miliardi di dollari (anno fiscale 2011)
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Come verrà spesa questa montagna di denaro? “Ri-vitalizzeremo gli asset chiave di Sun: Sparc, Solaris e Java, restituendo loro la credibilità che come tecnologie superiori meritano”, è l’enunciato di Phillips, che sottolinea, post acquisizione, una relazione più strategica con il cliente: “ci saranno con i grandi clienti relazioni dirette e di alto livello (rispetto al modello indiretto di Sun); un modello di specializzazione per componente (rappresentanti server, storage e tape); piani di compensazione (ai livelli più alti dell’industria) basati sui margini realizzati; e – messaggio di fondo – la ricerca di duemila professionisti vendite da assumere”.
Integrazione e posizionamento dell’hardware Sun
John Fowler, Executive VP, Hardware Engineering, ha ricordato nel suo speech che Sun, con server, storage, network e sistema operativo Solaris è da sempre leader nelle infrastrutture di applicazioni mission critical (primi 10 istituti bancari e prime 10 Telco globali); e che Sun Solaris con Sparc è il server n.1 della base installata di Oracle DB. Di qui l’obiettivo per l’hardware: “Rendere i prodotti Sun la piattaforma preferita per clienti It focalizzati su performance di lungo termine”. Un primo risultato è gia la Sun/Oracle Database Machine” (alias Exadata V2, vedi ZeroUno 11/2009), una “appliance” preconfigurata e sistemicamente ottimizzata per il performing delle queries di Business Intelligence. Con un lavoro di team interdisciplinare (Business Intelligence, Database, Link, Storage) che ha portato alla scelta di link Infiniband e a un ridisegno della logica delle queries che minimizzi gli scambi di dati con lo storage, le performance sono migliorate da 10 a 15 volte.
Applications ultra performanti
Lo stack completo abiliterà una strategia di portafoglio Applicazioni Business ultra performanti, dice Thomas Kurian, Executive VP, Software. Verranno sfruttati a tutto campo anche processori, sistemi, storage e networking dall’integrazione sistemica, per ottimizzare performance applicative, availability e scalabilità, minimizzare il Tco e automatizzare il System Management. Ma per non spaventare troppo gli utenti, Kurian precisa che “strategia dell’ottimizzazione sistemica non significa mettere in soffitta la politica di componenti Best of breed”. Il top manager sottolinea puntigliosamente la lista di “componenti in cui Oracle è il n.1”: Oracle Db (Oltp, Data Warehousing, Embedded Db); Weblogic (Middleware); Siebel (Crm); Peoplesoft (Human Capital Management); Hyperion (Enterprise Performance Management). Si può anche scegliere i singoli pezzi. E Sun porta in dote altri primati: Solaris (sistema operativo per Unix high-end), Sun Solaris (Server per Oracle Db); Enterprise Tape Storage; e Java come Linguaggio di sviluppo (usato al 61% da oltre 9 milioni di sviluppatori, seguito da C/C++, al 49% da 7 milioni e poi da Xml e C#).
Continuità negli investimenti Java e coesistenza con Open Source
“Siamo impegnati ad investire nella comunità Java; tutte le nostre applicazioni di nuova generazione sono scritte in Java; vogliamo che terze parti e Isv lo usino: JavaOne goes global” aveva premesso Phillips. Non sorprende quindi il rinnovo del “più ampio commitment agli standard (da Enterprise Java Beans ai tool di sviluppo in Eclipse)”. Semmai qualche dubbio il mercato continua ad averlo rispetto al fatto che Oracle possa abbracciare solo tatticamente la leadership Open Source di Sun. Tenta di rassicurare l’intervento di Edward Screven, Chief Corporate Architect: “Oracle eredita in pieno la OpenOffice Strategy e continuerà a sviluppare, promuovere e supportare MySql”. Per ora non poteva dire diversamente.
Il commento di Ellison
E tocca, da prassi, a Ellison chiudere l’evento e dare una risposta alle aspettative della platea. Dice: “C’è voluto un po’, ma ora Oracle e Sun sono un’azienda sola. Sun porta un’impareggiabile dote di ingegneria e di innovazione: il favoloso Sparc; il miglior sistema operativo per Unix high-end, Solaris; lo standard Java; un database molto popolare che non è in competizione ad Oracle, ma gli è complementare, MySql. Saremo molto competitivi fornendo sistemi completi ai nostri clienti. Produrremo sistemi fault tolerant, sicuri, molto più performanti, “cost efficient”, facili da usare. Con una integrazione verticale che non poteva venire da componenti singolarmente ottimizzati. Nei prossimi mesi annunceremo altri prodotti che integrano il nostro software con l’hardware e il software di Sun, come i due esempi della Sun/Oracle Database machine e l’Oracle Db su storage flash. Ma sia chiaro che presidiamo entrambi i business: quello dei componenti Best of breed, che occupiamo da lungo tempo, e ora il business del sistema completo ed integrato. Ci saranno più del doppio di specialisti a vendere e a supportare sistemi Sparc/Solaris di quanti ne abbia Sun adesso. Chi ha un buon curriculum si faccia avanti, cerchiamo i migliori”.