È Rios, Rete Italiana Open Source, tecnicamente una “rete di imprese” nata quasi un anno fa su iniziativa di Marco Ciarletti, consulente Ict e Business Analyst con oltre 20 anni di esperienza, Flavia Marzano, consulente per l’innovazione nella Pubblica Amministrazione e Carlo Vaccari, specialista di tecnologie opne source. Fino a poco tempo fa i software liberi erano considerati, soprattutto in Italia, strumenti da specialisti, in grado di funzionare fintanto che chi li ha implementati lavora ancora in azienda o ha tempo di occuparsene. Sempre più imprese e pubbliche amministrazioni, invece, oggi decidono di adottare in un ottica “strategica” queste soluzioni, ma chiedono le stesse garanzie di supporto offerte
dai software proprietari. “Le associazioni italiane che si occupano di open source – spiega Ciarletti, che di Rios è cluster manager – hanno più che altro una funzione di supporto ai singoli utenti e privilegiano l’aspetto sociale ed etico dell’open source. Un anno fa ci siamo resi conto che mancava un’entità in grado di rispondere in modo professionale alle esigenze di chi intende rivolgersi ai software open source per realizzare sistemi enterprise che devono essere sicuri e affidabili”.
Circa un anno fa, quindi, i promotori di Rios hanno invitato circa 150 società sviluppatrici di software e system integrator open source, ad aderire a un ecosistema in grado di mettere a fattor comune le rispettive esperienze in ambiti diversi a livello di stack tecnologico, applicazioni e mercati verticali. Fino a questo momento sono entrati a far parte di Rios sette aziende: Elabor, Smc, Lynx, Binario Etico, Geobeyond, Sourcesense, Nois3lab. Alcune di queste realtà hanno dieci o venti anni di storia alle spalle. Grazie alla complementarietà delle specializzazioni di questi operatori, Rios è in grado oggi di soddisfare diversi tipi di esigenze e qualsiasi settore verticale.
La rete, inoltre, ha sviluppato rapporti molto stretti con i principali vendor open source, fra i quali spiccano nomi come Red Hat, Alfresco o Liferay. “Sono tutti – puntualizza Ciarletti – vendor che figurano negli spazi riservati ai leader nei magic quadrant degli analisti. Chi si rivolge alla nostra rete può ottenere dai software liberi le stesse funzionalità e gli stessi livelli di servizio che si esigono dal mondo proprietario. Anche un’azienda che basa il proprio business su una soluzione di e-commerce o intranet open source non può tollerare fermi di sistema”. Di qui la necessità che i responsabili dell’esercizio dei sistemi It, per i quali i servizi di supporto dei vendor proprietari hanno sempre rappresentato un elemento irrinunciabile, possano dormire sonni tranquilli anche se adottano una piattaforma open source. “Grazie al nostro contributo – conclude Ciarletti – aziende e pubbliche amministrazioni possono adottare in tutta sicurezza il software aperto e trarre vantaggio dalle sue caratteristiche peculiari”.