Hp ha presentato l’anteprima di The Machine, l’architettura di computing che secondo il Ceo della società Meg Whitman cambierà radicalmente il modo di costruire sistemi e dispositivi, dai server ai pc fino agli smartphone, rappresentando un continuum tra le diverse tecnologie hardware.
Dagli Hp Labs al palco di Las Vegas, il progetto viene presentato come la risposta alla sfida dei big data: l’esplosione delle informazioni complica le operazioni di gestione e archiviazione, facendo salire esponenzialmente i costi e i consumi energetici. In questo senso, i benefici di The Machine dichiarati dal Cto della società, Martin Fink, sono significativi: oneri di gestione dell’It ridotti del 77%, risparmio di spazio pari all’80%, consumo di energia abbassato dell’89%.
Ma in cosa consiste la nuova architettura? L’idea alla base è coniugare un gruppo di core specializzati (addio processori general purpose!) con un pool di memorie costruite ad hoc (i memristor, una tecnologia storage in grado di abilitare un’archiviazione ad alta velocità a costi ridotti). I collegamenti sono garantiti da reti fotoniche (quindi dalla luce e non dai fili di rame) in grado di accelerare notevolmente il trasferimento dei dati. Il progetto, infine, prevede lo sviluppo di un sistema operativo basato su Linux che permette il funzionamento dell’intero sistema.
La roadmap di sviluppo è oggi allo stadio prototipale: il via per le sperimentazioni è fissato al 2015, mentre il lancio dei Dimm (moduli lineari di memoria a doppia faccia) basati sui memristor avverrà l’anno successivo; nel 2017 vedranno finalmente la luce le prime soluzioni costruite sulla nuova architettura (a partire dai server software-defined Moonshot), che saranno prodotte su scala commerciale a partire dal 2018.