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Server “pochi ma buoni”: arriva il computing iper-eterogeneo

In futuro non si spediranno tanti server come ora, ma saranno “pezzi” più preziosi, altamente configurati, performanti e ricchi di silicio. I ricavi sono quindi destinati ad aumentare e non sarà merito solo dell’AI: il nuovo fenomeno prende il nome di “hyper heterogeneous computing”

Pubblicato il 22 Dic 2023

Immagine di SeventyFour su Shutterstock

Con il fervente “traffico” di dati che si registra in crescendo mese dopo mese, i data center e tutto il mercato che ci gira attorno, quello dei server in primis, può dormire sonni tranquilli. Meglio tenere gli occhi aperti per catturare nuove tendenze in arrivo. È vero che l’esigenza di raccogliere e gestire i dati continuerà a presentarsi, ma con mutevoli richieste ad hoc che sarà importante saper soddisfare. L’intelligenza artificiale è l’esempio più eclatante di questo scenario, ma non è l’unico.

Sempre più silicio per server altamente configurati

Previsioni precise e di ampio respiro sono quelle contenute nel nuovo report di Omdia “Cloud and Data Center Market Update”. Se l’AI ha fatto diminuire il numero di sistemi, ma ha fatto aumentare i ricavi “pretendendoli” altamente configurati e più costosi, altri fenomeni tech stanno impattando quasi altrettanto fortemente sul mercato dei server. Per tutto il 2023 si verificherà un calo del 17-20% delle spedizioni, in coincidenza con una crescita del fatturato pari al 6-8%.

Per descrivere il fenomeno che sta innescando questa dinamica con maggior dettaglio, smettendola di imputare ogni nuovo trend alla solita pervasiva tecnologia, nel report si introduce il termine “hyper heterogeneous computing”. Serve a descrivere l’emergere di nuovi server, sempre più configurati con co-processori per ottimizzare le prestazioni di applicazioni specifiche.

Si parte con quelli dotati di acceleratori AI, i più popolari, adatti all’addestramento di modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), ma stanno prendendo piede anche quelli destinati alla transcodifica video. Si tratta di sistemi di elaborazione dotati di 12 Meta Scalable Video Processors personalizzati, sistemi con un contenuto di silicio in continua crescita.

Secondo Omdia, solo considerando questi due trend, si può immaginare che CPU e co-processori rappresenteranno il 30% della spesa per i data center entro il 2027, rispetto a meno del 20% nel decennio precedente. Un destino simile sarà però anche quello dei database e dei servizi web.

GPU, alimentazione e raffreddamento: il futuro dei server spazia

Sempre entro il 2027, la spesa complessiva per i data center crescerà del 10% anno su anno, fino a raggiungere i 468,4 miliardi di dollari. Nel report si dettaglia questa previsione, con focus sulle maggiori tecnologie che lo traineranno.

Per primi, ci sono i server GPU che vanno a ruba tra i provider di cloud hyperscale. Questi giganti stanno cannibalizzando l’offerta, tanto che non rimane molto per il resto del mercato, anche se altrettanto desideroso di crescere.

La diffusione di server altamente configurati spingerà considerevolmente anche il mercato dell’alimentazione dei data center e del loro raffreddamento.

Nel primo caso, già si registra un aumento del 17% dei ricavi nel primo semestre 2023 rispetto all’anno precedente, con un +7% per la spesa per i kit UPS. Sarà però il mercato dei sistemi per il raffreddamento a liquido che registrerà il record assoluto di crescita: già quest’anno la spesa per i sistemi a liquido direct-to-chip aumenterà dell’80%.

Man mano anche altre tipologie di infrastrutture sono destinate a veder esplodere il proprio mercato, per lo meno se sapranno guardare al nuovo trend dell’hyper heterogeneous computing con proattività e reattività. Il prossimo a mostrare dati particolarmente positivi potrebbe essere il mercato dei moduli prefabbricati per data center, funzionali per un rapido raggiungimento di alte capacità di alimentazione. Secondo Omdia, alcuni fornitori hanno registrato un raddoppio della domanda già quest’anno. Un segnale da saper cogliere e, possibilmente, sfruttare.

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