Per Kuwait Petroleum Italia (Q8), secondo operatore del settore petrolifero italiano, il Software Defined Data Center si prospetta come opzione ottimale per l’efficienza dei sistemi informativi, da traguardare attraverso una roadmap oculata e graduale di virtualizzazione delle componenti server, desktop, storage e di rete.
“Nel 2007 – racconta Simone Rischia, It Operations Manager della società – abbiamo avviato la virtualizzazione dei server e nel 2011 delle postazioni di lavoro (attualmente il 95% dei circa 1.200 client aziendali è virtuale). Tra i principali benefici ottenuti, grazie all’attività di consolidamento dei due data center di Roma e Napoli, il processo di Disaster Recovery, prima affidato in outsourcing, è stato semplificato e oggi viene gestito internamente con vantaggi in termini di savings (l’ambiente produttivo del data center romano viene replicato nella struttura partenopea, dedicata alle operazioni di Sviluppo e Test, con un Recovery Time Objective di 8-9 ore lavorative). La virtualizzazione dei desktop ha portato, invece, all’accelerazione delle attività di Help Desk e delivery applicativa”.
Virtualizzare lo storage per migliori performance
A seguire, la società ha deciso di intraprendere un progetto di refresh tecnologico e virtualizzazione anche in ambito storage: in partnership con Sinergy, i sistemi NetApp esistenti sono stati sostituiti con le soluzioni di nuova generazione del vendor (due coppie HA, FAS8060 e FAS8040 a Roma ed altrettante a Napoli, quindi un FAS8060 e ricondizionando, inoltre, un sistema precedente, un FAS3270), che beneficiano della forte integrazione con le tecnologie VMware. In particolare, è stata implementata la piattaforma unificata NetApp Clustered Data Ontap che fornisce elevata scalabilità, poiché consente migrazioni senza tempi di inattività associati all’esportazione e importazione di dati delle macchine virtuali.
“Stava scadendo il contratto triennale in essere per la manutenzione del parco storage – spiega Rischia -: è stata questa l’occasione per pensare al ridisegno dell’infrastruttura verso modelli più flessibili. Il progetto si è sviluppato tra maggio e novembre 2015, richiedendo una pianificazione accurata che è durata circa un paio di mesi. Abbiamo stilato un business case su una finestra temporale di tre anni per verificare costi e ritorni dell’iniziativa; quindi è stata definita una progettazione di dettaglio per stimare l’aumento delle performance per le componenti sia storage sia, di conseguenza, applicative. Con il supporto del partner Sinergy, abbiamo effettuato una serie significativa di simulazioni, che sono servite per preparare al meglio la fase di implementazione: il rinnovamento tecnologico; toccare l’infrastruttura storage sottostante, avrebbe infatti avuto ripercussioni importanti sull’intero parco applicativo”. Complessivamente l’implementazione ha richiesto quasi 70 fermi di produzione, preventivati, in circa 6 mesi: “I tempi di inattività sono stati sempre rispettati – afferma Rischia -, senza incontrare particolari criticità o problemi tecnici: un ottimo risultato, raggiunto con il supporto di Sinergy, soprattutto se si considera che i fermi sono stati programmati con così largo anticipo”.
I benefici attesi dal processo di virtualizzazione storage riguardano l’aumento delle performance dei sistemi e la riduzione dei fermi applicativi in caso di operazioni di manutenzione o introduzione di nuove componenti / applicazioni.
“Nello scenario dei tre anni – dichiara Rischia – il costo per il rinnovo del contratto di manutenzione dello storage era equipollente all’investimento per il ridisegno infrastrutturale. Grazie alla virtualizzazione, però, è stata aumentata la capacità di scalare o manutenere l’architettura storage senza necessità di fermi (basterà spostare le applicazioni dal nodo inattivo a uno attivo); inoltre, la disponibilità di spazio storage è cresciuta del 20% a parità di costi, con un miglioramento significativo delle prestazioni in termini di riduzione della latenza e aumento della disponibilità”.
Strategicità del progetto e sviluppi futuri
I vantaggi della virtualizzazione sia dal punto di vista tecnologico sia in termini di business sono dunque evidenti. Ma, come evidenzia l’It Operations Manager di Q8 Italia, iniziative di questo tipo, proprio per via degli impatti che hanno sui processi aziendali e sulla continuità operativa, risultano critici e devono incontrare il sostegno del top management.
“Si è trattato di un progetto altamente strategico – dice Rischia -, sottoposto all’approvazione da parte della corporation. Visto l’impatto sui fermi applicativi, l’attenzione riposta in fase di progettazione si è concentrata sulla necessità di ritardare il meno possibile gli altri progetti in corso. La pianificazione è stata fondamentale sia per rassicurare il business, preoccupato per i possibili rallentamenti nella delivery dei servizi, sia per tranquillizzare il team It, che avrebbe potuto così organizzare le attività e i flussi di lavoro delle altre iniziative”.
Concluso il refreshment tecnologico del parco storage, oggi Q8 Italia sta ragionando sui possibili sviluppi dell’infrastruttura informativa aziendale in ottica Software Defined Data Center con la virtualizzazione infine della componente di networking, ma l’interesse va anche in direzione del modello ibrido. “Sono in programma dei Proof of Concept per testare repliche in ambiente di Disaster Recovery in modalità cloud, sempre con tecnologia NetApp – ha sottolineato Rischia -. Vorremmo arrivare a costruire un ambiente hybrid che ci permetta di ottenere la flessibilità necessaria per gestire picchi di lavoro o ambienti provvisori per nuovi progetti. L’obiettivo è portare l’infrastruttura di Software Defined Data Center realizzata ad essere un portale di servizi, con un sistema di orchestrazione che permette di gestire diversi hypervisor e fare provisioning verso diversi ambienti”. Altri progetti sperimentali riguardano più avanzate tecnologie di mirroring dei dati e per la gestione centralizzata dello storage nei punti vendita distribuiti sul territorio.